Dal Silenzio alla Crescita: L’Esperienza della Messa alla Prova al Tribunale dei Minori
di navigazioni
Samuele Rosso, operatore del progetto Navigazioni, racconta la sua esperienza nell’accompagnare i ragazzi al Tribunale dei Minori.Durante la maggior parte delle udienze, infatti, è richiesta anche la presenza di un operatore di Navigazioni per supportare i giovani in questo delicato momento.
Il Tribunale dei Minori di Torino si trova in Corso Unione Sovietica, all’interno di un lungo edificio grigio di tre piani.
Un vialetto in porfido conduce dal cancello sulla strada alla scalinata d’ingresso: in pochi gradini si raggiunge un pianerottolo esterno dal quale si intravede il metal detector da attraversare per accedere all’interno. È su questo pianerottolo che i minori e le famiglie si fermano, un po’ spaesati, in attesa dell’avvocato, dell’assistente sociale, o di un cenno che indichi il momento di entrare. Mi fermo anche io sul pianerottolo, condividendo l’attesa con i presenti. Qualcuno fuma, qualcun altro guarda il telefono. Saluti e poche parole di circostanza. Parecchio silenzio. Un silenzio che pare dividere in maniera netta, magari dopo anni di attesa e di ruminazioni, quello che è successo in passato da quello che sarà in futuro.
Conosco le vicende di alcuni dei ragazzi presenti, me le hanno raccontate loro in modo spontaneo, a volte quasi liberatorio, durante i nostri incontri. Attraverso le loro parole, quanto accaduto viene collocato in un tempo passato ben preciso, mentre il confronto con il Giudice e la possibilità di una Messa alla Prova, vengono generalmente immaginati come sospesi in un tempo indefinito. Ma oggi finalmente ci siamo, è giunto il momento!
Cerco di percepire il loro stato d’animo e di costituire una presenza riconoscibile in mezzo alla moltitudine di volti e situazioni nuove che li attendono in questa giornata.
Nelle udienze a cui ho partecipato alcuni ragazzi sono arrivati con i famigliari al seguito, altri con la zia, o con la sorella maggiore. Qualcuno invece è dovuto venire da solo, senza l’appoggio di un genitore, perché poco presente o troppo impegnato al lavoro.
In questi casi li accompagno io, cercando di spiegare loro lo svolgersi del dibattimento in Tribunale. Una voce indica che è arrivato il momento di entrare: passati i controlli di sicurezza, ci troviamo nuovamente in attesa in un ampio corridoio accanto all’aula d’udienza.
Finalmente le porte si aprono, è arrivato il nostro turno.
Entriamo nell’aula e mi sistemo su una sedia a ridosso della parete, mentre i ragazzi
si posizionano vicino agli avvocati, di fronte al Giudice ed ai cancellieri.
Cerco a tratti il loro sguardo, come a ricordargli che si trovano qui non solamente per prendere consapevolezza di quanto commesso ma soprattutto per cominciare un percorso di crescita ed evoluzione. Credo che sia proprio questo il senso della Messa alla Prova: un progetto attraverso il quale fare uno scambio con la Società. Uno scambio in cui si offre il proprio impegno per riparare a quanto commesso, cogliendo l’opportunità per crescere e per trovare nuove strade. Noi operatori di Navigazioni, cerchiamo di aiutare le ragazze ed i ragazzi ad utilizzare al meglio la MAP, prendendo coscienza delle dinamiche che li hanno portati in Tribunale per individuare insieme nuove direzioni che li conducano ad un futuro di realizzazione e maturità. In quest’ottica, l’Attività di Utilità Sociale, l’inserimento in un tirocinio o in un percorso formativo, le ore spese con gli educatori ed i servizi, diventano gli strumenti per lasciare andare l’identità di ragazzi autori di reati e scoprirsi giovani adulti inseriti nella società.
Il Giudice lascia la parola agli avvocati, ascolta il progetto esposto dai Servizi e si rivolge agli imputati in modo chiaro, cercando di metterli a loro agio il più possibile. Dopo essersi ritirato per una decina di minuti, emette infine la sentenza: la Messa alla Prova viene accettata e vengono indicati durata e compiti da svolgere. Come un sospiro trattenuto a lungo, la tensione pare sciogliersi di colpo e, dopo i saluti, ci dirigiamo verso l’uscita. Ancora ci scambiamo qualche parola e concordiamo i prossimi appuntamenti lungo il vialetto d’ingresso, che pare ora segnare i primi passi lungo una strada nuova, diretta verso un futuro migliore. I prossimi mesi saranno pieni di impegni, forse non mancheranno incidenti di percorso e momenti di affaticamento. Ma, fiduciosi dell’importanza degli obiettivi da raggiungere, lavoreremo insieme per trasformare le difficoltà in opportunità.