Comunità educante Roverbella: al via il lavoro di rete
di fondazionecomunitadimantova
Confronto e partecipazione come stella polare del lavoro di rete. È da questo intreccio prezioso che prende vita a primavera 2024 il percorso di comunità educante nel territorio di Roverbella, in provincia di Mantova. La proposta di questa sperimentazione virtuosa parte da Michela Bonora, assistente sociale del consultorio familiare che ha sede nel Comune stesso, la quale racconta l’iniziativa.
Comune di Roverbella: al via la sperimentazione di facilitatori di comunità
“Partecipare al percorso formativo “Facilitatori della Comunità Educanti” è stato importante”, spiega. “FaCE mi ha permesso di acquisire un bagaglio di tecniche che mettono nelle condizioni di facilitare un gruppo attraverso uno sguardo orientato al futuro”. FaCE fa parte del progetto “I migliori anni della loro vita”, finanziato dal bando “Comunità educanti” e dall’impresa sociale “Con i Bambini”. Le competenze apprese in quest’occasione sono state messe a frutto proprio sul territorio roverbellese facendo così fiorire una nuova esperienza.
“Ho voluto partire da un terreno che fosse già fertile”, racconta con entusiasmo Michela Bonora. “Il Comune di Roverbella ha da tempo una microstoria di comunità educante attraverso il tavolo “Fragilità e famiglie”, molto attivo e partecipato”, sottolinea. Avviato a suo tempo da Chiara Sortino, assistente sociale e attuale assessora al Comune di Mantova, ha permesso di intercettare alcuni passaggi salienti.
Preadolescenti e bisogni del territorio al centro
“Partire dai bisogni è fondamentale”, precisa a questo proposito Bonora. “Alla luce della formazione FaCE ho manifestato al Comune la possibilità di lavorare sul territorio con un focus ben preciso: i preadolescenti. Negli ultimi anni ho infatti raccolto una serie di preoccupazioni esplicitate dai genitori e dai ragazzi stessi e alle quali va data risposta”. Ma quali sono le criticità più riscontrate dai ragazzi e dalle ragazze di questa fascia d’età? “Occasioni mancate di socialità, solitudine e passaggi non sempre facili da un ciclo di scuola all’altra dove alcune relazioni vengono magari perse”, evidenzia. E ancora: “Non dimentichiamo l’abbandono dell’attività sportiva e la fatica dei genitori di conciliare la vita lavorativa e il tempo di cura familiare. La preadolescenza è un’età per la quale servono “contenitori” sociali protetti che consentano allo stesso tempo di sperimentare sempre più l’autonomia e la relazionalità con i propri pari. Una dimensione che sembra non esistere al di là della classe e che invece è importante mantenere viva proprio attraverso il lavoro di rete”.
Comunità educante Roverbella: il gruppo
Michela Bonora ha così avviato un percorso di reciproca conoscenza tra diverse persone del territorio che sono allo stesso tempo referenti di differenti ambiti. Si tratta di una rete articolata che abbraccia diversi tasselli della comunità con cui le vite dei preadolescenti s’intrecciano. A farne parte insieme a lei, in rappresentanza del consultorio e in veste di facilitatrice, ci sono due docenti dell’istituto comprensivo, il servizio sociale del Comune e il sindaco, la biblioteca, la cooperativa sociale “La Quercia”, ASD Roverbellese Calcio, AVIS Roverbella, la polisportiva Malavicina, il doposcuola Roverbella “Sara Jane Coato”, scout Agesci Roverbella, associazione sportiva di pallavolo “Remo Mori”, i carabinieri e i genitori. Quest’ultimi sono stati coinvolti attraverso un avviso pubblico del Comune. “L’ente comunale è per noi un riferimento fondamentale e prezioso per attivare tutto ciò”, sottolinea Bonora.
Comunità educante roverbellese: sguardo puntato al presente e al futuro
Il percorso ha già preso il via attraverso il primo incontro di presentazione del progetto. “Abbiamo sottolineato l’importanza di esserci perché il turnover impedirebbe la creazione di una vera rete e comunità educante”, evidenzia Michela Bonora. L’obiettivo è chiaro e forte: “La prima cosa importante è conoscerci e creare una relazione che costruisca uno sguardo collettivo in maniera paritaria”. E aggiunge: “L’intento è quello di mettere insieme esperienze, proposte ma anche perplessità per fare una prima fotografia della comunità educante roverbellese. Cerchiamo di scardinare dinamiche di rassegnazione e di costruire una comunità dove protagoniste sono le persone e il confronto”. Al termine di questo primo percorso verrà data restituzione pubblica alla comunità stessa su quanto riscontrato.
Il percorso prevede sei incontri spalmati durante il periodo primaverile e autunnale, con cadenza di un appuntamento al mese. L’orario scelto è quello serale ed è stato individuato partendo proprio dalle disponibilità delle persone, in piena coerenza con il tema cardine. Ingrediente imprescindibile è lo sguardo attento al presente e proiettato al futuro. “Non è un futuro legato alla prestazione ma sempre in risposta ai bisogni”, chiarisce Michela Bonora. “Che cosa manca e cosa vogliamo garantire? Queste sono le domande alle quali possiamo rispondere dando valore alla relazionalità”.
Articolo di Sara Bellingeri – Ufficio Stampa “I migliori anni della loro vita”
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