Così la pallanuoto del progetto Panthakù mi sta insegnando ad essere responsabile
di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini
Luigi, 12 anni, “innamorato” dell’esperienza con Ai.Bi. e la Rari Nantes Nuoto Salerno
“Questo progetto mi sta educando alla responsabilità. Non solo perché la pallanuoto è una disciplina che la richiede, ma perché ho dovuto imparare a gestire meglio i miei tempi. Esco da scuola alle 13.15. Non arrivo a casa prima delle 13.30 e alle 14.30 devo essere già in acqua. Poi, quando ho finito in piscina, passo al doposcuola. Diciamo che è molto impegnativo, ma per me è un dovere importante da rispettare in quanto frutto di una mia scelta. Ho deciso di farlo e lo farò impegnandomi sempre di più”.
A parlare è Luigi De Martino, dodici anni, alunno della scuola De Filippis, la succursale dell’istituto Calcedonia di Salerno. Per il secondo anno consecutivo segue una delle tappe del percorso di “Panthakù. Educare dappertutto” affidato agli esperti della Rari Nantes Nuoto Salerno.
A sentirlo parlare, dimostra molti più anni di quelli che ha anagraficamente. Perché concetti come “dovere” e “responsabilità” non fanno parte del lessico di molti adolescenti, o quantomeno, finiscono nella lista nera delle cose da scongiurare.
Per Luigi è diverso. Le sue parole sembrano sposare una celebre frase di Magic Johnson: “Non chiederti cosa i tuoi compagni di squadra possono fare per te. Chiediti cosa tu puoi fare per i tuoi compagni di squadra”.
Primo Ricci, insieme a Gabriella Ronsini, è l’interfaccia della Rari Nantes con i giovani studenti. A loro spetta il compito di stimolare i ragazzi, di trasmettere i segreti di uno sport affascinante e di educarli al gioco di squadra.
“La Rari Nantes mi sta facendo crescere – spiega Luigi– Con gli allenatori ho già imparato a nuotare molto meglio”. Ma dietro la tecnica esiste di più: “Ho avuto l’occasione di conoscere nuove persone, di diventare amico di altri ragazzi e di stringere nuove sinergie. Quando ho iniziato conoscevo solo tre amici, oggi siamo diventati un gruppo consolidato ed è come se ci fossimo sempre frequentati – continua – Non si tratta solo di uno sport ma di una responsabilità. L’ho scelto, mi piace, andrò avanti”.
Le paure esistono. Come quelle relative alla squadra. L’obiettivo è quello di formala, non per scendere in campo nei match ufficiali, ma per prendere parte ai tanti tornei paralleli a quelli federali per divertirsi e dare prova delle competenze acquisite sul campo.
L’anno scorso, nell’arco di tre mesi, sono stati 24 i ragazzi che hanno partecipato agli allenamenti di pallanuoto, imparando a stare insieme e a superare paure e barriere.
“Il progetto è divertente – sottolinea Luigi – Gli allenatori sono riusciti a coinvolgerci e a stimolarci, al punto che ognuno di noi quest’anno cercherà di fare meglio dell’anno scorso”.
Le lezioni sono iniziate da poco. Il cammino sarà lungo. E costellato di tenacia e passione.
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