S.O.S. dispersione scolastica

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L’Italia, tra i Paesi dell’Unione europea, è secondo i dati Istat 2023 quello con il maggior numero di “NEET”. La percentuale di giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano, non lavorano e non sono in formazione è intorno al 20%, un dato che riflette in maniera drammatica l’estrema difficoltà nel trovare un’occupazione, ma che evidenzia anche un deficit nel sistema educativo. Alcuni intellettuali parlano di una debolezza costitutiva della generazione Z, descrivendola come lunatica, debole e priva di una visione del futuro. Eppure i giovani nati tra la fine degli anni ’90 e la prima decade del nuovo millennio dimostrano una straordinaria capacità di mobilitazione per i grandi temi che attraversano il nostro tempo – l’ambiente, i diritti civili – e sono realmente cosmopoliti, abituati a girare il mondo low cost parlando un inglese spesso migliore di quello che viene proposto a scuola dai loro insegnanti. Annoiati, è vero, dalle ideologie tradizionali, sono però estremamente sensibili a molte istanze, guidati da un approccio pragmatico e realistico. A volte contraddittorio, ma non privo di passione. Ascoltano Salmo, Ghali e la trap, ma a volte anche De Andrè, comprano vestiti usati su Vinted per non inquinare, ma spesso non resistono al fast fashion usa e getta.

Comprendere perché in così tanti vivono con sofferenza il percorso scolastico non è facile. In Liguria – secondo i dati elaborati al 31 dicembre 2020 dall’impresa sociale Con i Bambini – il tasso di abbandono scolastico è del 12.9%. Tredici ragazzi su cento non arrivano al diploma, considerato il livello di formazione minimo indispensabile per una partecipazione al mercato del lavoro che abbia potenziale di crescita professionale. Le cause sono molteplici e spesso coesistono e si rafforzano nella storia di vita dei ragazzi e delle loro famiglie: vanno dalla povertà economica a quella culturale, da una scelta sbagliata dell’indirizzo scolastico a una difficoltà della didattica proposta in aula di risultare piacevole e coinvolgente. Il chiudere i ponti con la scuola senza raggiungere il diploma è però sempre una sconfitta, una cesura violenta che cancella uno spazio fondamentale per la crescita personale di un giovane.

Per contrastare il fenomeno in Liguria arriveranno – grazie ai fondi europei del programma Next Generation Eu – 11 milioni e 653mila euro. Lo conferma l’Ufficio scolastico provinciale. Di queste risorse, 1.573.000 euro saranno destinati a nove scuole della nostra provincia (sette istituti superiori e due comprensivi) per dare vita a percorsi di rafforzamento delle competenze. Puntellare, sostenere e sorreggere lo studente che incontra difficoltà lungo il percorso dovrebbe essere garanzia di una minore dispersione. Sul territorio però un progetto per la prevenzione e il contrasto alla povertà educativa – cofinanziato da Fondazione Carispezia e impresa sociale Con i Bambini – è già attivo, e con successo. Partito nel 2022 si concluderà nel 2026, coinvolgendo 23 partner pubblici e privati. L’investimento anche in questo caso è importante e si aggira su un milione e 200mila euro. “Si chiama Futuro Aperto e in questi primi due anni – spiega la referente Gilda Esposito – abbiamo cercato, in sinergia con le scuole, di stimolare la curiosità e la creatività dei ragazzi in modo innovativo: il Palio del Golfo, il castello San Giorgio, la musica, il teatro, le escursioni sono tutti elementi che sono andati a comporre un mosaico di esperienze che arricchiscono quanto a volte, in maniera un po’ noiosa, si può apprendere da un libro. Per vedere i frutti di quanto seminato ci vorrà del tempo, ma i risultati, sono sicura, arriveranno”.

Link all’articolo: Sos dispersione scolastica. Tredici su 100 si arrendono. In arrivo 1,5 milioni per frenare (lanazione.it)