A lezioni di Antimafia allo Youth Center di Gela con Giosef Enna

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GELA, 18 DICEMBRE 2019. “Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.” Questo insegnamento del giudice Paolo Borsellino riecheggia nelle nostre memorie da 27 anni.

Ieri  allo Youth Center di Gela i formatori di Giosef Enna hanno parlato di Mafia ed Antimafia con i giovanissimi studenti degli istituti comprensivi statali Romagnoli e Quasimodo. Tutto è cominciato con una lettura condivisa, un metodo educativo non formale che ha portato ad un naturale brainstorming di idee da parte dei ragazzi.

Questi giovanissimi cittadini, curiosi, appassionati, dimostrano ogni volta di più la loro naturale propensione all’educazione civica, alla cittadinanza attiva. Hanno dimostrato di sapere già molto sull’argomento e si sono detti pronti ad imparare cose nuove. Hanno conosciuto la storia di Libera e di Don Ciotti e nei loro occhi attenti abbiamo intravisto il futuro di questa terra, piena di speranza.

Durante il pomeriggio abbiamo formato quattro gruppi di lavoro: i ragazzi hanno scelto di rappresentare la propria idea di Antimafia tramite supporti diversi. Chi ha scelto di scrivere un articolo di giornale, chi ha realizzato un video, altri invece hanno messo in scena un piccolo spettacolo, mentre l’ultimo gruppo ha disegnato un cartellone.

Strumenti diversi per un messaggio unico: Gela e i suoi piccoli cittadini non sono pronti a rassegnarsi alla Mafia, anzi sono pronti a lottare, ad imparare dagli errori del passato per non commetterne nel futuro.

Questo è l’insegnamento che ci hanno lasciato i giudici del Pool Antimafia ed i tanti che hanno sacrificato la propria vita per la nostra libertà. Ci hanno insegnato a non arrenderci alle prevaricazioni, di non rassegnarci all’ignoranza, perché come diceva il Consigliere Rocco Chinnici: il pericolo maggiore è la rassegnazione. 

 

Dopo la giornata di ieri non possiamo fare a meno di pensare alle parole del procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, scandite alcuni anni fa al convegno intitolato “Quale mafia ha ucciso Paolo Borsellino?” : “Dopo la strage di Capaci le bare di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo furono esposte nell’atrio del palazzo di Giustizia. Un fiume di gente di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali sfilò dinanzi alle bare. Molti erano commossi e piangevano. Paolo io e altri magistrati antimafia eravamo scoraggiati, alcuni pensavano di andar via. Ad un certo punto Paolo, vedendoci in quello stato d’animo, ci disse: “Ragazzi vi parlo come un padre, come un fratello maggiore, ho il dovere di dirvi che non possiamo farci illusioni, se restiamo, il futuro di alcuni di noi sarà quello!”. Con una mano indicò le bare di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. Poi aggiunse: “Io resto e resto solo per loro” e con una mano indicò la folla. Paolo disse: “Non posso lasciarli soli!”».”

Non tradiamo il sacrificio di Paolo, meritiamocelo ogni giorno con i nostri gesti e con i nostri atteggiamenti. Iniziando dalle cose piccole, come un gesto di gentilezza, che porterà sempre gentilezza in risposta.

 

Come dicono i nostri ragazzi, Giosef ha detto No alla Mafia e continuerà a gridarlo forte grazie alla voce squillante di questi piccoli cittadini del domani.  I prossimi appuntamenti con il laboratorio di cittadinanza attiva ospiteranno anche i volontari del Servizio Civile Nazionale, per far crescere una squadra che ogni volta di più appare unita e in sintonia.

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