IMPARARE DA UNO SCIAME
di asdacqua2o
Si può cambiare un percorso che appare già segnato?
Si possono tracciare nuovi solchi in cui piantare e dare linfa a nuove esperienze di vita?
IMPARARE DA UNO SCIAME: Se provassimo a trovare la risposta su un qualsiasi motore di ricerca, i risultati sarebbero innumerevoli e tutti caratterizzate da formule tanto semplici quanto banali. “Certo che si può”, “la mente può tutto”, “basta impegnarsi” e certamente chiunque può riuscire a costruire il proprio destino. Facile no?
Beh, strano a dirsi, se queste domande le rivolgeste a chi lavora quotidianamente con le persone, le risposte non sarebbero poi così scontate e le formule mai così semplici e di immediata esecuzione. I risultati arrivano certo, ma il percorso è lungo e l’impegno necessario direttamente proporzionale alla durata del lavoro.
Il nostro progetto è arrivato ad un primo giro di boa, alcune attività si fermano per la pausa estiva e così ne approfittiamo per riflettere un po’ su quello che è stato il percorso avviato fin’ora. Abbiamo deciso di parlarne con chi, come dicevamo in premessa, il lavoro lo fa sul campo direttamente con i ragazzi coinvolti, intervistando Anastasia e Denis, gli operatori dell’a.s.d Acqua2o, capofila di progetto, che hanno gestito il gruppo di ragazzi su Mesagne.
Acqua2o si occupa, da oltre 10 anni, di educazione e riabilitazione equestre, oltre alle attività della scuola di equitazione classica. In questi anni di lavoro sociale Acqua2o ha potuto sperimentare, nel lavoro con bambini, ragazzi ed adulti, l’efficacia dell’approccio informale alla terapia assistita con l’ausilio del cavallo. Realizzato in contesto naturale, questo “avvicinamento” al mondo del cavallo parte dall’interesse, dalle attitudini e anche dalle paure del singolo individuo o del gruppo di riferimento, per procedere nelle successive attività ad un ripensamento generale delle proprie attitudini. Questo approccio si è rivelato molto efficace nelle attività con adolescenti e giovani poiché consente di conoscere i ragazzi e porre le basi per una relazione educativa funzionale ed efficace. Consente di strutturare un percorso partendo dagli interessi e dai limiti personali di ciascuno e di rinforzare i ragazzi per ogni naturale progresso stimolando la curiosità, alimentando conoscenze e consolidando le competenze di partenza. Familiarizzare con un animale imponente come il cavallo e con un ambiente così lontano da quello cittadino, non è sempre un processo naturale e spontaneo per tutti – e soprattutto per la fascia d’età che interessa nello specifico il progetto L.In.fa. Diventa dunque fondamentale, al fine di ottenere risultati positivi e concreti per i ragazzi, porli al centro del percorso rispettando tempi personali e sfruttando ogni possibilità offerta dal contesto per veicolare competenze di base, relazionali e professionali.
Una volta “entrati nel mondo del cavallo”, i ragazzi dispongono di quella sicurezza di partenza indispensabile per aprirsi al percorso professionale.
Ecco dunque il racconto dell’esperienza sul campo di Anastasia e Denis. Partendo proprio da quali sono state finora le principali attività realizzate, quale è stato il vostro ruolo e quali modalità di approccio avete scelto?
Le attività principali, nella prima fase del progetto, avevano l’obiettivo di trasmettere le competenze di base in ambito di apicoltura, dal punto di vista sia teorico che pratico. Il programma riguardava le caratteristiche fisiche e comportamentali delle api e successivamente anche le relazioni gerarchiche e sociali che le legano e permettono loro di preservare la specie. I ragazzi hanno imparato a riconoscere le virtù, le problematiche e i vari tipi di intervento attuabili su una famiglia di api. Grazie ad impegnativi laboratori di falegnameria, hanno imparato a costruire tutto l’occorrente per creare e mantenere un apiario. Dalle arnie, ai porta sciami, ai telaini, ecc.. Nella seconda fase hanno creato e predisposto tutto il necessario per poter iniziare la vera e propria produzione. Abbiamo preparato il laboratorio di falegnameria e, in ottica partecipativa, abbiamo organizzato il luogo dove andremo ad impiantare le arnie. Il nostro ruolo è quello di accompagnare, sostenere e motivare i ragazzi nel loro percorso, supportarli e aiutarli a fare bene e riuscire nel loro percorso dal punto di vista personale e di conseguenza anche professionale.
Come sono stati scelti i ragazzi che hanno aderito al progetto e come hanno reagito a questo tipo di proposta?
I ragazzi che hanno partecipato al progetto sono stati segnalati dall’USSM attraverso gli uffici dei Servizi Sociali di competenza. Successivamente i ragazzi selezionati hanno sostenuto un colloquio di assessment con la tutor di riferimento che si è occupata di una prima fase di conoscenza e selezione dei ragazzi. Già dai primi colloqui e dalle riunioni d’equipe è emerso che in generale i ragazzi hanno accolto di buon grado la proposta. Alcuni per un senso di profonda comprensione del progetto e altri forse unicamente per uscire dalle dinamiche e dalle routine della comunità per minori autori di reato. Il grado di fiducia nelle opportunità offerte dalla partecipazione al corso, varia da ragazzo a ragazzo. Per alcuni di loro è stato chiaro fin da subito l’obiettivo da perseguire ed evidente la motivazione, per altri era forte il senso di sfiducia nei confronti del mondo e delle possibilità personali di agire concretamente in esso, di progettare il proprio futuro. Il nostro lavoro soprattutto nella fase iniziale è stato anche volto a rafforzare nei ragazzi la sicurezza nelle loro competenze e nelle loro possibilità di guardare al futuro in modo progettuale, fornendo evidenza delle loro capacità e supportando ed evidenziando ogni progresso.
Secondo voi che tipo di impatto possono avere o stanno avendo sui ragazzi queste attività?
Le attività stanno avendo sui ragazzi un impatto positivo molto evidente. Aver acquisito le competenze utili per lavorare nel mondo dell’apicoltura, riuscire a destreggiarsi con disinvoltura in un apiario, saper costruire un’arnia da zero e gestire una famiglia di api, sono evidenze di una competenza concreta e fuori dall’ordinario, particolarmente per un gruppo di giovani. L’acquisizione di competenze, specie se riconosciute e visibili, comporta un naturale potenziamento dell’autostima e della fiducia nelle proprie capacità. Le competenze acquisite in questo particolare ambito, e con queste modalità (approccio informale e lavoro di gruppo, di squadra), sono cariche inoltre del processo di superamento della naturale paura di avvicinarsi ad uno sciame e di interagire con esso. Realizzare che, con le adeguate conoscenze e il giusto approccio, si possa interagire sinergicamente con un sistema vitale e sociale diverso da quello umano, porta con sé l’acquisizione della consapevolezza dell’importanza del lavoro su sé stessi nella comprensione del mondo. I ragazzi hanno acquisito maggiore fiducia in sé stessi, evidenti competenze relazionali e comunicative, e capacità collaborative, mostrando inoltre grande determinazione attraverso la frequenza costante e la realizzazione dei manufatti dalla fase iniziale al confezionamento finale.
C’è qualcosa che vi ha sorpreso e invece qualcosa che vi aspettavate tra quelle successe in queste settimane?
Partiamo da ciò che ci aspettavamo. indubbiamente temevamo di avere delle difficoltà nel relazionarci con i ragazzi, e una chiusura da parte loro ma, contrariamente ad ogni aspettativa, la relazione con i ragazzi si è instaurata in modo naturale e spontaneo. Era forte per i ragazzi la volontà di aprirsi e di collaborare. La maggior parte dei ragazzi ha dichiarato di aver abbandonato la scuola precocemente, alcuni hanno solo la licenza media, nei primi colloqui ci hanno raccontato di aver avuto serie difficoltà ad assistere a lezioni frontali, abbandonando la classe o non presentandosi a scuola già negli anni di scuola secondaria di primo grado, per questo motivo eravamo coscienti che i ragazzi avrebbero avuto difficoltà ad approcciarsi a lezioni teoriche frontali, cosa che effettivamente si è verificata nella fase iniziale. In questo momento è stata fondamentale la nostra presenza, per aiutare i ragazzi ad affrontare questa fase in modo proficuo. Man mano hanno mostrato (soprattutto a sé stessi) di saper ascoltare con interesse ed apprendere, ed in alcuni casi anche ad esporre l’argomento alla classe. Siamo stati positivamente sorpresi dalla tenacia e dalla determinazione dei ragazzi in ambito lavorativo, in quanto hanno dimostrato di volere e saper fare bene , e soprattutto le loro positive reazione agli stimoli e incitazioni da parte nostra, pur non essendo abituati a lavorare. Sono stata positivamente sorpresa anche dalle loro relazioni individuali, sempre attente, corrette mature. Il gruppo che si è formato sembra essere molto coeso e promette di crescere con collaborazione e determinazione per cogliere a pieno questa grande opportunità: costruire un futuro fatto di possibilità, per sé stessi e per il territorio.
Ci raccontate un episodio/ situazione che è accaduta?
Un episodio significativo ed entusiasmante , che ci affiora subito alla mente risale al primo giorno in cui i ragazzi hanno avuto l’opportunità di cimentarsi nel lavoro pratico. Utilizzando gli attrezzi da lavoro, nel momento del “fare”, quindi organizzarsi, assegnarsi le varie mansioni anche in base alle attitudini personali, assemblare e finalmente vedere il prodotto realizzato. Siamo rimasti senza parole nel vedere la loro grinta, la voglia di fare, l’entusiasmo, tanto che per tutta la giornata lavorativa hanno chiesto non fermarsi mai. Nessuna scusa per staccare, nessuno snack, nessuna pausa sigaretta.. ma solo tanta voglia di portare a termine un lavoro fatto a regola d’arte. In quel momento si percepiva nettamente la voglia di rivalsa. Abbiamo avuto la dimostrazione che, per poter cogliere le opportunità a volte servono solo gli strumenti giusti.
Quali saranno i prossimi passi? Come vi state preparando?
I prossimi passi saranno orientati al perfezionamento della produzione di arnie e all’ottimizzazione della produzione mielistica. Parallelamente si darà vita alla nuova impresa, con il coinvolgimento attivo di alcuni dei ragazzi che hanno preso parte al primo anno di corso. In questa fase sarà determinante mettere a punto, in un’ottica di co-progettazione assieme al responsabile della comunicazione, l’identità aziendale e le strategie di marketing utili per pubblicizzare al meglio la nascente impresa da avviare nel mercato.
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