La continuità didattica: una sfida contro la povertà educativa nel ritorno a scuola
di solcoverona
Con l’avvio del nuovo anno scolastico, emerge con forza un tema cruciale per il futuro degli studenti: la continuità didattica. Non è solo una questione amministrativa, ma un elemento essenziale per combattere la povertà educativa, soprattutto nei territori svantaggiati. L’assenza di stabilità tra insegnanti e alunni, infatti, può compromettere il percorso formativo e, di conseguenza, le opportunità future dei ragazzi — specie di quelli che vivono in contesti difficili.
Il ritorno a scuola dopo l’estate: non tutti gli studenti sono uguali
Con settembre e il rientro in aula, migliaia di studenti italiani sono tornati alla routine scolastica, ma non tutti con le stesse opportunità. Secondo i dati*, in Italia il 14,5% degli insegnanti è supplente, e la quota sale al 24,9% includendo i docenti di sostegno. Questo significa che in molte scuole, specialmente nelle aree interne e periferiche, i docenti non sono stabili; una situazione che si aggrava nelle aree svantaggiate, dove la mobilità dei docenti è del 9%, contro una media nazionale del 7%.
Progetto CARE, dedicato alla costruzione di reti educanti e al contrasto della povertà educativa, riconosce la centralità degli insegnanti in questo processo. Il loro ruolo va oltre l’insegnamento: sono punti di riferimento fondamentali per studenti e famiglie. La continuità didattica, ossia la permanenza dello stesso docente per più anni con gli stessi studenti, è una condizione necessaria affinché si possano creare legami di fiducia, capaci di incidere profondamente nel percorso educativo.
Il valore della continuità didattica: una relazione che fa crescere
Un insegnante che segue i propri alunni nel corso del tempo ha la possibilità di costruire un rapporto basato sulla fiducia e la conoscenza reciproca: un legame che permette di adattare il metodo didattico alle esigenze del singolo studente, valorizzandone i punti di forza e lavorando sulle difficoltà. La continuità didattica diventa quindi un ingrediente fondamentale per stimolare la crescita personale e professionale dei giovani.
La mancanza di continuità si avverte maggiormente nelle scuole delle aree interne o in quelle caratterizzate da elevata mobilità degli insegnanti. Nei territori svantaggiati, infatti, l’alternanza continua di docenti rende ancora più difficile il contrasto alla povertà educativa. Gli studenti che provengono da famiglie con meno risorse economiche e culturali sono peraltro spesso quelli che traggono i maggiori benefici da una relazione stabile con i propri insegnanti.
Povertà educativa e differenze territoriali: una questione europea
La carenza di insegnanti è un problema che colpisce non solo l’Italia, ma gran parte dei paesi europei; non tutti però lo affrontano allo stesso modo. In Italia, purtroppo, non esistono politiche specifiche per contrastare la carenza di docenti nelle aree più svantaggiate, al contrario di altri paesi Ue che hanno messo in campo soluzioni sistemiche o interventi mirati per territori e scuole particolarmente vulnerabili.
Il dato di Verona è particolarmente significativo: il 24,59% degli insegnanti è a tempo determinato. Ciò evidenzia come, anche in territori economicamente sviluppati, la continuità didattica sia comunque una sfida aperta. Questa carenza ha poi un impatto diretto sulla qualità della formazione degli studenti, e le disparità educative crescono.
Il ruolo centrale della scuola e della comunità educante
Nessuna politica di contrasto alla povertà educativa può prescindere dal ruolo degli insegnanti. Insieme alle famiglie, sono coloro che trascorrono più tempo con i giovani, influenzandone percorsi e scelte future. Progetto CARE lavora in questo senso, cercando di costruire una rete di sostegno tra scuole, famiglie e associazioni, affinché la comunità educante possa farsi carico del futuro dei ragazzi, specialmente di quelli più fragili.
Per far funzionare questa rete, è necessario che il rapporto tra insegnanti e studenti possa consolidarsi nel tempo. Solo così sarà possibile fornire agli alunni una guida sicura, capace di orientare le loro aspirazioni e dare concretezza ai loro talenti.
Progetto CARE: contrastare la povertà educativa attraverso reti educanti
La povertà educativa non riguarda solo l’accesso alla scuola, ma anche la qualità dell’esperienza formativa. Progetto CARE si propone di agire in questo contesto, creando una rete che coinvolga insegnanti, famiglie e associazioni. Attraverso laboratori, attività educative e percorsi di supporto per le famiglie, CARE cerca di operare per garantire l’esistenza di un’educazione inclusiva e di qualità per tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche e sociali.
Contrastare la povertà educativa è una priorità per costruire un futuro in cui ogni bambino e ragazzo abbia le stesse opportunità di realizzazione, e in questo processo la stabilità degli insegnanti gioca un ruolo cruciale.
Per maggiori informazioni su Progetto CARE e per scoprire come partecipare alle nostre iniziative, visita il nostro sito e compila il form cliccando qui: resta in contatto con CARE!
*Fonte: Openpolis.
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