Il Quartiere Umbertino: la storia
di Cooperativa Sociale Mondo Aperto
Il quartiere Umberto I (o quartiere umbertino) è un quartiere operaio che nasce e cresce alla Spezia di pari passo alla costruzione dell’Arsenale militare, quando la città ha bisogno di creare in poco tempo nuovi alloggi per tutti i lavoratori e le maestranze necessarie ai lavori.
Per risolvere il problema del sovraffollamento e delle precarie condizioni di vita dei numerosi lavoratori arrivati in città (problematiche che culminano nell’epidemia di colera del 1884) si procede speditamente alla costruzione dei palazzi-dormitorio che ancora oggi caratterizzano il quartiere.
Viene inaugurato nel 1889 del Re d’Italia Umberto I, da cui prende il nome.
Lo Stato, a cui apparteneva l’intero quartiere, era un padrone di casa tollerante: il canone era basso ma per ottenere una dimora le regole da seguire erano precise: si doveva lavorare in arsenale, avere residenza fuori città e un certo numero di figli.
I lavoratori dell’arsenale erano vari: dai trapanatori, agli operai pirotecnici addetti al torpediniere, i battimazza, i bilancieri, i fabbri, i ramieri, gli incisori, i coloratori e i maestri d’ascia (un mestiere di tradizione spezzina). La vita dei primi abitanti del quartiere era una ed unica: tutti facevano le solite cose e avevano le medesime preoccupazioni.
Nell’Ottocento, l’Umbertino, era già un quartiere cosmopolita, un po’ come adesso. Venivano persone da tutta Italia e dagli Stati limitrofi e, almeno all’inizio, si parlavano molte lingue spesso incomprensibili. Poi gli abitanti iniziarono a cercare di parlare il dialetto spezzino per integrarsi.
La natura cosmopolita e multiculturale del quartiere più popolare della città si accentua negli anni a cavallo fra il 1985 e il 2005 quando arrivano nuovi immigrati (dominicani, ecuadoregni e marocchini). Da principio sono in maggioranza donne che riescono a trovare lavoro principalmente nel campo dei servizi alla persona e a stabilirsi nel quartiere. Negli anni successivi, tra gli anni 2004-2007, però, probabilmente per un processo di ricongiungimento familiare, la popolazione maschile straniera aumenta.
Il contrasto fra i vecchi abitanti e quelli che sono subentrati è palesato nella gestione dello spazio del quartiere, che sembra essere diviso in zone corrispondenti ad ogni gruppo etnico. Inoltre, problema peculiare del centro del quartiere è lo spaccio di stupefacenti, che viene visto, soprattutto dagli anziani, deleterio e pericoloso, tanto da far definire la piazza come “invivibile”.
Questo cambiamento ha dato vita ad un periodo di degrado sociale e urbano al quale il Comune ha cercato di porre rimedio con progetti di riqualificazione così come richiesto dagli abitanti e dalle diverse organizzazioni operanti nel quartiere.
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