Scuola secondaria: una scuola da promuovere?

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14/09/2023

Mercoledì 6 settembre il Cinema Teatro Giardino di Breno ha ospitato la prima delle quattro giornate dedicate alle scuole della Valle Camonica. La giornata, dal titolo “Fa quel che può, quel che non può non fa. Scuola secondaria: una scuola da promuovere?” usa le parole di Alberto Manzi per concentrarsi sulla scuola secondaria di primo grado e su coloro che la abitano, docenti e ragazzi/e. 

Centrale, ai tre interventi della mattinata, l’idea che la scuola sia formazione a tutto tondo, non solo didattica ma formazione umana, conquista della persona attraverso l’esperienza inserita in paesaggi di apprendimento. 

Nel primo intervento Barbara Romano, ricercatrice presso la Fondazione Agnelli, porta dati che parlano di un’identità, quella della scuola, da ripensare e riconoscere. Una scuola che deve necessariamente ridurre disuguaglianze sociali e divari territoriali dei suoi studenti, migliorare il benessere, ridurre la pressione e lo stress, accrescere la capacità di lavorare in autonomia, orientare a scelte di studio consapevoli. Al contempo una scuola che supporti docenti e dirigenti nell’incentivare la sua efficacia e adeguare la didattica al mondo di oggi. 

Una scuola di frontiera, racconta Mario Maviglia, dove il compito affidato agli insegnanti è quello di essere “come ponti verso la conoscenza che invitano i loro studenti a servirsi di loro per compiere la traversata; poi, a traversata compiuta, si ritirano soddisfatti, incoraggiandoli a fabbricarsi da soli ponti nuovi”, citando il poeta Nikos Kazantzakis. Un incoraggiamento ai docenti come professionisti invitati ad adeguare la professionalità alla fase di vita dei loro studenti, puntando sempre più verso la promozione dell’autonomia, del dialogo e del confronto attraverso compiti di realtà, che li avvicinino alla conoscenza tramite la sperimentazione attiva. Preadolescenza fase di vita “instabile” ma che offre opportunità su cui fare leva: passione, curiosità, voglia di esplorare e desiderio di cooperare con i pari.  

L’intervento successivo, di Salvatore Lentini, dirigente scolastico dell’IC Sovere (BG), si allinea a questo, con i suoi “33 perché che imbrigliano la scuola media”, un incalzante contributo di domande-provocazioni alla comunità educante “perché quello che conta non sono le risposte, diverse per ciascun contesto, ma il porsi le domande giuste”. Lentini si sofferma poi all’importanza del cambiamento necessario in riferimento alle strutture scolastiche introducendo il concetto di “paesaggi di apprendimento” in cui lo spazio è parte integrante del curricolo scolastico e deve quindi essere un luogo d’incontro diffuso, stimolante, da indagare e nel quale sperimentare in ottica interdisciplinare. Ma anche sulla costruzione della cittadinanza, tramite l’interazione e apertura al territorio, l’incoraggiamento all’autonomia e alla responsabilità dei ragazzi, in primis, ma anche dei docenti nel guardare in maniera critica e costruttiva alle loro scelte didattiche e al loro modo di lavorare insieme.  

La scuola, per favorire l’apprendimento ma anche la crescita dei suoi studenti come individui, citando Lentini, ha bisogno di costituirsi sempre più come contesto nel quale incontrare la “Seduzione didattica ed esperienziale”.  

La forza della giornata di studio sta nella sua natura e visione innovativa in interazione e alla presenza di Regione Lombardia, Ufficio Scolastico Regionale, Comunità Montana, ATSP e CCSS Centro Coordinamento Servizi Scolastici.

Il pomeriggio si struttura in quattordici sessioni di approfondimento ideate e condotte in profonda integrazione con il progetto DAD che con i propri formatori apporta un supporto diretto e gode al contempo dell’interazione con i circa 200 docenti coinvolti. 

 

 

Elisa Petteni – Coop. Il Calabrone

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