Successo per ’Guerrilla soccer’: così i ragazzi si riprendono il quartiere
Il Resto del Carlino Fermo |
Lido Tre Archi non è solo teatro di cronaca nera: primo torneo di calcetto
‘Lo facciamo un’altra volta?’. Non solo il primo torneo di calcetto di Lido Tre Archi, ma una giornata di sport e incontro. Il ‘Guerrilla Soccer’ ha coinvolto oltre 60 tra bambini, ragazzi, adulti e operatori.
Su idea della cooperativa On The Road, che da tempo lavora nel e col quartiere, l’evento ha visto gli abitanti partecipare alla riqualificazione di uno spazio comunale abbandonato da anni quale ‘lo zero’, il campo da calcio adiacente il centro sociale. I ragazzi si sono impegnati nel rimuovere rifiuti e reti rotte, ripristinarne di nuove e dipingere le linee del campo.
“Per raccontare realmente storie occorre abitare luoghi, condividere sguardi e parole con chi li abita quotidianamente – ha spiegato il reporter Matthias Canapini che ha immortalato le diverse fasi –. l’intento è quello di uscire dalla logica sensazionalista, denigratoria usata per descrivere periferie disagiate e lasciare una traccia del ‘vissuto’ in memoria”.
Il Guerrilla Soccer, è stato realizzato con ragazzi, famiglie e referenti del centro sociale Salvadori: “Il messaggio? Una piccola esperienza può diventare portatrice di valori come condivisione, rispetto reciproco e degli spazi, impegno, inventiva, sport e divertimento – hanno concluso Aziza e Rajni, tra gli operatori del centro di aggregazione gestito dal consorzio cooperative sociali ‘Il Picchio’ – metterli in pratica ed essere protagonisti di qualcosa di bello e soddisfacente significa porre un tassello per ricostruire un’idea di sé finalmente positiva: difficile percepirsi e definirsi in tal modo quando tutto intorno a te urla l’opposto con narrazioni spesso generalizzate e negative. Ma qualcosa di diverso c’è nel vedere la bellezza nelle piccole cose e cogliere quanto di buono accade intorno a noi: una rete appesa da 5 ragazzi di origini diverse, uno scotch attaccato dalle mani di bambini che parlano lingue diverse. Questa comunità, per avere risonanza, non ha bisogno di gridare ad alta voce: sarà una voce soave che arriverà gentile e leggera, come un battito d’ali di farfalla”.