“Qualcosa di cui andare orgogliosi”

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Si chiama TRAP, “come la musica di moda tra i giovani, che parla spesso di raggiungere una condizione economica di lusso con qualsiasi mezzo”; ma il nome è stato scelto perché è un acronimo: ‘Tutt* rivendichiamo altre prospettive’”; il progetto coinvolge i e le giovani segnalati dall’autorità giudiziaria e l’Ufficio per il Servizio sociale dei minorenni (USSM) di Catania, Agrigento, Palermo, Ragusa, Siracusa e Trapani, storicamente tra le prime province in Italia per numero di reati commessi da minori.

Tommaso, referente del centro territoriale di Ragusa, racconta dell’evento svoltosi mercoledì e organizzato insieme a tutto il team di Ragusa: un momento di festa e di famiglia, a cui hanno partecipato tutti i ragazzi che sono passati dal progetto Trap, dai vari laboratori e dall’orientamento, insieme ai loro genitori e gli assistenti sociali: «abbiamo vissuto questo momento di convivialità, di condivisione, di scambio e di gioco, in cui c’è stata tanta semplicità e tanta tanto desiderio di stare insieme e di passare alcune ore in modalità svago; è stato molto bello anche vedere i ragazzi essere presenti con alcuni dei loro genitori, divertirsi in maniera sana e insieme a noi nelle varie attività».

Il saloncino dove si è svolto l’evento nel suo allestimento ha raccontato la storia del progetto Trap a Ragusa: «abbiamo creato un angolo con tutte le attività che abbiamo fatto durante l’orientamento, con delle foto dei ragazzi mentre facevano le attività; poi c’era l’angolino della radio web, dove i ragazzi si sono tanto divertiti a fare dei podcast e a cercare di mettersi in gioco in questa nuova attività che non avevano mai fatto; e poi dopo c’era tutta la parete con le creazioni dei con i laboratori, con il frutto soprattutto del laboratorio creativo che stanno facendo».

Tra queste, appunto, le immagini del laboratorio col cuoio che i ragazzi e le ragazze coinvolti nel progetto nel ragusano stanno svolgendo con un esperto esterno, e che garantisce loro la possibilità di imparare la lavorazione del cuoio, a lavorarlo e a tagliarlo. «È stato molto bello» dice Tommaso « anche accompagnare anche i genitori dei ragazzi in questo percorso, in cui hanno potuto vedere come i loro figli si tanno mettendo in gioco e come stanno cercando di fare qualcosa di diverso; ed è stato molto bello per me vedere gli occhi dei genitori emozionati perché hanno visto i figli impegnati a lavorare nelle varie attività, in quelle a terra, o a scrivere, o a lavorare sulle immagini e sui personaggi, oppure con il taglierino a tagliare il cuoio per cercare di creare un portachiavi, un braccialetto: è stato molto emozionante vedere sia la soddisfazione dei genitori ma anche l’orgoglio dei figli per il percorso che stanno facendo».

Il percorso ha poi portato a parlare degli gli argomenti importanti su cui il gruppo è orientato a discutere condividere insieme ai ragazzi e alle ragazze del progetto TRAP: i temi del bullismo, della microdelinquenza delle baby gang e il la differenza di genere, affrontati spesso con il supporto delle immagini, delle slide e delle attività previste dai d vari appuntamenti dei vari argomenti; a ciò si aggiunge anche il sentiero tracciato trattando delle emozioni , di ascolto attivo e di relazioni, sul modo di comunicare. Si tratta di un percorso di crescita anche per gli operatori, spiega Tommaso, «perché anche noi ci siamo messi in gioco in questo progetto, cercando di imparare delle nuove modalità e una maniera più informale di stare insieme a ragazzi».

Tra i momenti previsti dalla giornata anche un momento di gioco formativo: «abbiamo fatto due cerchi, uno interno un esterno», racconta Tommaso, «quelli del cerchio interno tenevano un foglio in mano e tutte le persone che stavano di fronte, nel cerchio esterno, dovevano disegnare il viso della persona che avevano davanti a ritmo di musica, poi la musica si fermava, ci si dava il cambio e un’altra persona si spostava a continuare il disegno: abbiamo fatto ognuno un pezzetto del viso di ognuno di noi e abbiamo avuto l’opportunità anche di guardarci in faccia, considerato che purtroppo oggi, attraverso l’uso dei social e la tecnologia, abbiamo perso il contatto visivo, sia con l’immagine del nostro volto che con l’immagine del volto delle persone che abbiamo accanto; abbiamo chiuso poi con una bella tombolata, con premi a base di cioccolata, torrone e tutto quello che questo periodo natalizio ci offre, mentre le tombole sono state proprio dei portachiavi in pelle che hanno fatto i ragazzi; alla fine abbiamo donato dei panettoni ad in ognuno ad ognuno proprio come come segno di buon Natale».

Le considerazioni finali sono di piena soddisfazione: «siamo molto felici di questo primo evento, e vedere che le famiglie se ne sono andate con una luce diversa, con quel grazie che era sinonimo di speranza e di uno sguardo diverso verso i loro figli è stata una cosa molto bella che ci ha resi orgogliosi e soddisfatti del percorso fatto fino a qua».

A ciò si aggiunge il commento di Giovanna Di Falco, assistente sociale dell’USSM di Catania e referente per il progetto TRAP per quanto riguarda la sede distaccata di Ragusa: «il clima che si è registrato durante l’incontro con tutti i partecipando al progetto è stato di serenità, con la voglia proprio da parte di tutti i ragazzi di stare insieme la stessa partecipazione di gran parte dei genitori; direi che è stato un’ulteriore esempio dell’importanza attribuita al progetto proprio in questo percorso di recupero, e oltre all’impegno delle dell’amministrazione direi che ciò è potuto realizzare anche grazie al lavoro costruttivo e appassionato di tutti gli operatori TRAP che non si sono mai persi d’animo, anche nei momenti di difficoltà; spero che questo progetto, già alla seconda annualità, possa costituire ancora per altri ragazzi un’occasione di revisione del proprio vissuto e di individuazione di percorsi positivi possibili per il loro futuro».

Di Emanuele Liotta

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