Lea Polgar, testimone della Shoah, incontra via web i Giovani per la Pace: “La cultura è vero antidoto all’odio”

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“Non c’è futuro senza memoria” è la convinzione che ha spinto numerosi giovani della scuole medie di Roma del movimento Giovani per la Pace della Comunità di Sant’Egidio a ritrovarsi a Trastevere e in collegamento con altri giovani riuniti nelle periferie romane, per ricordare ciò che avvenne quel 16 ottobre di 77 anni fa, nel 1943: la deportazione di 1024 ebrei romani, di cui circa 200 bambini. Solo 16 fecero ritorno, tra cui una sola donna: Settimia Spizzichino.

I ragazzi hanno potuto rivivere con commozione quei fatti attraverso le parole di una straordinaria testimone, Lea Polgar, nata a Fiume nel 1933 da una famiglia ebraica, che ha conosciuto da bambina il disprezzo della propaganda antisemita durante il fascismo, sperimentando l’ingiustizia delle leggi razziali e scampando alla deportazione grazie all’aiuto offerto alla sua famiglia.

Fare memoria degli errori del passato è ancora più necessario oggi, per costruire un mondo più umano, dopo la pandemia – dicono i ragazzi presenti – in un incontro che si è svolto rispettando le regole anti COVID-19.

Lea Polgar ha invitato i giovani a “pensare con la propria testa”, a non avere paura dell’altro che “ha bisogno di mangiare e di bere, di dormire: questi ha un cuore, ha un’anima, ha un pensiero, proprio come noi”. Lea ha chiesto ai ragazzi presenti di avere passione per la cultura, vero antidoto all’odio.

Eleonora, dei Giovani per la Pace, al termine dell’incontro ha rivolto Lea queste parole: “grazie Lea, dopo questo incontro ci sentiamo più forti per lottare contro il razzismo e l’antisemitismo e ci impegniamo a costruire un mondo dove ci sia posto per tutti, dopo la pandemia.

 

L’evento ha preceduto il “pellegrinaggio della memoria” della Comunità di Sant’Egidio al Portico d’Ottavia.
Roma ricorda il 16 ottobre 1943, deportazione degli ebrei: una memoria di popolo, abbraccio ideale tra le generazioni. VIDEO »

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