Empowerment informale

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“Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio” recita un proverbio africano, affermazione più che condivisibile che sottolinea come, per prendersi cura ed educare i bambini, sia necessaria una grande pluralità di soggetti diversi che interagiscono e collaborano insieme.
Purtroppo, con il passaggio alla famiglia nucleare, in Italia questa concezione sta svanendo, lasciando il posto a una concezione moderna in cui solo i genitori hanno il compito di educare i figli.
Il progetto Umberto I sta cercando di ridare legittimità a questa concezione attraverso la creazione di una rete di associazioni, cooperative, enti che si sentono responsabilizzate riguardo alla formazione e all’educazione dei giovani del quartiere e che si possano occupare – ognuno nel suo campo – di dare il proprio contributo.
Questo come?
Attraverso una serie di incontri aperti alla cittadinanza che stimolino il dialogo e permettano alle varie realtà territoriali di conoscersi reciprocamente, promuovendo i servizi e i progetti attivi sul territorio, tutto in funzione di una maggior coesione sociale e partecipazione alla vita cittadina.
Sono già stati fatti alcuni incontri con realtà territoriali diverse tra loro: cittadini italiani residenti da lungo tempo nel quartiere, cittadini dominicani residenti nel quartiere, catechisti della Chiesa di Nostra Signora della Salute di piazza Brin.
Durante questi incontri sono state condivise alcune nozioni apprese durante il percorso di formazione in un’ottica di moltiplicazione delle competenze acquisite. Questi incontri sono stati essenziali per la creazione di un clima di fiducia tra le parti, lo scambio di informazioni essenziali e la responsabilizzazione di tutta la comunità nei processi educativi della stessa. Questo permetterà di rivalutare il quartiere, mettere al centro i giovani e gli abitanti e creare relazioni interculturali e nuovi legami comunitari.
Sono in programma anche numerosi altri incontri, tra cui uno con il Dirigente e tutti gli insegnanti del CPIA della Spezia, uno con i catechisti dell’Oratorio Don Bosco, uno al centro anziani, uno con la comunità musulmana che si raduna intorno alla moschea di quartiere.
Le persone che da questi incontri risulteranno essere più attive e desiderose di contribuire al successo della comunità educante avranno il ruolo di “sensori di comunità” in grado di intercettare e segnalare allo staff di progetto situazioni di bisogno di minori e famiglie.
Tra loro e gli altri partner verrà attivata una messa rete attraverso la sottoscrizione di un patto educativo di comunità.

   

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