La Festa del Gioco di Strada con il Ludobus

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Edizione diffusa 2020

Il racconto della festa prosegue a bordo del Ludobus, il furgone-gioco della Cooperativa Centostrade che accompagna tutta la progettazione, coinvolgendo il CEMEA chè lo ha ideato e sperimentato insieme ai Mammut.

Pian piano scopriremo cosa custodisce questo mezzo, e intanto viaggiamo nei momenti più belli del nostro progetto. Mentre la città scorre e si incuriosisce durante la mattina, la festa continua in villa nel pomeriggio. Il ludobus è il cuore della festa, e l’itineranza dell’edizione 2020 rende questo presidio mobile un punto di riferimento ancora più importante.

Dentro un ludobus non ci sono giochi, ma dispositivi per relazioni ludiche. Chi gioca è la persona e il ludobus agevola il farlo, in contesti aperti, alla luce del sole, senza recinti o barriere, un po’ spavaldamente, occupando spazi e vie, fermando il resto del mondo e proponendo una sosta, chiedendo al vicino un commento, strappando al passante un sorriso.

Il ludobus non porta solo giochi, ma sempre propone nuove superfici di contatto con l’esperienza di se e del contesto che lo accoglie. La pavimentazione della villa, con le mattonelle di colori diversi, con i sampietrini a fare da bordo agli alberi e giardinetti, salitelle e discese, scale e incroci, viene giocata ad ogni passo.

È bastato un pezzo di gesso, pochi materiali e l’ intenzione di ricreare un percorso per cambiare i gesti, così la mattonella da non calpestare è ora la mattonella su cui devo saltare. Certo però che quando andiamo via ci portiamo i cerchi… ma il gioco finisce quando tutto ritrova il suo posto nel Ludobus?

Fortunatamente anche a questo hanno pensato i bambini e le bambine del quartiere che, con le loro pratiche, rispondono orgogliosamente a questa domanda.

Il pomeriggio la villa è diversa: il Ludobus ha lasciato delle tracce. I bambini e le bambine raccontano a chi la mattina non c’ era: “qua si giocava ai dadi” dice Gaia. Era un gioco dell’ oca ma forse tirare il dado gigante era la parte più interessante. “..e qua si tiravano i fili ma c’ erano i buchi” continua Chiara. “Qua ti dipingevi sulla faccia senza sporcarti”… che magia la pellicola! “Una raccontava le storie nella nostra capanna” ricorda Francesco.

Chi non c’era ha capito di aver perso qualcosa dal racconto spavaldo dei testimoni, fortuna che nessuno si accontenta di raccontare e basta.

Tutti cercano foglie, pietre e legnetti e a memoria si ricostruisce il percorso, “Qua si saltava “… “Noooooooo. Non era così!”, “.. e vabbè noi facciamolo così”. Ci vuole più tempo a cercare i materiali che a fare il percorso e alla fine l’unica parte che resta uguale è quella ancora disegnata a terra col gesso.

Si ricostruisce il bowling con le bottiglie e il pallone, dove c’era “arrampica la pallina” ci si arrampica sul muro, ma questo si faceva anche prima.

Finalmente arriviamo alla capanna. Da sempre ognuno vanta di averla costruita. In realtà la “capanna” c’era già, ha fatto tutto la pianta con i suoi rami ma la capacità di curarla, di infilarsi dentro, di mettere sassi e legnetti per accendere il fuoco, di abitarla, insomma chi l’ha resa capanna di certo sono tutti i bambini e le bambine del quartiere. Stefania con le storie e il Kamishibai non era lì per caso ma per i bambini è stata una sorpresa.

Di solito è la capanna dei maschi o delle femmine, in base a chi arriva prima, la capanna dei grandi o dei piccoli, ogni giorno se ne discute, a volte la tana del nascondino altre volte un nascondiglio. Spesso la capanna è solo dove gli adulti non entrano, al massimo si avvicinano.

Il pomeriggio la capanna però ha continuato ad essere la capanna delle storie. Ognuno ha raccontato la sua e gli applausi non sono mancati.

Sembrano tutti soddisfatti, anche gli assenti della mattina non sono più tanto dispiaciuti ma c’è ancora una sorpresa. Gaia alza un masso nella capanna, anzi il masso della capanna. Si fa a gara per starci seduti. Il masso nasconde un tesoro: un pezzo di gesso abilmente sottratto alle rimanenze della mattina. È abbastanza grande per darne un pezzo a tutti, anche romperlo diventa impegnativo e la scelta dei pezzi è una grande contrattazione, tutto si risolve con un patto: rimetterlo sempre sotto il masso!

L’azione educativa ha senso quando favorisce nei bambini la percezione della propria capacità e autonomia; per questo gli adulti educatori si tengono ai margini della scena e agiscono nello spazio per metterne in valore le possibilità di gioco e azione. I giochi del Ludobus sono studiati per poter essere messi a disposizione dei bambini in sicurezza e immediatezza. Se la festa riesce non è tanto importante quello che il Ludobus ha portato, ma quello che lascia. Quell’emozione e quello sguardo nuovo sui luoghi già conosciuti che può aiutare a costituire una comunità di bambini e a partire per nuove piste di ricerca e socialità.

Festa del Gioco di Strada - Edizione diffusa2020

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