ASSOCIAZIONE DEMETRA: AIUTO NEI COMPITI E SUPPORTO PSICOLOGICO. IL CORONAVIRUS NON CI FERMA

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«A seguito delle ordinanze governative per il contenimento del Covid 19, la nostra sede è stata chiusa. Siamo sei operatori, tutti a casa in aspettativa non retribuita. Ma non ci fermiamo: soprattutto in questo periodo i nostri ragazzi hanno bisogno di noi». A parlare è Orietta Barbaliscia, dell’associazione Demetra, parte del Coordinamento Insieme nella Diversità, attivo a Genzano di Roma e partner del progetto Tutti a scuola.

«L’emergenza Coronavirus ci ha costretti a rimodulare i servizi: stiamo offrendo consulenza psicologica gratuita, al momento ai nostri pazienti, ma a breve estenderemo il servizio su tutto il nostro territorio.  E stiamo sostenendo a distanza i ragazzi che seguivamo con il post scuola presso la nostra sede.

Grazie all’accesso ai registri elettronici assegniamo i compiti da svolgere nel corso della giornata. I nostri sono ragazzi con disturbi dell’apprendimento certificati, problemi di iperattività, positivi provocatori oppure che provengono da famiglie in povertà socio-educativa: cerchiamo, quindi, di modulare la didattica in modo che risponda alle loro esigenze».

L’associazione Demetra segue da vicino i ragazzi che hanno maggiori difficoltà utilizzando le videochiamate: in questo modo «possiamo svolgere insieme i compiti o aiutarli ad orientarsi nel registro elettronico», spiega Barbaliscia. «Per tutti i ragazzi più grandi, coinvolti nel progetto Tutti a scuola,  abbiamo attivato, dopo aver ricevuto le autorizzazioni dei genitori, una chat utilizzando Whatsapp». Quando un ragazzo ha difficoltà a svolgere un compito, lo condivide sulla chat: in questo modo della spiegazione possono usufruire tutti, visto che i ragazzi sono suddivisi per gruppi classe, uno della prima media ed uno della seconda. Abbiamo quindi due canali, quello individuale e quello di gruppo».

Il gruppo, come spiega Barbaliscia, oltre alla condivisione delle difficoltà e al supporto nello svolgimento dei compiti, assolve anche un ruolo di sostegno psicologico. «Molti dei ragazzi che seguiamo non vivono condizioni familiari serene, hanno genitori che, con il Coronavirus, possono essere costretti a casa senza stipendio, e, comunque, molti di loro stanno vivendo una situazione di isolamento. Quando abbiamo comunicato la chiusura del dopo scuola, i ragazzi hanno iniziato a sviluppare tendenze depressive e in molti si sono buttati sulla Playstation. Il gruppo ci consente di mantenere un contatto diverso e di scandire la giornata dei ragazzi anche con i momenti dedicati ai compiti. Ci sentiamo tutti i giorni anche solo per dirci come va. In questo modo diamo sostegno anche ai genitori, che accusano il colpo, tra la preoccupazione per il virus, l’atteggiamento oppositivo dei figli, i problemi economici». Certo le difficoltà non mancano, soprattutto nell’accesso agli strumenti tecnologici necessari, come sottolinea Barbaliscia: «alcuni hanno solo il cellulare, altri non hanno la rete fissa a casa. In qualche modo ci siamo attrezzate, ma le difficoltà da superare non sono poche. Ora vedremo come si evolverà la situazione, poi ci organizzeremo per fare attività di supporto scolastico anche in estate, soprattutto per i ragazzi che faranno il passaggio dalle elementari alle medie».

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