povertà educativa tra minori stranieri
di fondazionecaritassenigallia
Nell’annuale Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes del 2024, che analizza e rielabora le informazioni sul fenomeno migratorio in Italia, scopriamo dati interessanti sul tema scuola e giovani stranieri che vivono nel nostro Paese. Temi da approfondire per Fondazione Caritas Senigallia che grazie a Terre educanti e CIB (Con I Bambini) lavora per il contrasto della povertà educativa minorile nei Comuni del territorio.
Il numero degli alunni e delle alunne con cittadinanza non italiana si avvicina ai 915.000, rappresentando quasi l’11,2% del totale della popolazione scolastica. Negli ultimi tempi è cresciuto il numero di bambini e ragazzi non accompagnati e rifugiati. La complessità di queste presenze fa emergere nuovi bisogni e pone nuove domande al sistema scolastico e formativo. In questi anni infatti la scuola ha fatto passi avanti sui temi dell’accoglienza e dell’integrazione, tuttavia divari e criticità permangono ancora, anche per gli studenti e le studentesse provenienti da contesti migratori ma nati e cresciuti in Italia (il 64,5% sul totale degli alunni e delle alunne con cittadinanza non italiana, dato in progressivo aumento).
Tra le principali difficoltà si segnalano la ridotta frequenza della scuola dell’infanzia da parte dei figli di immigrati, in particolare se provenienti da Asia e Africa; il ritardo scolastico, a causa di un tardivo inserimento iniziale e a ripetenze; la difficoltà nel completamento e nel proseguimento degli studi; l’abbandono scolastico, in particolare dopo la scuola secondaria di primo grado. In molti casi, disturbi dell’apprendimento vengono certificati e medicalizzati, e sono in aumento: spesso gli alunni stranieri vengono “certificati” poiché difficoltà normali di apprendimento linguistico o difficoltà di orientamento da parte di un nuovo arrivato, proveniente da famiglie e tradizioni diverse, sono etichettate con diagnosi “scientifiche”. È importante promuovere e adottare misure comuni e condivise di accoglienza e integrazione nel maggior numero di scuole al fine di evitare discrezionalità e disparità da scuola a scuola e da città a città.
Da un’analisi dei libri di testo in uso nel sistema scolastico italiano emerge che il ruolo della scuola e dei processi di scolarizzazione nell’integrazione della popolazione straniera risulta marginale. Allo stesso tempo, è completamente assente un discorso sui minori non accompagnati e sulle protezioni che la normativa internazionale e la legge italiana riserva loro, nonostante sia un fenomeno di ampia portata. In generale, si parla poco delle difficoltà incontrate dalle persone migranti nei Paesi di destinazione, non trovano spazio le azioni della Chiesa cattolica, di altre istituzioni religiose e di associazioni della società civile nel sostegno alla popolazione immigrata e ai processi di integrazione sul territorio, così come non compaiono in alcun modo migranti in situazioni legate alla religiosità.
Nel 2024 è stata lanciata una nuova indagine sui doposcuola diocesani nella sfida post-pandemica, che ha coinvolto Caritas e Migrantes sul territorio, al fine di verificare l’impatto delle azioni attuate dagli operatori diocesani: sono proseguite anche dopo la pandemia? sono state avviate azioni supplementari di supporto alla didattica in favore di alunni e alunne stranieri? quali eventuali nuovi bisogni/fragilità sono emersi dalla fine della pandemia a oggi? È emerso che l’impatto dei doposcuola diocesani nel supporto alla didattica dei minori stranieri è stato pressoché mantenuto e nel 36% dei casi persino ampliato, sia nella tipologia dei destinatari (giovani con un’età media più elevata e maggiore partecipazione delle ragazze), sia per il tipo di supporto offerto.
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