Prima giornata di formazione Le basi scientifiche dell’approccio BIO PSICO SOCIALE

di

Prima giornata di formazione relativa alla prima fase del Progetto

“Facciamone di tutti i colori! Moltiplichiamo i luoghi dell’inclusione”

11 maggio 2024 dalle 9.00 alle 13.00
presso l’aula formazione della capofila coop. Soc. San Martino
Viale Teracati 51/m

 

Docente
dottore N.P.I.
Francesco Sciuto

Il modello biopsicosociale

È stato avviato il primo percorso formativo, finalizzato alla condivisione di un linguaggio comune sul modello biopsicosociale, tra i diversi attori della rete. Sono state presenti operatrici e operatori dell’equipe multiprofessionale, referenti degli istituti scolastici, esperti di laboratorio, il direttore del progetto e la coordinatrice di rete.  Il docente, neuropsichiatra infantile Dott. Sciuto, ha iniziato la giornata formativa sottolineando la preziosa coincidenza tra l’avvio del progetto “Facciamone di tutti i colori! Moltiplichiamo i luoghi dell’inclusione” e i contenuti del Decreto legislativo sulla Disabilità approvato dal Consiglio dei Ministri il 15 aprile 2024. Vi è un’ampia convergenza tra lo spirito del Decreto, che finalmente recepisce in pieno l’orientamento ICF (il modello biopsicosociale nell’approccio alla disabilità), sottolineando la centralità del Progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato e gli obiettivi del Progetto. Il docente ha evidenziato che da circa vent’anni il modello ICF è stato introdotto, ma finora non era stato recepito in modo integrale nell’ordinamento normativo relativo alla disabilità. La sperimentazione che verrà realizzata nel territorio di Siracusa e Floridia risponde pertanto pienamente alle indicazioni contenute nel decreto.

Evidenziamo che il progetto ha sviluppato una strategia di intervento coerente con le indicazioni del bando “Tutti inclusi”, promosso da Impresa con i bambini, bando che ha avuto il merito di essere stato basato integralmente sulla valorizzazione del modello di intervento biopsicosociale.

Sono stati presi in esame alcuni dei passaggi chiave del decreto Disabilità che viene definito dal Ministro per la disabilità: una rivoluzione culturale e civile, che sviluppa un nuovo paradigma nella presa in carico della persona con disabilità, eliminando le estreme frammentazioni tra le prestazioni sanitarie, sociosanitarie e sociali.

Viene ribadita la centralità del progetto di vita che è lo strumento che individua, per qualità, quantità ed intensità, gli strumenti, le risorse, gli interventi, i benefici, le prestazioni, i servizi e gli accomodamenti ragionevoli, volti anche ad eliminare le barriere e ad attivare i facilitatori necessari per l’inclusione della persona stessa nei diversi ambiti di vita, compresi quelli abitativi, lavorativi e sociali.

Coinvolgimento attivo delle famiglie

Un altro aspetto fortemente sottolineato dal decreto e ripreso dal docente è quello relativo alla partecipazione fondamentale del soggetto con disabilità e della sua famiglia all’elaborazione del Progetto di vita. A questo proposito, il direttore del progetto Sebastiano Anastasi ha evidenziato come l’aspetto del coinvolgimento attivo delle famiglie dei destinatari del progetto è un pilastro della strategia di intervento individuata e occuperà tutta la prima fase del progetto, configurandosi come processo di capacitazione da parte delle famiglie, elemento indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Dopo l’analisi del decreto Disabilità, il docente ha proposto uno spunto di riflessione molto importante, relativo alle fondamenta scientifiche del modello biopsicosociale. In particolare, ha messo in evidenza la fondamentale scoperta (italiana) dei neuroni specchio che consente la comprensione dei meccanismi relazionali attraverso i quali si sviluppa la biologia del funzionamento cerebrale. L’aspetto fondamentale, riconosciuto ai processi relazionali nello sviluppo dei percorsi evolutivi di ogni soggetto, è alla base del modello biopsicosociale e conferisce al modello il suo statuto scientifico. La scelta effettuata in sede progettuale di strutturare tutti gli interventi tenendo sempre conto dei contesti gruppali in cui sono inseriti i beneficiari è del tutto coerente con questo modello e rappresenta un punto di forza del progetto.

Il modello di classificazione ICF

Nell’ultima parte della giornata formativa è stato introdotto il modello di classificazione ICF; il docente ha illustrato la sua struttura multidimensionale, coerente con un approccio che tiene conto della complessità (citando il teorico della complessità Edgar Morin) delle situazioni da affrontare in ogni approccio ai soggetti con disabilità. Si tratta di un modello che ha la capacità di integrare gli sviluppi delle neuroscienze con gli aspetti educativi e che applica le conoscenze psicologiche a coerenti strumenti riabilitativi e didattici.

Nel modello ICF la disabilità è definita come la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo. Tale definizione rappresenta una novità in ambito internazionale proprio perché chiarisce che la disabilità non è definita solo dalla diagnosi, ma dalla interazione di una condizione di salute con fattori contestuali che, a secondo della presenza di aspetti facilitanti o ostacolanti, possono determinare un livello di disabilità molto diverso.

 

 

Rappresentare in modo organico le condizioni della salute umana

ICF è uno strumento in grado di rappresentare in modo organico le condizioni della salute umana, non è centrato sulla malattia, ma sulla salute e sugli aspetti positivi del funzionamento umano. La concezione di disabilità viene inquadrata nell’ampia differenziazione umana e viene definita nel rapporto tra persona ed ambiente o, meglio, nella combinazione tra capacità, performance e fattori personali ed ambientali.

Tale approccio rappresenta la condizione di salute come la risultante dell’interazione dinamica tra aspetti biomedici e psicologici della persona (funzioni corporee e strutture corporee), aspetti sociali (attività e partecipazione svolte nella quotidianità) e fattori di contesto (fattori ambientali e personali).

Alla fine della giornata formativa sono stati presentati alcuni esempi di codificazione di situazioni diverse di disabilità, che fungeranno da materiale base per i prossimi interventi formativi.

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