Gli imprevisti del mare, una storia raccontata dal punto di vista dell’operatore.
di navigazioni
Dalla testimonianza diretta di Samuele Rosso, un operatore del territorio di Pinerolo, che sta seguendo una situazione davvero difficile ed emotivamente coinvolgente. Samuele ad oggi è l’unico aggancio che il ragazzo Preso in Carico dal Progetto Navigazioni ha accettato, riconosciuto e con il quale ha creato un legame significativo di ascolto e fiducia. Si parte per un viaggio.
“I marinai conoscono l’importanza di elaborare un programma di navigazione prima di lasciare il porto, consultando le carte nautiche a disposizione, informandosi sulle previsioni meteo e valutando la condizione della nave.
Tutto questo serve a ridurre il più possibile lo spettro dell’imponderabile.
Ma il marinaio è comunque consapevole che la possibilità di imprevisti non si può ridurre a zero: nonostante il mare paia calmo quando si mollano gli ormeggi, non è detto che rimanga tale per tutto il giorno.
La preparazione prima di levare l’àncora permette però di destreggiarsi tra le onde ed i cambiamenti di direzione del vento, cercando di preservare innanzitutto la sicurezza dell’equipaggio.
La singolarità dei beneficiari del progetto Navigazioni è frutto delle storie di ognuno di loro, dei loro caratteri, delle loro esperienze e vicissitudini.
Pertanto ogni rapporto tra operatori e ragazzi è un rapporto diverso, un tassello che si aggiunge alla molteplicità dei rapporti educativi, destinati a cambiare nel tempo.
Tante imbarcazioni ed ogni imbarcazione con il suo equipaggio, navigando con tempistiche e direzioni di volta in volta diverse, perché il marinaio per raggiungere l’altra costa cambia spesso tragitto, in base alle condizioni del mare.
Infatti noi operatori instauriamo una relazione con degli obiettivi educativi ai quali mirare ma, una volta scesi in acqua, adeguiamo l’andatura alle unicità di ogni navigante, di ogni ragazza e ragazzo salito a bordo.
Con alcuni possiamo procedere di conserva, in modo più regolare e ordinato, con altri invece si naviga di bolina, controvento, con maggiore sforzo.
In mare ci siamo trovati ad affiancare ragazzi le cui criticità non hanno permesso di spingerci troppo al largo, alla ricerca di orizzonti nuovi, ma abbiamo dovuto lavorare con loro per cercare innanzitutto di mantenere l’imbarcazione a galla, evitando di rimanere incagliati o destreggiandoci in balia dei flutti generati da dinamiche ed atteggiamenti devianti.
Il modello operativo incarnato nel progetto Navigazioni ci permette di avvicinarci con grande flessibilità, ponendoci come mete la crescita e lo sviluppo personale ma permettendoci di tracciare rotte diverse, magari inattese, a seconda delle condizioni che si creano col passare dei giorni in mare.
Usando come bussola la narrazione, fatta di immagini, parole e suoni, scandita dagli interessi e dalle attitudini specifiche di ogni navigante: un dialogo che permette all’equipaggio di rimanere unito nonostante le difficoltà e di comunicare al di sopra del rumore della tempesta. La narrazione come un faro che indica la direzione verso cui veleggiare, prendendo consapevolezza degli scogli da evitare e dei mari agitati che potrebbero attenderci.
Spesso le fatiche a bordo hanno permesso di consolidare i rapporti, con gli operatori ad indicare le insenature sicure nelle quali fermarsi, aspettando che passi la burrasca, e con i beneficiari ad operarsi tra giorni buoni e giorni meno buoni, maturando esperienze e competenze.
Con l’augurio di essere salpati come naviganti e di sbarcare in porto come marinai”.