Le attività CEMEA per Galassia
di asinitas
Durante l’anno scolastico appena trascorso, come CEMEA del Mezzogiorno abbiamo lavorato a tutto tondo sulla lingua italiana, declinando in diversi modi le esercitazioni attive che da tanti anni proponiamo, per accogliere e far entrare nel nostro mondo (contesto/scuola/territorio locale nazionale Torpignattara), tutte/i quelle/i che vengono spesso ancora genericamente definiti “stranieri”.
Le nostre attività si inseriscono in macro-azioni che a partire dall’esperienza, abbiamo proposto come specifico contributo per il nuovo progetto Galassia.
Abbiamo realizzato presso l’IC Salacone, plesso Pisacane, un percorso di sostegno scolastico pomeridiano sia per le classi della scuola primaria sia per la secondaria di primo grado, in particolare le prime medie. Il primo gruppo, molto numeroso ha avuto una continuità straordinaria ed una partecipazione entusiasta. Con il secondo gruppo, meno numeroso, si è cercato di lavorare maggiormente sull’autonomia e il metodo di studio. La continuità dell’intervento e la proposta parallela di moduli di italiano L2 in orario scolastico sono stati strategicamente efficaci nel permetterci di creare gruppi il più possibile eterogenei e che nel corso dell’anno hanno trovato le loro “chiavi” per conoscersi e sostenersi.
Gli interventi sono stati realizzati grazie alla passione di un’équipe che si è avvalsa di un numero molto alto tra volontarie e volontari (12), giovani e meno giovani, che si sono messi a disposizione nell’ aiutare bambin3 e preadolescenti. Per loro parallelamente è stata realizzata una formazione che li ha sostenuti attraverso diversi strumenti, che abbiamo condiviso per allineare linguaggi e metodologia educativa. Perchè onestamente, facile non è, e anche tra i più ben intenzionati lo scoraggiamento arriva quando non c’è neanche la lingua a mediare tra grandi e piccoli… In questi percorsi i ritorni positivi sono comunque così tanti, che la fatica è poi ripagata da scoperte e soddisfazioni che arrivano inaspettate.
Come quando lasci che nell’incontro con gli altri, qualcosa arrivi a cambiare il tuo sguardo e scopri che ai corsi di italiano hanno partecipato future pasticciere, campioni di calcio, dottori e tanti sognatori romantici. Studenti e studentesse con il sorriso spesso sdentato che fanno a gara a chi scrive per primo la data sulla lavagna, con l’anno ovviamente sbagliato: una volta siamo nel 2027, un’altra nel 2084 e un’altra volta ancora torniamo nel passato nel 1700! Sono stati/e grandi osservatori ed osservatrici che hanno messo tutto il loro impegno per migliorare la loro comunicazione e crearsi nuove amicizie. Li abbiamo visti lottare contro paure, insicurezze e pregiudizi (loro e degli altri), in tanti hanno ottenuto ottimi risultati.
Per qualcuno è stato più difficile, per altri è stato più semplice: per N., ad esempio, c’è voluto un anno prima di riuscire a parlare senza che la voce le tremasse ed ora che ha raggiunto la sua sicurezza nel gruppo, va spedita e fa gli scherzetti; S., neo arrivato dal Bangladesh, a giugno e con grande gioia della maestra ha iniziato a “produrre frasi oralmente” e a raccontarci del suo quotidiano. S. invece ci parla spesso delle sue quattro fidanzate tra l’Italia e le Filippine, non tutte però sanno di avere una relazione con lui. Poi abbiamo tanti futuri Ronaldo che come gli altri, attraverso le tante letture di albi illustrati hanno vissuto molte storie, hanno fatto disegni, copiati alla lavagna e piccoli dettati.
Abbiamo giocato tanto e costruito giochi, tanti memory tematici.
Abbiamo assistito in una seconda elementare a una trasformazione straordinaria in un bambino indonesiano. R. era estremamente timido e spesso in lacrime per la sua impossibilità di comunicare. Non osava nemmeno usare i bagni a scuola o mangiare né durante le pause, a merenda e a mensa. Tuttavia, grazie all’amore e alla cura che gli ha dedicato l‘équipe, una volontaria del servizio civile e il suo gruppo di pari, ha iniziato ad aprirsi. Questa fiducia ha aperto la strada a un cambiamento incredibile: alla fine dell’anno ha persino iniziato a frequentare lezioni avanzate, nello scritto è stato uno dei migliori del suo gruppo.
Nella scuola primaria Deledda, dove nella maggior parte delle classi ci sono parlanti mediamente 5/6 lingue differenti, abbiamo passato tante ore in classe per parlare delle differenze, attraverso dei laboratori (educare alle differenze) della durata di 2 ore (ogni classe 3 incontri). Il confronto nato dalle attività tra i bambini e le bambine ha spesso sorpreso oltre noi, anche gli e le insegnanti, che hanno apprezzato il fatto di aver avuto modo di conoscere da altri punti di vista i loro alunni. Ma cosa hanno in testa questi bambini?
Dopo la lettura di un albo illustrato abbiamo chiesto ai bambin* di produrre il loro autoritratto su una finestra sul loro “interno”. Alcune loro condivisioni:
Penso a me che dormo, penso che sto sulla luna, penso a un film cinese, penso alla mia famiglia…
Nel disegnare il nostro albero delle lingue abbiamo scoperto che in classe non conosciamo “solo” il cinese, l’indiano, l’arabo, il rumeno, l’ucraino, l’albanese ma anche il marchigiano, il calabrese e ancora il genovese, il formiano, ecc…
Infine una discussione interessante nasce dalla constatazione di una bambina: A casa mia si parla italiano ma mamma parla il siciliano quando si arrabbia…
Da lì siamo arrivati ad affermare con una certa unanimità che le emozioni e le parole sono connesse.
(Cristina Brugnano, associazione CEMEA del Mezzogiorno)