La voce dei genitori fragili e le buone prassi di presa in carico degli adulti

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Il percorso formativo proposto dal progetto RESTART  sui territori dell’Ambito N.18 (Casoria, Casavatore, Arzano) e rivolto ai social workers, sia pubblici che privati, al fine di allargare la rete a tutela dell’infanzia e del sostegno della genitorialità fragile, è proseguito con il secondo incontro del 6 novembre 2024 dal titolo “La voce dei genitori fragili e le buone prassi di presa in carico degli adulti” alla presenza di Sabrina Starita, assistente sociale, e  Loredana Gaudio e Monica Romei psicologhe psicoterapeute della Fondazione Eos Onlus.

L’incontro si è svolto in continuità con il precedente che aveva visto protagonisti i ragazzi CareLeavers, proponendo invece in questa occasione un focus sui Caregivers, i genitori fragili, che è necessario come operatori incontrare, individuare, sostenere e accompagnare. Ma come farlo nella giusta modalità e con il giusto approccio? Si è provato a rispondere a questa domanda riguardo le buone prassi di intervento con i genitori fragili insieme al gruppo degli operatori, utilizzando la metodologia formativa caratteristica del Progetto RESTART, che privilegia l’apprendimento esperienziale grazie all’attivazione del canale emotivo, accanto a precisi riferimenti teorici e scientifici, al fine di offrire ai partecipanti momenti di crescita professionale e personale efficaci.

La “voce” dei genitori fragili è stata portata attraverso una clip tratta dal film Quando la notte, che ha per protagonista una madre sola con il suo bimbo, con il suo intenso dolore di fronte ai pianti inconsolabili del piccolo, con i suoi tenui tentativi di tenerlo e contenerlo, fino poi ad arrivare una situazione drammatica e pericolosa. È a partire da questo intenso stimolo che si sono avviate delle esperienze laboratoriali con gli operatori presenti al corso, mediante diverse tecniche di attivazione, come la scrittura di lettere per la madre e il bambino, la produzione di una storia o di una rappresentazione grafica, il bilancio tra risorse e fragilità del genitore. Questi “esercizi” hanno permesso agli operatori di prendere contatto con gli aspetti emotivi in corso, di cogliere le risorse presenti nei genitori anche più fragili, di lavorare insieme in modo condiviso creando pensiero di rete al riguardo del “caso” preso in carico.

Questa modalità di attivazione esperienziale ha fornito la base per condividere una visione comune sulla genitorialità fragile, facendo riferimento agli aspetti caratteristici di essa: Ri-attivatori traumatici; deficit di fiducia; immagine svalutata di se stessi, bassa autostima (E. Quarello). Si è lavorato sulla differenza tra genitorialità pregiudizievole e la fragilità genitoriale, e sul diverso intervento richiesto da parte dei servizi.

In conclusione, una riflessione costante nel gruppo dei partecipanti è stata sul lavoro di integrazione tra la visione del “bambino” e quella del “genitore fragile”, lavoro complesso, spesso doloroso, ma riconosciuto come necessario per dare possibilità vera ai bambini e ai ragazzi di una traiettoria di sviluppo diversa e positiva.

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