Il 24 maggio 2024 prenderà il via a Pinerolo la costruzione dei Patti Digitali di Comunità

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Oggi non c’è Comunità Educante (in particolare Famiglie e Scuola) che non si interroghi e non dibatta sul tema dell’uso del digitale da parte dei minori. Il tema è complesso poiché investe più ambiti: la salute e il benessere, le tutele giuridiche relative all’esercizio dei diritti del minore all’uso del digitale da un lato, all’esercizio delle responsabilità genitoriali dall’altro, i rapporti fra i compiti educativi/formativi della Scuola e quelli di tutti gli altri soggetti che in qualche modo si prendono cura o carico dei minori, il mercato dei prodotti e dei servizi digitali, il sistema delle normative nazionali e sovranazionali che regolano l’accesso ai prodotti e servizi digitali, gli effetti antropologici che la digitalizzazione ha sull’intera società.

La rete costituisce un’opportunità di crescita, di socializzazione, di conoscenza e di partecipazione, e lo è stata ancor più in tempo di pandemia, che ha però contribuito al contempo a moltiplicare l’uso degli strumenti digitali e ad aumentare a dismisura il tempo di connessione.

Un’esistenza on life

Durante il Safer Internet Day 2024 (S.I.D. svoltosi il 6 febbraio 2024 in diretta streaming sui canali social del Ministero dell’Istruzione e del Merito), è stato osservato che la velocità di evoluzione tecnologica e di diffusione degli strumenti e dei media informatici, la loro disponibilità immediata e facilitata che offre ai giovani illimitate opportunità di uso, rendono obsoleta la domanda “quanto tempo consentire ai ragazzi su internet”; essa andrebbe sostituita con “quanto possiamo essere consapevoli dei rischi che corrono e come possiamo proteggerli”.

Ormai siamo immersi nella infosfera; parliamo di esistenza on life: è pressoché impossibile discernere la realtà on line da quella off line; l’interdipendenza tra le due è totale e inarrestabile e ciò che accade in uno dei due universi influenza in modo sostanziale ciò che accade nell’altro, in tutti i settori della sfera pubblica e privata; si pensi alle molteplici immagini di Sé che si creano sui profili e vengono cambiate continuamente a seconda dei like che ricevono; l’assunto “se non pubblichi non esisti” porta spesso i giovanissimi in cerca di affermazione sociale a non considerare il fatto che ogni condivisione di immagine o di like contribuisce a costruire la loro identità digitale. Inoltre (come osserva Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, docente presso l’Università Milano-Bicocca) queste molteplici profilazioni bloccano il minore nella costruzione identitaria, con molteplici rischi per il suo sviluppo evolutivo e per la sua salute mentale.

Oppure si pensi al macro-tema dello sfruttamento dell’immagine dei più piccoli: il consolidato fenomeno dei baby influencer e quello dello sharenting da parte degli adulti.

Il focus va posto sul binomio complessità – controllo nella società informazionale, in cui siamo noi stessi generatori di contenuti e costruttori di dati e diventiamo noi stessi dati. La proprietà dei dati è oggi più importante di quella dei beni materiali. Tutto ciò a quali rischi ci espone?

I rischi maggiori dell’online per i minorenni

Dalle statistiche della polizia postale risulta che i rischi più ricorrenti per i minori sono quelli di adescamento (grooming), le fake news, il furto di identità, il cyberbullismo, le challenge, il revenge porn, il sexting, il body shaming, il trolling.

Il “Tavolo tecnico sulla tutela dei diritti dei minori nel contesto dei social network, dei servizi e dei prodotti digitali in rete” evidenziava già nel 2021 (Relazione d.m. 21/06/2021) che:

  • le tecnologie digitali restano un’incredibile e inesauribile opportunità di crescita e conoscenza per le nuove generazioni. L’accesso stesso alla Rete e alle sue funzioni è considerato a ragione un diritto per i minori, così come definito dalla Convenzione internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, poiché strumento di formazione e sviluppo della propria identità, a patto però che essi abbiano garantito l’accesso ad ambienti digitali sani, con ridotti rischi legati a un utilizzo inconsapevole dei mezzi, ad abusi e degenerazioni.

I principi sanciti dalla Convenzione O.N.U. sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre 1989 devono trovare applicazione anche nel rapporto con il mondo digitale: il diritto di accesso all’informazione; la libertà di espressione, di pensiero, coscienza e religione, di associazione e riunione; il diritto alla privacy, all’identità e alla registrazione al momento della nascita; il diritto all’educazione, alla cultura, al gioco e alle attività ricreative, e alcuni specifici ambiti di tutela, quali la violenza contro i minori, la salute, l’ambiente familiare, i minori con disabilità, la protezione da tutte le forme di sfruttamento (i baby influencer).

  • vi è stato un incremento di oltre il 250%, negli ultimi 5 anni, di casi di minori che commettono reati online, anche di particolare gravità (quali la pedo–pornografia), oltre che di casi di pedofilia, aumentati del 130%; quanto all’abbassamento dell’età dell’adescamento, nella fascia d’età compresa tra 0-9 anni, ci sono state 14 denunce nel 2018, nel 2019 sono salite a 26 e nel 2020 a 41.

Si sono inoltre registrati 14 casi di estorsioni sessuali (estorsioni susseguenti lo scambio di immagini sessualmente esplicite) nella fascia d’età compresa tra 0 e 13 anni, di cui quattro nella fascia d’età 0-9 anni. L’Associazione Prometeo Onlus, lancia un allarme sul fenomeno, in crescita, del consumo precoce della pornografia on line, che interessa, a livello globale, il 30% dei bambini fra gli 11 e i 12 anni e in Italia il 44% dei ragazzi fra i 14 e 17 anni.

Quando entrano in contatto con l’ambiente digitale, i minorenni non entrano in contatto solo con macchine e algoritmi, ma, per mezzo di essi, si interfacciano con il mondo degli adulti, con quello dei pari, dei fornitori di servizi online e con l’ambiente circostante. Il rapporto avviene attraverso un dispositivo, che non è solo hardware, ma è anche un insieme di programmi, collegamenti e relazioni, nelle quali ci sono le logiche e le visioni di programmatori, gestori di piattaforme, influencer, amici, parenti e anche di sconosciuti, con i quali bambini e adolescenti entrano in contatto.

Trattandosi di relazioni, l’approccio al digitale va esaminato sul piano psicologico, culturale, sociale, giuridico ed economico, oltre che antropologico. Come in ogni relazione o contatto con un minore, entrano in gioco interessi e diritti, che chiamano in causa il mondo degli adulti e richiedono interventi di tutela e protezione.

Partire dal mondo degli adulti: conoscenze, competenze e controllo

È perciò necessario accrescere la consapevolezza degli adulti prima ancora di quella dei minori; ma quanto sono informati e formati gli adulti su questi temi? Possiedono un’adeguata alfabetizzazione mediatica? Hanno cioè le conoscenze e le competenze che consentono loro di utilizzare i media in modo efficace e sicuro? I cittadini devono poter accedere alle informazioni, usare, analizzare criticamente e creare in modo responsabile e sicuro contenuti mediatici. Devono perciò disporre di un livello adeguato di competenze di alfabetizzazione mediatica per elaborare giudizi, analizzare realtà complesse e intervenire efficacemente sulla protezione dei minori.

I genitori, ad esempio, devono conoscere a livello avanzato l’utilizzo dei sistemi di parental control, che sono diffusi ma non sempre noti o facilmente accessibili a tutti.

Ancora durante il S.I.D. 2024, il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza ha osservato che oggi nessuno legge le istruzioni di iphone/smartphone, Instagram, Facebook, ecc. mentre fino a pochi anni fa tutti leggevano le istruzioni per la lavatrice o per altri dispositivi tecnologici; c’è stata un’evoluzione darwiniana della specie per la quale siamo diventati tutti più intelligenti di un tempo? Oppure i produttori di device/piattaforme hanno studiato la relazione uomo-macchina / uomo-servizi digitali per abbattere a zero ogni resistenza da parte dell’uomo al dispositivo/servizio, per facilitarne l’uso con il cervello spento? È possibile che i produttori realizzino device/app tanto semplici e accattivanti da indurci inconsapevolmente a fruirne in modalità brain off?  Il dispositivo è troppo bello e troppo facile per sottrarsi all’uso acritico: quanto ne siamo consapevoli?

Inoltre la rete offre contenuti non congrui con l’età dei minori che ne fruiscono, soprattutto nelle fasi evolutive, in assenza di un effettivo ed efficace controllo degli accessi in relazione all’età; è concreto il rischio di sottovalutazione da parte degli adulti, che dovrebbero essere capaci di esercitare un controllo adeguato rispetto ai rischi, ma nelle forme di una partnership con i minori. Sarebbe infatti un errore ridurre ogni questione alla sola dimensione giuridica e all’imposizione ai minori di regole che proibiscono tout court l’uso dei device e l’accesso a servizi e app; bisogna abbassare la soglia normativa/restrittiva e alzare quella progettuale/organizzativa e di negoziazione consapevole, adattata alle varie fasce di età (superiori ai 6 anni).

Patti Digitali di Comunità

L’educazione digitale è efficace se viene offerta in modo coordinato da parte di una comunità (genitori, scuole, pediatri, istituzioni, oratori, scout, società sportive, ecc.) in cui ci si supporti a vicenda.
Ad esempio, mettendosi d’accordo collettivamente sull’età di consegna degli smartphone ai bambini/preadolescenti e sul loro accesso autonomo ai social. Bisogna diminuire la pressione sociale all’anticipazione e aprire uno spazio di dialogo collaborativo/generativo nella società civile tra famiglie, soggetti istituzionali e privati e, soprattutto, con gli stessi minori. I Patti Digitali di Comunità ne sono un esempio efficace.

I genitori, in particolare, sono chiamati a impegnarsi in momenti di educazione digitale, per comprendere che le regole del Patto “tolgono” e quindi bisogna sostituire ciò che è stato tolto con qualcos’altro che stimoli e gratifichi il minore. Il Patto può anche diventare un antidoto all’isolamento intrafamiliare e aiutare a mantenere “il punto” con i figli, tanto più quanto più esso è stato adottato in una dimensione collettiva (perché diminuisce il senso di diversità rispetto ad altri minori che hanno maggiori libertà di uso dei device).

È quindi evidente la necessità di dare un supporto ai genitori sia di fronte alle pressioni sociali/economiche sia per fare scelte  che molti di loro sanno di dover fare ma incontrano difficoltà a fare da soli; i genitori possono  recuperare la fiducia di saper contrastare le pressioni esterne per dare spazio alle proprie convinzioni, possono informarsi/formarsi (anche su aspetti pratici/organizzativi che impattano positivamente sul contesto familiare) e possono esercitare azioni di advocacy su istituzioni, politica e produttori di I.C.T. ; ma per agire tutto ciò è fondamentale cooperare in una dimensione di comunità.

“In viaggio con Clara”, un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, ha perciò previsto, nell’ambito delle azioni volte allo sviluppo della Comunità Educante pinerolese, di attivare Patti Digitali di Comunità, coinvolgendo in primis il Comune di Pinerolo, che garantirà una regia istituzionale sia per favorire l’aggregazione dei gruppi civici di lavoro (attraverso lo strumento della Consulta comunale), sia per sancire la nascita dei Patti, sia ancora per sostenere il gruppo di progetto nella diffusione dei Patti ai Comuni limitrofi.

I PATTI DIGITALI DI COMUNITÀ DEL PINEROLESE si ispireranno ai seguenti principi cardine:

  1. SÌ all’utilizzo da parte dei minori del digitale e dei servizi in rete ma nei tempi ed entro i limiti adeguati all’età;
  2. minori preparati alla consapevolezza digitale prima di accedere all’uso dei dispositivi digitali e di servizi e app;
  3. poche regole ma chiare, condivise e supportate dal dialogo genitori-figli, docenti-alunni, adulto-minore; i minori dovranno essere attivamente partecipi delle decisioni che li riguardano;
  4. adulti informati, competenti in alfabetizzazione mediatica e nell’uso degli strumenti di controllo per la sicurezza digitale (formazione e supporto alla genitorialità);
  5. coinvolgimento di tutta la comunità educante nella costruzione dei Patti Digitali

Tutto ciò sarà presentato nell’evento pubblico “FACCIAMO UN PATTO?! Costruiamo con la Comunità pinerolese Patti Digitali per il benessere dei nostri minori” che si terrà il 24 maggio 2024 a Pinerolo, nell’Auditorium dell’Istituto “Arturo PREVER”, in via Carlo Merlo 2

Parteciperanno all’evento in qualità di relatori:

  • Luca Roasio, direttore della Struttura Complessa di Pediatria del Presidio Ospedaliero di Pinerolo;
  • Serenella Lidia Rizzo, Responsabile dei Servizi educativi del Comune di Pinerolo (Coordinamento pedagogico territoriale);
  • Silvia Di Paola, psicologa, psicoterapeuta (Associazione M.E.C.);
  • Alice Di Leva, pedagogista (Associazione M.E.C.);
  • Concluderà l’Assessorato all’innovazione e alla digitalizzazione del Comune di Pinerolo con la presentazione della Consulta comunale, che sarà istituita con il mandato di co-costruire i Patti Digitali;

Seguirà il dibattito con il pubblico.

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