Il talento nascosto del laboratorio EduFood

di

“A tavola, è pronto!” 

“Janet, tesoro, mi aiuti ad apparecchiare?” 

“Tito, mentre io scolo la pasta, tu affetta il pane e mettilo in tavola” 

“Randy, lo so che sei affamato, ma va’ prima a lavarti le mani!”

“Ma cos’è questo profumo delizioso? Mmh, ho l’acquolina in bocca!” 

“ Ma cos’è ‘sta puzza? Mammaaaaa, hai fatto il cavolo ?!!? Io non mangio eh!”

“No, tu mangi!”

In quanti modi si comincia un pasto? E in quanti modi si svolge e si conclude? Il calcolo è difficilissimo; numero delle famiglie per numero dei pasti, per giorno della settimana, per festa comandata, per compleanni vari, per amici che rimangono perché poi dobbiamo fare una ricerca, per mi faccio una spremuta e sto bene così, per questa sera andiamo dal cinese?

Tante variabili che possono generare tantissimi comportamenti che avranno altrettante conseguenze, con una costante, però, per le famiglie dei bambini con disturbo dello spettro autistico: l’ansia!

L’ansia che con non ti abbandona mai che in cucina, se possibile, si amplifica.

Perché il bambino mangia solo due cose, perché ci mette quattro ore per finire il pasto, perché se sente l’odore del formaggio in quel nano secondo che apri il frigo per prendere l’acqua inizia a battersi la testa, perché se dobbiamo andare in pizzeria con la squadra di basket di Jermaine deve per forza tenere il tablet sul tavolo altrimenti comincia a correre tra i tavoli urlando ( da questo punto di vista il Covid è stato una salvezza, brutto a dire)

Molti comportamenti problema nascono a tavola per diverse ragioni, spesso sensoriali, i genitori lo sanno e sono allenati ad affrontarli, capirli, anticiparli, sono allenati ma sembra che l’allenamento non basti mai per uscirne vincitori.

edufood

 

Forse perché il campo non è neutro, perché su questo terreno può assalirti il dubbio atroce che il figlio così speciale non riesci nemmeno a nutrirlo e a quel punto meglio tornare negli spogliatoi.

Il laboratorio edufood, che terminerà tra due settimane ( lo sappiamo che i bilanci si fanno alla fine ma quando c’è il lieto fine qui al Centro BeBlu ci piace spoilerare) è stato per le famiglie che hanno partecipato, quello che Quincy è stato per Michael: un incontro fortunato per tirare fuori la consapevolezza, la consapevolezza del proprio talento di genitore in grado di affrontare (per risolvere ci vuole tempo) anche quella che sembra una catastrofe biblica.

Ehi, capiamoci bene, non stiamo dicendo che adesso i nostri cinque bambini sono diventati redattori della guida Michelin e custodi del cerimoniale a Buckingham Palace ma sicuramente sono emersi in maniera chiara i punti di forza, dei bambini e dei genitori, su cui fare perno ed affinare le armi per affrontare i punti di debolezza.

Ancora una volta la sfida lanciata dal progetto C.O.M.E. A. C.A.S.A.  ci ha costretti a guardarci dentro e a rimboccarci le maniche.

Grazie a tutti gli amici del faro cooperativa sociale.

Stasera aperitivo in spiaggia?

 

p.s. Ogni riferimento a famiglie oltremodo talentuose è assolutamente involontario.

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