La panchina verde della campagna “Non sono emergenza” conquista #Giffoni54: uno spazio per raccontare paure e desideri

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È un luogo protetto, dove fermarsi e raccontarsi, senza filtri, liberi e senza sentirsi giudicati. Si rimane incuriositi, trovandosi di fronte alla panchina verde collocata all’ingresso del Giffoni Village. Un’immagine potente, che evoca immediatamente la possibilità di sedersi e fermarsi a chiacchierare con uno sconosciuto, un amico, un adulto, un anziano.

La panchina verde, simbolo della campagna “Non sono emergenza” contro il disagio giovanile, promossa dall’Impresa sociale “Con i Bambini” e presentata al Giffoni Film Festival, diventa un luogo dove confessare le proprie paure e i grandi sogni, anche quelli che sembrano impossibili.

Il colore verde, con lo slash arancione simbolo della campagna, spezza la routine quotidiana. Significa imparare a parlare con l’altro guardandosi negli occhi, non attraverso il video di uno smartphone, con i propri dubbi, le proprie incertezze e i desideri più profondi, che spesso sembrano anche troppo grandi perfino da pronunciare.

Fragilità da superare e da sciogliere, la paura di sentirsi giudicati o diversi. La panchina verde diventa l’occasione per trasformare le fragilità in forza, esprimendo se stessi e guardarsi dentro attraverso gli occhi degli altri, superando il disagio iniziale.

Proseguono a #Giffoni54 le attività dedicate a temi di grande attualità quali il contrasto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa, la promozione culturale, l’orientamento al lavoro, la formazione e l’arricchimento dell’offerta scolastica.

La campagna “Non sono emergenza” si propone di affrontare il disagio giovanile da diverse angolazioni, trattando temi come la depressione, i disturbi alimentari, il bullismo, le baby gang e l’identità di genere. Giovani che parlano ai giovani, attraverso i Giffoners di Sedici Modi di Dire Ciao, a cui è affidato il compito di intervistare i loro coetanei durante il Festival.

È un’occasione per tirare fuori le emozioni per Alessandra, +13: «Mi crea ansia che qualcuno sia lì ad osservarmi. Ho il terrore di parlare davanti agli altri, ma questa esperienza mi aiuta a gestire meglio l’ansia. A scuola, durante le interrogazioni, mi blocco e mi vengono gli attacchi di panico. Non riesco a comunicare e mi sento piccola. Credo però che questa sfida a Giffoni potrà aiutarmi in futuro, magari tracciando un segno netto nel superamento di questo disagio, magari imparando a controllare le mie emozioni – aggiunge – Da due anni sono al Festival, non ero abituata a seguire tutte queste attività e ne sono entusiasta. Giffoni rappresenta amicizia, collaborazione, trascorrendo 24 ore su 24 insieme ai miei coetanei. Sono appassionata inoltre di film e serie tv, per cui avere la possibilità di vedere nuove produzioni e anteprime ogni giorno è un’occasione imperdibile, anzi unica».

La panchina è un’esperienza un po’ strana per Raffaella Morriello, che si è fermata a chiacchierare con una sua amica: «Mi sono sentita molto osservata. La mia paura più grande è l’ansia: non so riconoscerla, credo di avere degli attacchi di panico, collegato un po’ alla scuola, ma soprattutto alle emozioni, però sto imparando a consapevolizzare questa mia difficoltà – insiste Raffaella, al suo primo anno a Giffoni – Il festival è felicità. È bello conoscere nuove persone e stringere nuove amicizie. Mi aspettavo di sentirmi un po’ più sola, non di trovare così tanti nuovi amici, invece, ogni giorno è una nuova sorpresa».

Arriva dalla Calabria Francesca Cagliuso: «Un enorme imbarazzo, disagio, qui davanti a tutti, soprattutto perché è la prima che vengo a Giffoni. Il mio sogno più grande è fare l’attrice per cui sto partecipando anche ai laboratori di recitazione. Paure non ne ho. Sto vivendo benissimo il Festival, perché ho stretto legami fortissimi con un gruppo di ragazzi: non me l’aspettavo e sono molto contenta. Giffoni è allegria».

Ogni giorno sfida la sua più grande paura Lina Rizzo, 14 anni. Per lei ritrovarsi in posti con tanta gente le crea disagio, ma “mi sto mettendo in gioco”, confessa. «Sto sempre un po’ da parte, defilata, ma ci sto lavorando – ride – La panchina suscita inizialmente imbarazzo, perché tutti ti guardano, ma poi si rivela un’opportunità.  Giffoni per me è gioia, allegria, mi fa conoscere persone e mi fa sentire libera. La diversità è una forma di ricchezza».

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