Lo specchio mio sei tu: con “Lavoriamo sulle emozioni” di Sedici Modi di Dire Ciao gli altri ci parlano di noi
di giffoniexperience
A Fonni protagonisti giovani da Campania, Calabria, Basilicata, Sardegna e Veneto per il progetto, realizzato da Giffoni, nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa
A scuola non ci insegnano le emozioni. Nessuno ti spiega la rabbia, il senso di colpa, il dolore. Nessuno ti dà la chiave per sopravvivere a quell’onda anomala che, prima o poi, arriva e ti investe in pieno. E quando il caos ti sovrasta c’è solo una soluzione: fermarsi il tempo necessario a recuperare una visione lucida per identificare ciò che ci ha condotto fin lì. Ma come si fa a spiegarlo ai più piccoli? E come gli altri possono diventare lo specchio con cui, in fondo, riusciamo a guardarci dentro? A rispondere a questa domanda “Lavoriamo sulle Emozioni”, il lab a cura del Centro sociosanitario San Nicola di Giffoni Valle Piana, che ha permesso ai partecipanti al campus di Sedici Modi di Dire Ciao in Sardegna di conoscere e riconoscere, in sé e negli altri, le sensazioni da cui sono attraversati.
Il progetto, ideato da Giffoni, selezionato da Con i Bambini e supportato da Fondazione con il Sud, si rivolge a giovani tra gli 11 e i 17 anni provenienti da Campania, Calabria, Basilicata, Veneto e Sardegna. Il nuovo appuntamento è organizzato in collaborazione con l’associazione Nuovi Scenari e la cooperativa Scenari Verdi diretta da Giuseppe D’Antonio. Attraverso il gioco i ragazzi hanno potuto dedicarsi alla comprensione di se stessi e di chi gli sta intorno, con l’aiuto della mediatrice e counselor Giulia Troisi.
Gli altri, sempre, ci parlano di noi. O meglio: in loro vediamo quelle qualità ma più spesso ancora quei difetti, quelle spigolosità, quelle inconcludenze che in realtà ci appartengono. E in effetti è una specie di strano film: vediamo in chi ci è più vicino con chiarezza disarmante, sentimenti, pensieri, impulsi irritanti, fastidiosi, noiosi, insostenibili o belli e coinvolgenti. Succede con maggior chiarezza nelle situazioni di conflitto emotivo oppure se ci sentiamo in qualche modo minacciati nel nostro benessere o nella nostra tranquillità. È un modo per portare “all’esterno” (appunto: “proiettare fuori”) quello che abbiano in realtà dentro, ci appartiene: è uno stratagemma difensivo del nostro inconscio. È così: uno dei tanti doni che ci fa la “gente” che ci sta intorno è quello di diventare i nostri specchi, mostrarci parti di noi, così che possiamo assumercene la responsabilità e, pertanto, smettere di proiettarle sugli altri.
Quando prendiamo consapevolezza dei nostri processi mentali riusciamo poi a predisporci ad accogliere meglio – con empatia e rispetto – l’altro: non solo perché ci parla di noi ma perché, a quel punto, possiamo contenere pure quella parte di lui “spiacevole”, comprendendola, in quanto è stata o è anche nostra. Si tratta di una prospettiva che, messa in pratica, apre spazi di bellezza – inimmaginabili prima – nelle relazioni. Come scrisse Rudolf Steiner: “Votarsi alla materia distrugge le anime. Trovarsi nello spirito unifica gli uomini. Vedere sé nell’altro edifica mondi”.
E di emozioni e incontro ha raccontato anche Music in Campus che, per il secondo giorno, ha guidato i partecipanti tra vocalizzi e utilizzo degli strumenti. Prende, infatti, forma l’adattamento di “The war song” dei Culture Club, grazie al mini-studio di registrazione attivato dai musicisti, cantautori, compositori e produttori Domenico Andria, Stefano De Rosa, Anna Maria Fortuna e Max D’Alessandro. Alla registrazione del brano, in queste ore, si sta affiancando anche la realizzazione di un video clip che vedrà i ragazzi nelle vesti di attori, registi e sceneggiatori con il supporto del team di Giffoni.
“Il progetto è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minori le. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD. www.conibambini.org”.
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