Con una favola e il gioco ho imparato a diventare un’insegnante migliore
di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini
La testimonianza della prof Luisa Cozzolino dell’IC Denza di Castellammare di Stabia che ha seguito con Panthakù i laboratori dell’associazione Vela e di Ai.Bi.
Si può imparare da Biancaneve e i sette nani a diventare insegnanti “migliori”? E dal gioco delle carte a circondare di appeal lezioni che, mediate da uno schermo, potevano risultare noiose o sterili? O da una semplice associazione di idee ad aguzzare l’ingegno per comprendere più a fondo la propria platea di interlocutori? La risposta è sì. E anche se sembrerà bizzarro, è quello che si sono proposti di fare Maria Vittoria Lanzara, esperta scelta dall’Associazione Ai.Bi., e l’associazione Vela con Pino D’Andrea e Marta Peruzzini, partner della rete del progetto con Ai.Bi. capofila “Panthakù. Educare dappertutto”, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Quest’anno anche i prof hanno dovuto seguire il loro corso di aggiornamento on line, trovandosi quindi dall’altra parte del pc per comprendere le dinamiche complesse sottese alla tanto discussa didattica a distanza. Ma in questo caso la piattaforma digitale non solo non ha creato gap, ma ha addirittura cementato il feeling tra il corpo docente, chiamato ad affrontare una prova decisamente impegnativa.
Parola di Luisa Cozzolino, insegnante di sostegno della scuola Denza di Castellammare di Stabia: “Essendo precaria finora non ho potuto beneficiare di queste iniziative, per questo non appena mi hanno dato questa possibilità l’ho colta al volo – spiega – E’ stata un’esperienza veramente interessante anche grazie a dei formatori eccezionali. Naturalmente si è discusso tanto di pandemia e di Dad, perchè era questo binomio quello che ci ha riguardato, come categoria professionale, in maniera assorbente. Attraverso la formazione di piccoli gruppi di lavoro siamo riusciti a tirare fuori senza remore le nostre esperienze personali, abbiamo messo in campo le nostre forze, ci siamo confrontati e abbiamo fatto confluire le energie nel nostro percorso professionale”.
La docente non nasconde che il laboratorio “ha avuto un effetto di training autogeno, perché ci ha portato a raccontarci attraverso le analogie, spingendoci a ragionare su come si era agito e su come si poteva intervenire per fare sempre di più”.
Come? In maniera del tutto non convenzionale. Ad esempio analizzando la favola di Biancaneve e i sette nani, “perché è una splendida metafora – continua Cozzolino – I sette nani rappresentano le varie sfaccettature della personalità degli studenti con cui ci confrontiamo ed il nostro compito è proprio quello di entrare in una miniera e di tirare fuori le gemme che nasconde”. Una frase bellissima, che sintetizza al meglio quella che dovrebbe essere la vera e più profonda essenza della formazione.
E ancora, il gioco delle carte, che nasconde strategie importanti per rendere più accattivante una lezione e, in particolare, per conquistare l’attenzione di un pubblico giovane che tende a distrarsi, soprattutto in contesti così particolari come quelli causati dall’emergenza sanitaria. “Siamo riusciti a riflettere su alcuni automatismi che magari alcuni di noi erano abituati ad adoperare, ma senza rendersene conto e questo è stato molto importante per comprendere meglio il nostro lavoro e sopra ogni cosa per capire come porci nei confronti dell’altro”.
La relazione attraverso il gioco è infatti uno dei cardini di Vela che utilizza metodologie applicate con successo nelle aziende, nelle squadre sportive e più in generale in tutti gli ambienti nei quali occorre lavorare in gruppo per raggiungere un obiettivo comune. Attraverso il gioco, infatti, ognuno dei membri del tavolo riesce a superare imbarazzi e timidezze e a dare il proprio contributo al team.
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