Gli abbracci mancati ora ritrovati. Le voci dal carcere Pagliarelli sull’azione di Sostegno alla Genitorialità

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 a cura di Stefano Edward e Laura Bonasera
VOCI DAL CARCERE: GLI ABBRACCI MANCATI 
“Ero una persona nervosa, distratta ed agitata. Grazie allo Sportello alla Genitorialità di Giocare per diritto e alla dedizione della psicologa Cinzia Gambino, ho notato pian piano dei cambiamenti e dei miglioramenti su me stesso, sui figli, la famiglia e le emozioni che ho potuto provare – racconta A.G., detenuto al carcere Pagliarelli di Palermo – Mi ha aiutato molto a capire cosa significa famiglia, figli. Le bambine, le ho riviste dopo 5 anni. Non venivano mai ai colloqui, veniva soltanto mia moglie. Non volevo la loro presenza qui. Grazie anche al supporto logistico sui permessi, sono potuto tornare a casa e quando ho rivisto per la prima volta le mie figlie dopo anni, le ho abbracciate “come Dio comanda”. È stato bellissimo”.
”All’inizio era solo curiosità poi ho trovato un vero aiuto emotivo. Ad ogni colloquio, mi aprivo sempre di più e si è instaurato un rapporto confidenziale con gli operatori – continua D.Q. – Stavo attraversando un brutto periodo: i bambini erano in comunità. Un periodo buio della mia vita perché, costretto a stare qui dentro, non potevo fare nulla per aiutarli e non avevo notizie. Non dimenticherò mai il momento in cui i bambini sono usciti dalla comunità. Qui tutti mi dicevano: “Non ti preoccupare, stai tranquillo”. Quel giorno poi è arrivato ed ero felicissimo. E’ uno dei ricordi più belli che ho da quando sto qui dentro. Non pensavo di poter superare quel momento così triste. Mi hanno sostenuto psicologicamente, mi hanno aiutato. Con Giocare per diritto e con lo Sportello della Genitorialità, è stato fatto tanto per me”.
SPORTELLO DI SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA’: AL CENTRO, IL BENESSERE DELLE FAMIGLIE
“Nel corso degli ultimi due anni, lo sportello ha fornito ai genitori detenuti la preziosa opportunità di condividere le proprie ansie, angosce, speranze, ma anche i loro bisogni e desideri – aggiunge lo psicologo Daniele Armetta, responsabile dell’azione Sostegno alla Genitorialità di Giocare per diritto – Quest’azione ha contribuito a stimolare una riflessione profonda sulle proprie azioni e a fornire un motivo concreto per adottare comportamenti più costruttivi. Con convinzione, sottolineo come il sostegno alla genitorialità dei detenuti non solo concorra al benessere delle famiglie coinvolte, ma costituisca anche un pilastro fondamentale per la riabilitazione e la riforma più ampia del sistema penitenziario”.
RESTARE GENITORI: RICUCIRE LEGAMI AFFETTIVI 
 “Le persone in stato di detenzione fanno parte di un modo dove i rapporti, i legami, gli affetti, le emozioni, lo spazio ed il tempo hanno un significato diverso dal mondo esterno – spiega la psicologa Cinzia Gambino di MetaIntelligenze Onlus, che ha lavorato con i detenuti del Pagliarelli – La mia esperienza mi ha fatto comprendere come il carcere sia un “mondo” a sé stante, fatto di regole ed espressioni differenti da quello della vita che siamo abituati a vivere e/o immaginare. A tutto questo spesso si affiancano problemi di natura medica, disoccupazione e presenza di relazioni coniugali conflittuali.
Inoltre, il carcere per il detenuto comporta dei limiti fisici ed emotivi e spesso questo per un “padre detenuto” si traduce in perdita di ruolo genitoriale.
Lo sportello ha cercato di dare a queste persone la possibilità di “ricucire” un rapporto significativo con l’esterno su più livelli: affettivo-emotivo-relazionale. Tale sostegno psicologico dato al genitore in carcere porta indubbiamente per “effetto cascata” benefici al figlio. Ricordando che in Italia i minori con un genitore in carcere sono più di 100 mila, credo fermamente che questi bambini abbiano il diritto di mantenere un legame affettivo con i propri genitori.
La famiglia con le sue relazioni ed i suoi affetti costituisce una funzione di protezione, di crescita e di apprendimento per ogni individuo ed essere consapevole di ciò è un passo importante per affrontare temi quali la separazione e la gestione emotiva. Con i percorsi psicologi individuali e con la costruzione dell’area gioco ci si è adoperati per ridurre l’assenza affettiva paterna e per superare emotivamente i confini fisici delle “fredde” sale dei colloqui”.
Nella foto: le psicologhe Patrizia Maione, Cinzia Gambino e il responsabile dell’azione Sostegno alla Genitorialità, Daniele Armetta

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