Laboratorio di Falegnameria all’IC U. Foscolo di Vescovato

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All’interno dei progetti Parlarsi, sostenuto da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, e Ritornare ad Allenarsi, finanziato dall’Agenzia per la Coesione Territoriale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Cooperativa Nazareth di Cremona ha attivato presso l’Istituto Comprensivo U. Foscolo di Vescovato (Cremona) e in particolare la scuola secondaria di primo grado di Levata, un percorso socio-educativo con laboratorio di falegnameria.

Nelle classi, guidati da un educatore, i ragazzi e le ragazze hanno potuto approfondire e discutere i temi dello stare insieme e delle modalità delle relazioni. In questo contesto formativo, è stato inserito il laboratorio di falegnameria come spazio concreto dove far vivere agli studenti e alle studentesse in modo reale tutti gli aspetti della relazione e della collaborazione per “allenarsi” a stare con gli altri. Così, divisi in tre gruppi, gli allievi e le allieve hanno fatto esperienza di lavoro manuale, imparando a realizzare costruzioni molto semplici, anche rimettendo a nuovo attrezzature presenti a scuola.

Lo scopo del laboratorio non era quello di formare falegnami, ma di far fare a ragazzi e ragazze che vivono in un mondo veloce, fatto prevalentemente di tecnologia, un’esperienza manuale, lenta e ricca di piccole scoperte da condividere con i compagni e le compagne. Un modo per la scuola per ampliare l’offerta formativa nell’ottica della completa acquisizione delle competenze, attraverso la strategia didattica del learning by doing, dell’imparare facendo. Gli studenti e le studentesse, infatti, attraverso laboratori innovativi come quello della falegnameria, possono mettere alla prova le loro conoscenze e tradurle in abilità e competenze mediante la progettazione e la realizzazione di un artefatto. In questo modo, sperimentano anche l’eventuale errore, inteso come una enorme possibilità di ricerca di nuove soluzioni, ed esorcizzano al tempo stesso la paura del fallimento, che ingenera ansia da prestazione.

Inoltre, questo tipo di attività risulta arricchente per i ragazzi e le ragazze in chiave orientativa, offrendo loro la possibilità di individuare i propri talenti, trasformandoli in punti di forza. Ciò, oltre a prevenire il fenomeno della dispersione scolastica, offre opportunità straordinarie di personalizzazione del proprio percorso di studi e di orientamento, combattendo gli stereotipi di genere e la didattica frontale. Non da ultimo, queste attività consentono di realizzare una scuola del e per il territorio, che concorre a costruire vera e propria comunità educante che sappia fare rete in maniera efficace nel costruire un futuro “abitabile” per i ragazzi e le ragazze.

 

 

 

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