La nostra “R”: ovvero l’importanza di fare Rete

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Il progetto A.R.C.O.(Accoglienza. Rete. Comunità. Ora) è nato con l’obiettivo di rispondere alle
esigenze delle famiglie, selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della
povertà educativa minorile. Sul nostro sito si legge “Il momento migliore per piantare un albero era
20 anni fa. Il secondo miglior momento è ora”: questo pensiero ha ispirato le cooperative e gli enti
coinvolti, che hanno deciso di mettersi in rete, dall’Alta Val di Vara alla Val di Magra passando per
la Riviera, per proporre un progetto innovativo.

Ma che cosa significa davvero fare rete nella costruzione e realizzazione di un progetto?
E che cosa richiede sul piano metodologico?

Insistere sull’idea della Rete muove principalmente dalla convinzione che qualsiasi intervento
educativo multidisciplinare per essere davvero efficace, deve valorizzare al massimo le risorse
umane attraverso un lavoro virtuoso tra i vari servizi e far sentire le famiglie protagoniste attive
della rete e del cambiamento.

Fare Rete significa:

  •  Conoscere profondamente il progetto e costruire un linguaggio comune
  •  Condividere buone prassi
  •  Mantenere la propria specificità in un’ottima di crescita
  •  Essere disponibili al cambiamento
  •  Saper stare in relazione
  •  Sospendere il giudizio

Significa trovare strategie condivise, nella valorizzazione delle differenze, muoversi come una
squadra che ha un obiettivo specifico e si impegna al massimo per realizzarlo.
Significa a volte farsi anche da parte per il bene comune, significa credere che il gruppo è più
importante del singolo.

Ma per questo serve fiducia e spirito di squadra.
In una società che inneggia all’individualismo e all’apparire, costruire una rete è davvero una sfida
interessante. Ma chi lavora in ambito educativo non può non lavorare in questa prospettiva.
Anche perché solo la squadra può raggiungere l’obiettivo e realizzare azioni sostenibili nel tempo
perché partecipate, contestualizzate e radicate nel territorio.

Uno tra i punti di forza del progetto è stata la scelta dei partner gestori diretti delle azioni, già
inseriti nel territorio con i servizi educativi, conosciuti dalle famiglie e dall’amministrazioni e
inseriti nel tessuto sociale e nei bisogni della comunità.

Il tutto all’interno di un approccio sistemico e di una visione pedagogica condivisa che ha permesso
di accrescere la conoscenza reciproca e valorizzare le competenze di ognuno con l’obiettivo di
offrire alle famiglie i migliori luoghi possibili per crescere insieme.

Soltanto una base molto solida tra i partner di progetto permette di affacciarsi alla comunità e
chiedere collaborazione e partecipazione……la comunità educante è una rete che si allarga.
Lorenzoni afferma che “si impara bene qualsiasi cosa quando c’è prima di tutto una comunità che
ricerca, nella quale tutti impariamo dagli altri, anche perché abbiamo tutti intelligenze diverse e
idee differenti. Ed è importante arricchirsi del fatto che gli altri guardano la realtà con altri occhi”

Da queste parole emerge il valore e la concretezza della comunità educante.
Ma la comunità che educa per formarsi ha bisogno di un lavoro paziente, condiviso, ha bisogno di
tempo e di energie, di sostenibilità.

Ha bisogno della valorizzazione massima di ogni risorsa educativa, scolastica ed extrascolastica,
della partecipazione delle Amministrazioni, delle associazioni e di tutte le realtà che si occupano
d’infanzia. Una comunità che si impegna a rispettare i diritti fondamentali dei bambini e dei
ragazzi e promuove la cura, la bellezza, l’inclusione, l’accoglienza e la cultura.

Come dichiara il professor Andrea Canavaro “comunità educante significa mettere in moto
operosità, riconoscere che ognuno ha qualcosa in cui è capace e, allo stesso tempo, che nessuno
può bastare a sé stesso. Lo scopo principale è non far vivere nessuno in una posizione assistenziale,
uscire dalla logica di chi ha sapienza e chi è sciocco, chi è bene educato e chi è maleducato”
L’obiettivo è di rendere la comunità portatrice di azioni concrete e generativa, di far sentire ogni
famiglia protagonista attiva, sensibilizzare il territorio, fare rete, prendersi cura.

Per partecipare e sentirsi responsabili di qualcosa è necessario condividere uno “spazio” per questo
A.R.C.O., ha individuato, fin dalla fase progettuale, l’ARCO-CARD, simbolo di partecipazione e
di identità. L’ARCO CARD permetterà la partecipazione gratuita alla maggioranza delle attività del
progetto, agli eventi di comunità, ad avere convenzioni con attività commerciali, associazioni
sportive e culturali.

Soprattutto consentirà la partecipazione all’az. gratuita del PUNTO ARCO, lo spazio fisico della
comunità educante, dove trovare risposte ai bisogni e partecipare attivamente alla realizzazione di
eventi ed iniziative, avere informazioni sul territorio usufruire di consulenze (psicologo,
pedagogista, mediatore familiare, osteopata….).

Il progetto A.R.C.O. sta cominciando a mettere le fondamenta per la costruzione della comunità in
un territorio che ha bisogno di sentirsi in rete e prevede la formalizzazione di un documento
condiviso con i principi fondanti “Il manifesto della Comunità di A.R.C.O.”

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