Laboratorio di “Genitorialità positiva”: la storia di Carola.
di comunicazione
Carola (nome di fantasia) è la mamma di S., un bambino di 7 anni descritto dalle insegnanti come molto irruento.
Stefano è intelligente e ha una vivace curiosità per le cose del mondo che incontra, tuttavia sembra che fatichi a stare nelle regole e questo atteggiamento è vissuto dalle insegnanti con esasperazione, con fatica dalla mamma.
Carola racconta che ogni colloquio con la scuola è diventato frustrante e faticoso per lei che vive con rabbia questa fase della crescita di Stefano perché sembra quasi che loro siano inefficaci e che le insegnanti non guardino minimamente i salti mortali che i genitori fanno per riuscire a gestire le intemperanze del bambino. Carola ha dovuto lasciare il lavoro ed il marito ha accettato un implemento del suo impegno; così facendo la mamma è diventata il riferimento centrale, occupandosi del piccolo in modo totalizzante e per questo sente anche la totale responsabilità del percorso di crescita del bambino.
La prima questione che emerge con le donne che hanno partecipato a questo gruppo è la difficoltà nella gestione delle emozioni dei bambini e delle proprie. Tutte le madri vivono con senso di colpa la propria tendenza, per stanchezza o saturazione emotiva, a perdere la pazienza e alzare la voce, creando escalation anche nei figli.
Il lavoro del gruppo si è concentrato sul tentativo di spostare il focus dal “bambino difficile” ai bisogni del bambino e alla sua fisiologia, dal bambino che sfida al bambino in difficoltà egli stesso.
“Non è semplice guardare le cose con gli occhi del bambino” dice Carola.
Già dal secondo incontro però C. ringrazia il gruppo per il supporto e perché ha la sensazione di non essere più sola in questo difficile percorso.
Carola sembra aver accolto la propria fragilità e la possibilità che sbagliare faccia parte del percorso stesso: i genitori non sono né supereroi né sagome perfette.
Un altro risultato molto importante è quello di aver aperto un canale comunicativo più onesto, emotivo e privo di giudizio con il partner, chiedere aiuto e manifestare le difficoltà l’ha aiutata a sentirsi parte di una famiglia e non traino solitario.
La testimonianza dell’operatrice è frutto di osservazione e interventi durante i laboratori di “genitorialità positiva” dedicati ai genitori.
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