La formazione continua degli operatori di LeNu: la teoria dell’attaccamento
di lorsamaggiore
Parte prima
Finalmente in pista! Legami Nutrienti, dopo un articolato lavoro di raccordo e riadattamento della rete territoriale, è partito con l’intervento di home visiting per le prime famiglie fragili individuate dai servizi sociali territoriali e dal consultorio familiare della Asl Napoli 2 nord e Napoli 1 centro.
In tempi pandemici non è affatto facile superare gli ostacoli legati anche alla paura del contagio, ma i nostri operatori, con la loro modalità empatica di entrare in relazione, ci stanno riuscendo.
Per aiutarli ad affinare sempre di più questa qualità relazionale (e anche quella propriamente tecnica/professionale) LeNu struttura giornate di formazione sugli aspetti più importanti e critici della relazione genitori-figli.
Recente è il seminario, realizzato nell’ambito delle attività formative di “Fondazione Città Nuova”, partner del progetto, condotto dalla dottoressa Loredana Gaudio, psicologa-psicoteraputa dell’Istituto Toniolo, che ha visto l’equipe di LeNu impegnata sul tema “Home Visiting tra vissuti del bambino del genitore e dell’operatore“.
In questa prima parte ci soffermiamo sulla teoria dell’attaccamento.
Cos’è l’attaccamento
«Il comportamento d’attaccamento caratterizza l’essere umano dalla culla alla tomba» (J. Bowlby)
L’attaccamento è un sistema comportamentale e motivazionale, biologicamente determinato, che spinge il bambino a cercare la vicinanza e il conforto di una figura percepita come “più forte e/o più saggia” (Bowlby, 1979), nei momenti in cui il piccolo si sente spaventato, confuso o angosciato.
I modelli operativi Interni
Sulla base della sua interazione con l’ambiente e con i suoi caregiver, ogni bambino costruisce dei Modelli Operativi Interni (MOI) ossia delle rappresentazioni interne di sé e delle figure di accudimento.
Essi permettono di creare una mappa interna del mondo e delle relazioni, in grado di guidare la percezione e interpretazione degli eventi.
I MOI tendono ad essere stabili nel tempo, automatici e inconsapevoli.
Bowlby prevede anche un modello complementare del Sé: un individuo che ha sviluppato un modello operativo interno della figura di attaccamento come amorevole e pronta a sostenerlo, può costruire un modello complementare del Sé come degno di sostegno e amore.
Le precoci relazioni con le figure di attaccamento possono cambiare la struttura neuroanatomica coinvolta nel funzionamento del sistema di attaccamento e influenzano le competenze cognitive, emotive e metacognitve della persona (Farina, Liotti, Imperatori, 2019).
Tipologie di attaccamento
Attaccamento Sicuro
Il caregiver è: disponibile a livello affettivo; risponde in maniera costante e coerente
Il bambino: si rivolge al genitore nel momento del bisogno, segnalando il disagio in maniera efficace, ottenendo rassicurazione, per poi tornare ad esplorare; si consola facilmente; può mostrare segnali di disagio di fronte alla separazione ma è in grado di affidarsi ad altri adulti significativi.
Attaccamento evitante
Il caregiver è: inaccessibile a livello affettivo; costantemente rifiutante; ignora, svaluta e punisce le richieste di conforto e protezione del bambino.
Il bambino: è spinto all’esplorazione perché il genitore non è disponibile nei suoi confronti; impara ad inibire le manifestazioni emotive sgradite ai genitori; ha difficoltà a investire emotivamente nelle relazioni.
Attaccamento ambivalente
Il caregiver è: egocentrico e mette al centro i suoi bisogni; è affettivamente accessibile, ma in maniera discontinua e incoerente.
Il bambino: deve monitorare continuamente il genitore per l’angoscia di perderlo; segnala in maniera esagerata e rabbiosa il proprio disagio per aumentare l’attenzione del genitore; vive le relazioni lasciandosi coinvolgere troppo ed enfatizzando gli aspetti negativi.
Attaccamento disorganizzato
Il caregiver: ha lutti e traumi irrisolti; ha momenti in cui sembra assente; suscita paura nel bambino; può essere trascurante o violento e maltrattante.
Il bambino: si trova in un conflitto irrisolvibile non sapendo se cercare il proprio caregiver o allontanarsene; risponde in maniera caotica a stimoli ambientali stressanti; impara a controllare il genitore.
Trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento
Alcune ricerche (George, Kaplan e Main, 1984/1985/1996; Van Ijzerdoorn, 1995) hanno studiato che lo stile di attaccamento può trasmettersi da genitore a figlio.
La ricerca evidenzia una marcata concordanza tra lo stato mentale del genitore e il modello di attaccamento del bambino.
Inoltre è stato scoperto che anche gli effetti del trauma vengono trasmessi all’interno degli scambi affettivi e comunicativi nella relazione genitore-bambino.
Ecco racchiuso il senso di LeNu: aiutare i genitori a “raddrizzare” l’attaccamento con il proprio bambino riflettendo anche su se stessi e il proprio modello.
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