Innovazione sociale e servizi per l’infanzia: come ripensare il ruolo del Welfare State
di sumoscs
Dai primi anni 2000, l’innovazione sociale è diventata sempre più rilevante nei dibattiti politici e di ricerca sulle trasformazioni dello Stato sociale. Sebbene la maggior parte delle innovazioni sociali nasca dall’iniziativa della cittadinanza, sono emerse anche nuove proposte istituzionali. Ma quali sono le implicazioni dell’innovazione sociale per l’equità e il welfare? Come avviene l’introduzione e il consolidamento delle politiche di innovazione sociale in diversi contesti istituzionali e di regime di welfare? Come possono le politiche rispondere contemporaneamente alla diversificazione dei bisogni e garantire equità e universalismo?
Un estratto dall’articolo pubblicato da Raquel Gallego Calderon, Sheila Gonzalez Motos, Lara Maestripieri, Maurizio Busacca, Barbara Da Roit e Pamela Pasian su Secondo Welfare, qui
Il libro Social Innovation and Welfare State Retrenchment esamina queste domande, che si sta ponendo anche il team del progetto Paidia per capire come si possano innovare i servizi per la prima infanzia in alcuni Comuni veneti.
Il volume si concentra infatti sull’educazione e cura della prima infanzia (ECEC), un ambito in cui, nella maggioranza dei Paesi occidentali, lo Stato sociale non è riuscito a consolidare una copertura universale, dove l’investimento sociale è considerato cruciale per le pari opportunità e dove l’intersezione tra diverse dimensioni delle disuguaglianze, come quelle educative e di genere, sono centrali. Offrendo un disegno di ricerca originale per studiare il processo di istituzionalizzazione dell’innovazione sociale nell’ECEC in vari contesti in Europa e oltre, il libro fornisce evidenze su come l’interazione tra innovazione sociale e politiche influenzi profondamente l’equità e il benessere dei cittadini nelle società contemporanee.
I nessi tra innovazione sociale e servizi per l’infanzia
Ad oggi, l’adozione dei servizi ECEC varia a livello globale, con alcuni Paesi che vantano un accesso quasi universale e altri che cercano ancora di raggiungere livelli ottimali di iscrizione ai progetti educativi per i minori di 3 anni. Diversi governi hanno incluso l’universalizzazione dell’ECEC nelle loro agende politiche e, attualmente, l’Unione Europea sta discutendo l’introduzione di una soglia del 50% di partecipazione all’educazione per i bambini sotto i 3 anni come uno degli obiettivi per il 2050. Tuttavia, resta aperta la questione su come raggiungere un livello significativo di offerta e utilizzo dei servizi ECEC, anche considerando che le preferenze e i bisogni delle famiglie coinvolte possono essere estremamente diversificati.
Una possibile soluzione per l’ampliamento dell’offerta e la sua diversificazione sono i progetti promossi da cittadini, che si propongono di offrire soluzioni per bisogni che né il mercato né lo stato sono stati in grado di soddisfare. L’innovazione sociale, in questo senso, potrebbe rappresentare una fonte di ispirazione per l’innovazione politica e promuovere la diffusione e diversificazione dei servizi rivolti ai bambini sotto i tre anni, al di là di un modello prevalentemente scolastico. Questa diversificazione mira a rispondere alle necessità e alle preferenze delle famiglie, riconoscendo l’inadeguatezza di un approccio troppo uniformante e rappresenta spesso il frutto di sforzi da parte della società civile, che agisce per colmare le lacune lasciate dall’amministrazione pubblica.
Come risultato del processo combinato di espansione delle politiche pubbliche ECEC e diversificazione tramite iniziative dal basso, i servizi ECEC ora incorporano una vasta gamma di programmi, tra cui asili a tempo pieno, mamme di giorno (tagesmutter), gruppi di gioco, spazi diurni di gioco collettivo gestiti dai genitori, programmi di empowerment per genitori, che spaziano da servizi educativi basati su iniziative scolastiche a cure a domicilio (con una significativa variazione interna in questo gruppo). Questa diversificazione, che non sempre viene garantita dall’amministrazione pubblica, riflette la necessità di offrire ECEC di qualità accessibile e adattata a tutti i bambini e in linea con le preferenze delle famiglie, indipendentemente dal loro background o dalle loro circostanze.
Per conoscere dei casi internazionali su cui riflettere, si consiglia di completare la lettura nel sito di Secondo Welfare.
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