RAGAZZI DISPERSI NEL MARE DELLA SCUOLA
di engim
Ragazzi dispersi nel mare della scuola
La scuola è un vasto oceano che accoglie al suo interno una moltitudine di ragazzi e ragazze, ognuno con la propria storia, i propri sogni e le proprie fragilità. Per alcuni, questo percorso è lineare e sereno, ma per molti altri si rivela un viaggio complesso, pieno di ostacoli e incertezze. Il rischio più grande che si corre è quello di generalizzare, di etichettare i giovani con giudizi sommari come “scansafatiche”, “ribelli”, “irrecuperabili” o “invisibili”. Ma ogni ragazzo è molto di più: è una storia unica, un intreccio di esperienze, una mappa da esplorare con cura e attenzione, capace di rivelare tesori nascosti.
Mi piace immaginare ogni ragazzo come una piccola barca a vela. Il timone rappresenta la motivazione, quella spinta interiore che li porta (o dovrebbe portarli) a scuola; i remi sono le relazioni sociali, in primis quelle familiari; e la vela è tutto ciò che li circonda, dal contesto scolastico ai rapporti con i professori e i compagni. Per navigare con successo, ogni ragazzo ha bisogno di un equilibrio tra questi elementi. Tuttavia, molti giovani oggi appaiono disorientati: il timone è assente o rotto, i remi sono fragili, e la vela è piena di buchi. Basta una piccola tempesta per farli perdere nel mare della vita scolastica, lasciandoli alla deriva. Sono i ragazzi “dispersi” della scuola, quelli che abbandonano il viaggio, mollano i remi e si lasciano trasportare dalle onde.
Questi ragazzi spesso non si sentono compresi né ascoltati. Dentro di loro si accumulano rabbia, frustrazione e sofferenza, che si manifestano in modi diversi: c’è chi si chiude in sé stesso, costruendo un guscio protettivo che lo rende invisibile, e chi, al contrario, reagisce con aggressività e intolleranza verso qualsiasi regola. Ecco la vera sfida educativa: andare oltre questi gusci, rompere le barriere difensive e aiutare i ragazzi a scoprire i loro talenti, nascosti tra le pieghe delle loro vite.
Il progetto ICARE: un porto sicuro per ripartire
Da tre mesi, il progetto ICARE si pone proprio questo obiettivo: tendere una mano ai ragazzi più fragili, quelli che rischiano di perdersi nel mare della dispersione scolastica. Il nome del progetto, che richiama la scuola di Don Milani, l’espressione inglese “I care” (“mi importa”), è già una dichiarazione d’intenti: prendersi cura di questi giovani, ascoltarli, accompagnarli e offrire loro una proposta educativa diversa, capace di rispondere ai loro bisogni e alle loro aspirazioni.
La dispersione scolastica è un fenomeno complesso, radicato in molteplici fattori: difficoltà familiari, mancanza di motivazione, contesti sociali sfavorevoli, o semplicemente un sistema scolastico che non riesce a rispondere alle esigenze di tutti. Secondo i dati più recenti, nel territorio di Torino il tasso di dispersione scolastica si attesta intorno al 12%, un dato che supera la media nazionale e che evidenzia la gravità del problema. Inoltre, il fenomeno colpisce in modo particolare i ragazzi tra i 14 e i 16 anni, una fascia d’età cruciale in cui molti giovani abbandonano il percorso scolastico senza conseguire nemmeno un diploma di scuola secondaria.
La dispersione scolastica è un fenomeno complesso, radicato in molteplici fattori: difficoltà familiari, mancanza di motivazione, contesti sociali sfavorevoli, o semplicemente un sistema scolastico che non riesce a rispondere alle esigenze di tutti. Questi ragazzi non sono “falliti” o “irrecuperabili”: sono giovani che hanno bisogno di una scuola che sappia innovarsi, che riesca a proporre esperienze significative, relazioni autentiche e laboratori pratici. È necessario costruire un ambiente educativo in cui possano sentirsi accolti, valorizzati e protagonisti del loro percorso.
Nel progetto ICARE, i ragazzi hanno trovato un luogo in cui fermarsi, riflettere e riprendere in mano il timone della loro barca. Attraverso attività di gruppo come il team-building, laboratori pratici (ad esempio imparare a fare la pizza o partecipare a corsi presso la Croce Rossa), e percorsi di orientamento personalizzati, i giovani hanno avuto l’opportunità di esplorare il proprio potenziale e di confrontarsi con il mondo delle professioni e del territorio. Queste esperienze non solo li hanno aiutati a sviluppare competenze pratiche, ma hanno anche dato loro la possibilità di costruire relazioni significative e di sentirsi parte di una comunità.
Parallelamente, il progetto ha messo in atto percorsi individualizzati, pensati per dar voce alle storie personali di ciascun ragazzo. L’obiettivo è quello di ascoltarli, sostenerli e fornire loro strumenti concreti per orientarsi nel proprio percorso di vita. In questo senso, ICARE si configura come un porto sicuro: un luogo in cui i ragazzi possono approdare, ritrovare fiducia in sé stessi e ripartire con maggiore consapevolezza, forza e speranza.
Un nuovo modello di scuola: esperienze, relazioni, laboratori
Il progetto ICARE ci ricorda quanto sia importante ripensare il modello scolastico tradizionale. Per molti ragazzi, la scuola non può essere solo un luogo di trasmissione di nozioni, ma deve diventare uno spazio di esperienze, relazioni e crescita personale. Una scuola che sappia accogliere le fragilità e trasformarle in opportunità, che sappia valorizzare i talenti nascosti e offrire percorsi alternativi a chi si trova in difficoltà.
I ragazzi non sono numeri o statistiche: sono storie, sogni e potenzialità. Sta a noi, come educatori, genitori e comunità, trovare il modo di accompagnarli nel loro viaggio, aiutandoli a navigare anche nelle acque più tempestose. ICARE è un esempio concreto di come sia possibile fare la differenza, offrendo ai giovani più fragili non solo una seconda possibilità, ma un nuovo modo di guardare a sé stessi e al proprio futuro.
In fondo, ogni ragazzo è una piccola barca a vela. E con il giusto sostegno, anche la barca più fragile può affrontare il mare e raggiungere nuovi orizzonti.
Andrea e Daniele – COOP. SOCIALE E.T. s.c.s. ONLUS Educatori di Territorio