Il lavoro di sostegno e cura dei bambini vittime di violenza: l’esperienza della Fondazione EOS
di lorsamaggiore
La Fondazione Eos Onlus, nostro partner di progetto, nata nel 2020, è una fondazione di partecipazione che realizza servizi psico-socio-sanitari, in prevalenza gratuiti, rivolti a famiglie, coppie, singoli individui.
Il consultorio della Fondazione Eos Onlus – in continuità con la trentennale esperienza dell’Istituto Toniolo – offre alle famiglie percorsi di accoglienza, ascolto, orientamento, consulenze psicologiche, socio-educative, legali, mediche. Uno dei suoi servizi di eccellenza è quello di contrasto all’abuso e al maltrattamento ai minori, della cui esperienza Legami Nutrienti si giova.
Abbiamo approfondito il tema con la dottoressa Loredana Gaudio, psicologa-pscioterapeuta della Fondazione EOS.
La Fondazione, già Consultorio Familiare G. Toniolo di Studi superiori, da un trentennio si occupa di violenza intra ed extra familiare e abusi sessuali sui minori. Quali sono le principali caratteristiche di questi fenomeni?
«Il nostro servizio di contrasto all’abuso e al maltrattamento all’infanzia realizza interventi specialistici per bambini vittime di diverse esperienze sfavorevoli infantili, come violenza assistita, abuso sessuale, maltrattamento fisico e psicologico. Sebbene con le dovute differenze specifiche, sono tutte esperienze traumatiche che vanno a minare il senso di sicurezza e la prevedibilità del presente e del futuro dei bambini. Quelli che seguiamo hanno spesso storie traumatiche molto complesse, dove il trauma si accosta ad una ripetizione cumulativa di eventi negativi ed avversi, esperienze traumatiche multiple croniche e prolungate, e quasi sempre tali esperienze si consumano all’interno del sistema di relazioni familiari di cura e hanno effetti pervasivi sul loro sviluppo e funzionamento».
Come arrivano queste situazioni a voi?
«Siamo ingaggiati da enti pubblici e privati. Per lungo tempo, il nostro Servizio ha lavorato in maniera prevalente in convenzione con il Comune di Napoli; negli ultimi anni invece si è lavorato con l’ASL di Napoli, e in diversi progetti volti all’implementazione del modello integrato per la tutela e la cura del trauma in età evolutiva».
Qual è il lavoro che gli specialisti del consultorio mettono in campo nel momento in cui giunge una persona o una famiglia vittima di maltrattamento o abuso?
«Un nostro punto di forza è il lavoro clinico e sociale svolto attraverso la nostra equipe multidisciplinare, formata da assistenti sociali, psicologi psicoterapeuti, avvocato, pediatra, tutti specializzati in questa complessa area di intervento, in modo integrato e sinergico, con i servizi presenti sul territorio».
Quale metodologia di lavoro privilegia la Fondazione e come la esplica?
«Per questi tipi di casi tanto complessi è inevitabile che si lavori attraverso una metodologia altrettanto complessa. Ci vengono inviati bambini per percorsi di valutazione psicodiagnostica o di sostegno psicoterapeutico, così come i genitori per percorsi di valutazione della recuperabilità delle competenze genitoriali o di sostegno delle stesse. Il nostro modo di lavorare prevede incontri di equipe con tutti gli operatori coinvolti nel caso, sedute di rete, incontri con il bambino, con il singolo genitore o in coppia, sedute tra i bambini e i genitori (ove possibile), osservazioni delle dinamiche familiari presenti».
Negli ultimi anni si è fatta molta strada la tecnica dell’EMDR, di cui ha parlato anche Chiara Ferragni, per affrontare i traumi gravi. Ci spiega in breve in cosa consiste e quali sono i vantaggi?
«L’EMDR (siglia che sta per Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è un trattamento terapeutico, ideato da Francine Shapiro nel 1987, utilizzato per elaborare eventi traumatici di varia natura e non solo definibili “gravi”. Può essere integrato nel lavoro clinico in modo trasversale e dal 2013 è riconosciuto come trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati. Ha il vantaggio di andare a lavorare direttamente sui ricordi degli eventi traumatici, utilizzando la stimolazione bilaterale attraverso movimenti oculari alternati o altri tipi di stimolazione destra/sinistra. I nostri psicoterapeuti utilizzano anche l’EMDR, che permette un intenso lavoro di elaborazione degli eventi traumatici passati e può permettere un “ritorno alla sicurezza” interna, se al contempo si è potuto lavorare e progettare ad una sicurezza esterna».
Infine, quali sarebbero le azioni preventive per contrastare le violenze familiari e gli abusi sui minori?
«Le azioni preventive al contrasto al maltrattamento e all’abuso all’infanzia possono e devono essere trasversali e a più livelli. Nel nostro specifico, all’interno del progetto “Legami Nutrienti”, rivolgiamo consulenze psicologiche specifiche, a genitori e minori. Le ricerche indicano che la trasmissione della violenza è transgenerazionale e che adulti che hanno vissuto nella propria infanzia esperienze sfavorevoli sono esposti a vulnerabilità nell’esercizio del loro ruolo genitoriale. Partendo da questo presupposto, le consulenze sono volte alla risignificazione delle relazioni e alla elaborazione degli eventi traumatici, al rafforzamento delle risorse genitoriali emergenti, alla ri–costruzione di legami nutrienti per consentire una trasformazione delle modalità relazionali. Come scriveva D. Fraiberg: quando qualcuno è disposto ad ascoltare le lacrime della madre, quello sarà il momento in cui la madre sarà in grado di ascoltare il pianto del suo bambino».
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