Skill4life – Marco Buttu incontra gli studenti

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Il viaggio di Skillellé si fa occasione di esplorazione estrema: per l’ultimo appuntamento di Skill4life del 2019 serve essere autenticamente pronti al mondo, e immaginare l’immersione in un’esperienza situata ai limiti di ciò che è comunemente definito umano. L’Associazione Malik torna nelle aule scolastiche del Liceo Eleonora d’Arborea, anche con gli studenti dell’Istituto Euclide di Cagliari, sabato 16 dicembre alle ore 11.30, e lo fa dando voce all’esperienza straordinaria – in quanto davvero fuori dall’ordinario – del ricercatore all’Istituto Nazionale di Astrofisica Marco Buttu, raccolta nelle pagine del libro di recente pubblicazione MARTE BIANCO. Nel cuore dell’Antartide. Un anno ai confini della vita (Edizioni LSWR, 2019). Ingegnere elettrotecnico, già responsabile del software di controllo del Sardinia Radio Telescope, il più grande radiotelescopio d’Italia, Marco Buttu nasce nel paese di Gavoi, nelle Barbagie di Sardegna, e approda a poco più di 40 anni sul promontorio Dome-C dell’Altopiano Antartico. Due punti così distanti nello spazio e così lontani nelle condizioni di vita, che segnarli con la punta di una matita su un planisfero forse come nient’altro serve a sintetizzare simbolicamente il percorso di una vita, la determinazione delle scelte compiute, le capacità personali affinate e le competenze faticosamente acquisite. Di tutto questo Marco Buttu è speciale testimone, e ancora è esempio di una rara sensibilità rivolta all’ascolto di sé e del mondo circostante, anche quando il mondo di cui si dice è un deserto buio privo di vita.
I numeri non raccontano che la fredda ossatura di un’esperienza. Tuttavia i numeri possono talvolta, meglio di parole che faticosamente descrivono, restituire l’autenticità di un luogo e del tempo vissuto in quel luogo. Tredici (13) i mesi trascorsi da Marco Buttu all’interno della base italo-francese Concordia, per conto del PNRA (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide), una stazione minuscola persa nella piattezza di uno degli spazi più freddi del pianeta, una sterminata superficie di ghiaccio dove è carente l’ossigeno, dove le temperature crollano in inverno sotto i – 80 °C e dove per tre (3) mesi – 97 giorni consecutivi – la missione di ricerca ha vissuto nel buio assoluto. Assenza di luce, di calore, di odori, di vita. Una (1) ricercatrice austriaca, e undici (11) ricercatori – sette (7) italiani e cinque (5) francesi: dodici (12) persone in forzata convivenza fisica, a imparare in condizioni estreme strategie vitali di relazione ed equilibri interni. Non c’è scampo al saper vivere insieme e a sviluppare una stabilità psicologica: per nove (9) mesi dei tredici totali di missione, sono stati di fatto gli esseri umani più isolati al mondo, irraggiungibili più di chi vive sospeso a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.
Segniamoli, dunque, questi numeri, come nudi segmenti su un foglio. Saranno le parole di Marco Buttu nel libro MARTE BIANCO a dotarli della vita che sembra loro mancare. Saranno le sue riflessioni mai scontate e la narrazione non sempre facile del suo sentire a dare corpo a un’esperienza umana, profondamente umana, oltre ogni disumana condizione.

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