Genitori a lezione di social e Internet contro i rischi della Rete

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I genitori a lezione di social network e Internet per aiutare i figli a difendersi dai possibili pericoli del web. La cooperativa Arkè di Pistoia ha organizzato insieme a Sed-Servizi per l’educazione digitale e in collaborazione con il Comune di Pistoia un corso per mamme e papà sulla Rete, gli strumenti digitali più utilizzati dai giovanissimi e le problematiche ad essi potenzialmente connesse. Le lezioni “Parental control” sono state organizzate nel contesto del progetto “Diritto di transito” promosso dal consorzio Arché di Siena e selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Agli incontri (tre, più uno finale che si terrà a settembre) che si sono svolti al centro giovani “Sotto il Palazzo” di Pistoia hanno partecipato 10 genitori, di varie culture e Paesi, alla presenza anche di un mediatore culturale.

Francesco Pagnini e Francesco Brizzi, presidente e vicepresidente di Sed, hanno spiegato loro le basi del web, le differenze tra i diversi social e le applicazioni di messaggistica istantanea esistenti, soffermandosi poi sui rischi della Rete: aggressività verbale e cyberbullismo, pedopornografia e adescamento on line.

Il web e lo spirito di gruppo favoriscono comportamenti più disinibiti e senza empatia, anche i ragazzi o le ragazze che non sono mai stati bulli posso avere in questo contesto comportamenti che denotano un profilo potenziale di cyber-bullo” spiegano Pagnini e Brizzi. “L’elevata esposizione che i ragazzi hanno, aderendo contemporaneamente a più social, aumenta poi le probabilità di adescamento on line.” Ai genitori sono state mostrate anche chat reali per illustrare le tecniche più usate dagli adescatori.

La pandemia ha acuito il fenomeno. “Spesso il materiale lascivo che si trova in Rete è fatto circolare spontaneamente dalle persone: questo fenomeno con i vari lockdown è aumentato. Inoltre è disconosciuto agli adulti” spiegano Pagnini e Brizzi.

Il corso serve per rendere i genitori più consapevoli sia degli strumenti digitali sia dei possibili rischi in modo che possano consigliare ai figli il corretto uso e intercettare situazioni rischiose.

“L’informazione può salvare in tante situazioni” commenta Teresa Di Spirito, coordinatrice per Arkè del centro giovanile “Sotto il Palazzo”. “Non basta dire ‘I giovani stanno sempre attaccati allo smartphone’, occorre capire perché lo fanno, cosa c’è in questo mondo che tanto li attrae. Comprendere, informarsi è il primo passo per instaurare un dialogo costruttivo con loro e aiutarli se ce ne fosse bisogno. I genitori dei ragazzi che frequentano il nostro centro si sono dimostrati molto sensibili su questo tema: è nostra intenzione ripetere il corso anche in futuro”.

I genitori hanno chiesto di poter fare anche un incontro insieme ai figli, che sarà organizzato in autunno.

“L’esperienza degli incontri formativi realizzata con i genitori a Pistoia, dimostra quanto siano attuali e importanti progetti come Diritto di Transito per dare una risposta concreta al contrasto della povertà educativa nelle sue diverse manifestazioni” dichiara Emanuele Gambini, project manager del progetto Diritto di Transito. “Diritto di Transito, avviato nel febbraio di quest’anno, nei tre anni di sviluppo delle attività, avrà modo di realizzare interventi concreti su vari territori in Toscana. Colgo l’occasione per ringraziare in particolare i partner direttamente coinvolti, ma soprattutto le persone che, partecipando attivamente alle attività proposte, hanno reso possibile un lavoro di rete che ci auguriamo possa conseguire un impatto significativo.

“Si tratta di un’altra iniziativa a favore dei giovani e della loro corretta crescita – evidenzia il vicesindaco e assessore alle politiche di inclusione sociale Anna Maria Celesti – . Sappiamo che l’utilizzo eccessivo del web può avere numerose conseguenze sulla salute e il benessere della persona, sia sotto il punto di vista emotivo e psicologico, che fisico. Parlare a ragazze e ragazzi dei fattori di rischio dell’uso di internet e favorire le competenze necessarie a fronteggiare al meglio possibili situazioni critiche è importante, considerato anche il periodo di chiusure e restrizioni a causa della pandemia, durante il quale i giovani hanno utilizzato la rete in modo eccessivo, essendo l’unico mezzo di comunicazione possibile. Il progetto coinvolge anche le famiglie con l’obiettivo di renderle maggiormente consapevoli del mondo digitale e dei suoi rischi”.

Ricerca Sed su giovani e web

Una ricerca fatta da Sed a Sesto Fiorentino tra il 2020 e il 2021 tra oltre 800 ragazzi di seconda e terza media fornisce una fotografia del mondo digitale tra i giovani.
Il 91% degli intervistati usa uno smarpthone personale: il 35% lo ha ricevuto a 10 anni, il 41% a 11, l’8% a meno di 8 anni. I social preferito è Youtube (82%), seguito da Instagram e Tik Tok (66%), Snapchat (26%), Twitch (21%), Pinterest (18%) e Facebook (12%); solo il 4% dei ragazzi non usa nessun social, il 67% ne utilizza più di uno, e il 73% più di una volta al giorno.

Tra i servizi di messaggistica istantanea il più gettonato è Whatsapp (99%), seguito da Telegram (25%) e Skype (21%), ma spesso gli studenti ne usano più di uno.

Più della metà degli studenti (67%) ha conosciuto nuove persone tramite le chatroom, il 33% ha avuto accesso a contenuti esplicitamente vietati ai minori di 18 anni, il 32% ha ricevuto foto o video a carattere estremamente violento, e il 9% di loro li ha condivisi.

La metà ammette di aver usato le applicazioni della rete per offendere (52%), il 19% dei ragazzi offende usando più ambienti digitali (social, messaggistica istantanea, giochi) “denotando un profilo potenziale di cyber-bullo in determinate condizioni che possono favorire il fenomeno” spiega lo studio. Il 36% è stato offeso via web.

Più della metà dei giovani (65%) ha ricevuto consigli da mamma e papà su come navigare in maniera sicura in Rete, ma solo pochi genitori poi sono presenti quando i figli usano Internet: il 4%. Oltre un ragazzo su due (57%) uno su due diffonde proprie foto in rete senza la consultazione un genitore, il 27% ha creato un profilo social sconosciuto agli adulti di casa, per eludere i controlli.

Il 66% dei ragazzi partecipa alle challenge (sfide lanciate da utente a utente in rete),
Il 14% ha inviato foto di nudi o sessualmente esplicite e provocanti in chat, il 35% le ha ricevute, il 17% ha ricevuto offerte di regali (soldi, ricariche, cell, oggettistica varia) in cambio di foto o dati personali da parte di persone conosciute in Rete. Quasi la metà (47%) ha vissuto esperienze preoccupanti on line: ricezione di virus, offese, richieste di foto e dati personali. La metà (49%) teme di imbattersi in un pedofilo. Come prima strategia messa in atto dopo una situazione ipoteticamente preoccupante, il 61% si rivolge ai genitori, il 21% lo racconta un amico. Ma il 13% lo tiene per sé.

Da una ricerca fatta sempre da Sed nel 2018 su 2370 studenti di seconda e terza media e 438 adulti, emerge che non sempre i genitori hanno un’esatta percezione del mondo della Rete vissuto dai figli. Per esempio solo il 3% dei ragazzi ha affermato di non usare nessun social, per gli adulti invece era il 13%; il 7% dei ragazzi ha accettato le challenge, invece per i genitori è solo il 7%; gli studenti che hanno usato le applicazioni della rete per offendere sono stati il 51%, per i genitori il 9%; il 36% dei minori ha ricevuto richieste inadeguate (foto, dati sensibili personali, numero di telefono) da persone conosciute solo in rete, ma per i genitori è accaduto solo al 4%.

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