Tor Bell’Infanzia, quando le periferie tornano al centro.

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Noi siamo quelli delle periferie, siamo quelli dei Diritti di Periferia. Questa affermazione è nata quasi per caso. In missione di monitoraggio e valutazione di un progetto che Apurimac Onlus realizza in una zona periferica del Kenya, una funzionaria della sede di Nairobi dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo ci ha “apostrofato” proprio così: “ma quindi voi siete quelli delle periferie! Bravi!” E noi, un po’ titubanti, un po’ orgogliosi abbiamo risposto: “Sì!”.

Diritti di periferia è il nostro modo di intendere la cooperazione internazionale e, soprattutto, nazionale. È il nostro modo di portare al centro del dibattito pubblico, politico e sociale le istanze delle periferie. Siano esse geografiche, economiche, politiche e sociali, ma soprattutto umane. Chi si occupa di sociale ha il dovere (morale) di mettere al centro la persona: “noi non cambiamo il mondo, ma le persone sì!” è l’insegnamento che ci ha lasciato un luminare del nostro settore recentemente scomparso.

Da più di un anno Apurimac Onlus gestisce a Tor Bella Monaca, periferia di Roma, il progetto Torbellinfanzia, “Un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”.

Oltre che nelle periferie del mondo, Apurimac Onlus interviene anche nella periferia italiana e nello specifico in quella romana. Che è, in parte, come la descrivono gli organi di stampa: una sottostruttura di disagio e degrado dove i diritti non sono riconosciuti. Situazioni di conflitto sociale, microcriminalità, assenza delle istituzioni o, peggio, paura delle istituzioni stesse, senso di sfiducia creano un solco tra centro e periferia difficile da guadare.

Gli indicatori sociali sono a livelli di emergenza: Tor Bella Monaca ha più di quattrocentomila abitanti e il più alto tasso di bambini sotto i tre anni. È il prototipo delle periferie romane: furti, spaccio, insicurezza, immigrazione, retate, arresti sono all’ordine del giorno. Ma questo è solo una faccia della medaglia. Quella più “spendibile”, più facile da riconoscere, più semplice da individuare.

Quello che i più non sanno è che esiste anche l’altro lato della medaglia. Fatto di associazioni, reti, parrocchie, Onlus, cooperative sociali, Organizzazioni non Governative che, a seconda delle proprie capacità cercano di soddisfare i bisogni sociali, primari, emergenziali delle persone che vivono questa periferia.

Apurimac Onlus abita questo lato della medaglia. Si sente parte integrante di un sistema integrato di servizi alla persona che, in sinergia con il servizio sociale pubblico, mette al centro dei propri interessi la cura e il benessere dei bambini. Lo fa grazie al progetto Torbellinfanzia che è un modo innovativo di contribuire alla lotta contro la povertà educativa minorile.

L’approccio, il punto di partenza è originale e per nulla banale: non parte dal bambino, cercando di dare soddisfazione ai suoi bisogni in maniera diretta, ma parte dall’intero sistema che lo circonda, la comunità educante, affinché questa sia in grado di dare soddisfazione alle sue necessità in maniera continuativa e duratura nel tempo.

Torbellinfaniza propone un polo socio educativo multi-servizio, ad integrazione dei servizi pubblici, a favore delle famiglie di fasce particolarmente vulnerabili e fornisce servizi flessibili, di qualità per la cura e il sano sviluppo dei bambini, per il supporto alla genitorialità attraverso strumenti per la conciliazione famiglia-lavoro e il potenziamento delle reti informali.

All’interno della Parrocchia Santa Rita di Tor Bella Monaca, spazio infanzia diurno per bambini dai 3 ai 6 anni e spazio infanzia serale costituiscono i capisaldi del coinvolgimento della comunità educante nella soddisfazione dei bisogni primari del bambino. Un posto dove vivere la propria socialità, dove stare in mezzo agli altri bambini, crescere in serenità e immaginare il proprio futuro è un valore aggiunto per lo sviluppo della persona e della personalità dei bimbi di questa fascia d’età.

Non tutti i bambini possono essere ammessi alle scuole dell’infanzia pubbliche o private. Il più delle volte i criteri di selezione escludono i più vulnerabili i più bisognosi, quelli meno evidenti. I bisogni rimangono nascosti e le fasce più deboli si nascondono del mondo del sommerso, finiscono a patteggiare un’esistenza poco dignitosa con la parte sbagliata della medaglia. Si immergono nell’illegalità e difficilmente ne escono.

E allora, di comune accordo con i Servizi Sociali del territorio, con la rete di associazioni cittadine, con le scuole, le Parrocchie della zona si “intercettano” bambini e famiglie più bisognose e si dà loro la possibilità di accedere a questo servizio educativo. Si mette in atto un’azione preventiva efficace che permette di combattere la povertà educativa minorile alla radice. È al contempo un sistema di protezione, dell’infanzia e dell’intero tessuto sociale.

A oggi lo spazio infanzia diurno accoglie 14 bambini 3-6 anni di 11 provenienze differenti, quello serale conta una trentina di iscritti. È un bacino di utenza enorme, se si pensa anche a chi gode indirettamente dei benefici di questi servizi. Ma non ci si ferma qua. I bisogni dei bambini devono essere soddisfatti con il coinvolgimento dell’intera comunità educante. Per questo motivo si realizzano anche incontri di orientamento educativo e sociale per i genitori, al fine di comprendere meglio la realtà territoriale e capire bene come muoversi alla ricerca di un lavoro.

E poi c’è la Comunità Solidale e Partecipata, uno strumento di connessione di reti informali per riattivare il tessuto sociale ed economico del territorio. Banca del tempo e delle competenze, bottega di scambio, gruppi di acquisto solidale, baby sitting solidale sono le basi su cui si fonda la creazione di un’economia parallela e integrata a quella monetaria, che attribuisce valore con una moneta non formale per l’acquisizione di beni e servizi scambiati sulla base della reciprocità. Per non dimenticare gli incontri nutrizionali per i genitori che aiutano a garantire una sana e corretta alimentazione ai bambini nonché a creare un’occasione per mettersi in rete, creare contatti, frequentazioni e, perché no?, amicizie.

Torbellinfanzia è un esperimento in un laboratorio sociale a cielo aperto. È un sistema inclusivo che vuole allargare gli effetti positivi a più categorie di persone: giovani (non solo la fascia 3-6 anni), adulti (non solo genitori, ma anche famiglie “allargate”), educatori, operatori del sociale, assistenti sociali, parroci, studenti, lavoratori, uomini e donne. Tutti. Direttamente o indirettamente coinvolti nel contrasto alla povertà educativa minorile.

Consapevolmente o inconsapevolmente tutti diventano “portatori sani” di diritti (di periferia). È un esperimento ben collaudato e ben riuscito che porta al centro del dibattito quella parte di periferia che poco si conosce ma che tanto fa: quella buona, quella dei diritti. E ha un valore aggiunto inaspettato: è un polo di attrazione senza pari.

Infatti, a fianco del progetto Torbellinfanzia, Apurimac Onlus ha attivato il progetto di Servizio Civile. Quattro giovani volontari ci affiancano per migliorare la qualità dei servizi offerti. Ma non sono volontari qualunque, sono volontari di Tor Bella Monaca. Nati e cresciuti nel quartiere, abitanti della periferia che si ergono a testimoni di quella parte bella e concreta che la anima. Diventano parte integrante della comunità educante e si attivano per riportare al centro la loro periferia.

Combattendo, nel loro piccolo ma enorme mondo, una lotta importante: quella contro la povertà educativa minorile. E ce la fanno. Senza se e, soprattutto, senza ma.

 

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