Jolly Roger, giovani con disabilità intervistano la Ministra Locatelli: “Per noi non c’è spazio nel mondo del lavoro. Come possiamo realizzare i nostri sogni nel cassetto?”

di

Damiano vorrebbe lavorare ma non trova nessuno che lo assuma; Luca vuole capire cosa si intende per “disabilità” dato che siamo tutti diversi; Matteo chiede cosa fa il Ministero per la disabilità per la sua famiglia e Alice vorrebbe realizzare il sogno nel cassetto di lavorare nel settore della moda, ma per il momento riempie le sue giornate frequentando un centro diurno lontanissimo da casa “dove sono tutti anziani”.

I giovani e le giovani speaker con disabilità della redazione inclusiva di Jolly Roger intervistano la Ministra per le disabilità Alessandra Locatelli, nella trasmissione inclusiva realizzata grazie ad Aracne – La Rete che Include, un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

 

Matteo: Qual è la sua canzone preferita? 

Io sono un’appassionata di musica Rock e Metal e la mia canzone preferita è Edge of Thorns dei Savatage. Sono una grande appassionata di musiche ritmate.

 

Luca: Qual è il film che racconta meglio la disabilità secondo lei?  

Non ho un film preferito sul tema dell’inclusione. Ho visto però tanti spettacoli teatrali realizzati da persone con disabilità, dal mondo associativo e dal mondo del Terzo Settore e mi concentro principalmente su questo.

 

Matteo: Che lavoro sognava di fare da grande? 

Io avrei voluto tantissimo fare la stilista, perché alle scuole superiori ho frequentato il setificio a Como, dove sono nata, scuola superiore dedicata al design. Successivamente ho abbandonato il tutto e ho fatto tanto altro.

 

Alice: Volevo chiederle come posso fare per realizzare il mio sogno nel cassetto di lavorare nel mondo della moda. Sono diplomata in moda e dopo la scuola ho fatto uno stage che non è andato molto bene. Ora sono stata ammessa a un centro diurno ma è lontanissimo da casa e
sono tutti anziani. Mi piacerebbe tanto iniziare a lavorare per quello che ho studiato. Cosa mi consiglia?

Io credo che partendo dalle capacità e dai talenti della persona, e non dai limiti, possiamo trovare la strada giusta per ognuno. Come istituzioni, abbiamo il compito di sviluppare un rinnovamento dei servizi. Non possiamo pensare che tutti debbano frequentare il centro diurno e che chi ha una disabilità o una patologia cronico-degenerativa non possa fare altro. Tutti possono valorizzare le proprie competenze, anche nel mondo del lavoro, e contribuire attivamente nella nostra società. Questo cambiamento è iniziato, però a livello culturale c’è ancora molto da fare per far emergere negli altri le potenzialità e non i limiti. Quindi non bisogna smettere di crederci e su questo dobbiamo lavorare tanto.

 

Chiara: Ministra, quindi per lei è più una questione culturale?

Il cambiamento è sicuramente iniziato. Lo dimostra anche la recente Riforma che è veramente rivoluzionaria e tiene insieme risposte sanitarie e sociali. Dobbiamo tantissimo al mondo del Terzo Settore, ma abbiamo bisogno che anche le istituzioni a tutti i livelli lavorino e supportino queste attività. È un cammino che richiede un salto di qualità e di civiltà da parte di tutti, perché anche chi opera nel contesto pubblico inizi a vedere negli altri un’occasione, un’opportunità sulla quale investire. Nella pratica, sicuramente le risorse e i progetti sono indispensabili e dobbiamo partire proprio dalla collaborazione tra mondo pubblico, mondo privato ed Enti del Terzo Settore. Dobbiamo sostenerci a vicenda per andare nella stessa direzione, a partire dalla scuola, con un orientamento in uscita, che non può e che non deve essere solo quello del centro diurno educativo. Noi dobbiamo essere in grado di investire di più su un contesto di formazione, come è stato per Alice; poi però abbiamo bisogno che gli imprenditori, le aziende, le attività commerciali, ci credano e cambino sguardo, iniziando a vedere nei ragazzi che hanno fatto il corso di formazione come Alice, una risorsa preziosa per le loro aziende. Quindi c’è un salto di qualità importante da fare, ma che non bisogna smettere di alimentare culturalmente.

 

Luca: Quanti disabili ci sono in Italia e come definirebbe lei la disabilità? Spesso si parla di noi come di un’unica categoria, ma noi ci sentiamo tutti diversi, come diverse sono tutte le persone al mondo.
Prima di tutto dobbiamo parlare sempre di persone: non “disabili” ma “persone che hanno una disabilità”. Ognuno ha le sue capacità e le sue caratteristiche, e la disabilità, così come dice proprio la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, non è un cartellino che qualcuno ha in fronte, ma una condizione legata all’interazione con l’ambiente. Per farvi un esempio banale: se nell’ambiente tutto fosse a pian terreno, e tutto fosse senza barriere, non ci sarebbe chi, pur avendo una difficoltà motoria, non può andare al bar, alla posta, o in metropolitana. È una condizione che deriva dai limiti che l’ambiente ci detta. Parliamo di barriere culturali, architettoniche, sensoriali, della comunicazione o delle informazioni. E per questo dobbiamo fare in modo che l’accessibilità sia per tutti.

Damiano: Mi chiamo Damiano, ho 19 anni e dopo la scuola non ho trovato lavoro. D’accordo con mia mamma, pensavo che avrei potuto lavorare alle Poste ma non so come fare. Finché siamo a scuola siamo molto seguiti, ma dopo è difficile trovare il proprio percorso di vita. Quali strumenti ci sono una volta usciti da scuola?

Per tutti questi settori esistono colloqui e concorsi. Quello che è importante è provarci e noi dobbiamo accertarci che esistano tutti gli accomodamenti necessari per svolgere il proprio lavoro in autonomia o per poter sostenere un colloquio o un concorso. Anche in questa direzione c’è molto da fare, soprattutto nel mondo privato, ed è un obiettivo su quale stiamo lavorando molto: il tema dell’accomodamento ragionevole è contenuto nella Riforma della Disabilità e deve diventare un modo di interloquire tra il mondo del lavoro e la persona che deve sostenere il colloquio. Io sono convinta che sia fondamentale formare i centri per l’impiego e creare delle figure che siano in grado di realizzare questi percorsi.

 

Pietro: Ministra, io sono operatore della Cooperativa Sociale Idea Prisma 82 e volevo farle una domanda anche su chi si prende cura delle persone con disabilità, sia caregiver che professionisti. Per questo lavoro servono competenze elevate, formazione continua e grandissime responsabilità a fronte di stipendi davvero molto bassi. è vero che qualcosa è stato fatto, sia per i caregiver che per i lavoratori del Terzo Settore, ma il problema persiste. Sembra come se il mondo del lavoro sociale sia poco valorizzato in generale. Anche lei ha questa percezione?
Ho sempre la sensazione, proprio in quanto Ministra per le disabilità, che chi si occupa di sociale, dai vertici, alle associazioni, ai dipendenti, sia in fondo alla lista. Proprio per questo è fondamentale il cambio culturale a cui stiamo lavorando: dobbiamo fare in modo che chi lavora nel Terzo Settore sia visto come una risorsa inestimabile per la nostra società. Perché, se si dovesse fermare questo comparto, si fermerebbe tutto. Il Terzo Settore coinvolge milioni di persone del nostro Paese, e nessuno si può chiamare fuori. Sono d’accordo quando dici che chi opera in questi settori dovrebbe avere un rilievo maggiore e uno stipendio migliore.

 

Matteo: Aiutate veramente le famiglie che non riescono a risolvere problemi di tutti i giorni?
Noi creiamo delle politiche che possono migliorare la condizione delle persone con disabilità e delle famiglie, ma quelli che aiutano davvero le famiglie tutti i giorni sono le persone di cui parlavamo prima: gli operatori, i volontari, gli amici e familiari. Noi dovremmo fare in modo che a tutti i livelli istituzionali, ci sia la possibilità di supportare chi opera davvero al servizio degli altri, e questo è quello che stiamo cercando di fare. Il nostro Ministero non è tanto grande ma cerchiamo di essere insidiosi: coordiniamo le politiche sociali, creiamo opportunità di incontro per il mondo del Terzo Settore e cerchiamo di supportarlo anche economicamente. Quest’anno ci saranno diversi momenti di incontro sul territorio e usciremo anche con alcuni bandi che si rivolgono proprio all’inclusione lavorativa, all’autonomia e alla comunicazione. Ci sono poi tante altre cose che cerchiamo di fare, con l’obiettivo ultimo di arrivare a supportare il più possibile le persone e migliorare la qualità della vita, anche attraverso chi si occupa di loro, quindi a livello pubblico e a livello privato.

Ascolta l’intervista: https://www.radiojeans.net/trasmissioni/episodio/22487375/Jolly-Roger–intervista-alla-Ministra-per-le-disabilita-Alessandra-Locatelli—

Per info:
www.aracne.eu
Chiara Di Paola – +393396144019
aracne@ideaprisma.it

Regioni

Ti potrebbe interessare

Aracne, la redazione inclusiva di Jolly Roger intervista la Ministra per le disabilità

di

Domani, venerdì 10 gennaio, alle ore 17, antenne drizzate per ascoltare l’intervista della redazione inclusiva di Jolly Roger alla Ministra per le disabilità Alessandra Locatelli. Appuntamento imperdibile in diretta...

Sport senza barriere, Aracne centra il bersaglio!

di

Sabato 30 novembre, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità,  Aracne – La Rete che Include, insieme alla Cooperativa Sociale Idea...

Conoscere per farsi valere, il ruolo dei libri per il presidente del Municipio III Paolo Marchionne alle “Notti bianche del Bibliopoint”

di

I giovani speaker di Jolly Roger – La radio dei pirati hanno intervistato il Presidente del Municipio III di Roma Paolo Marchionne in occasione delle Notti Bianche...