Educazione digitale per bimbi e genitori: un lavoro di squadra.

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Tra ottobre e dicembre molte azioni di Thub06 hanno subito cambiamenti, alcune si sono trasformate modificando i rapporti numerici ma mantenendo comunque la modalità in presenza mentre altre sono passate alla modalità online.

Per un’azione in particolare è stato necessario cambiare il setting passando dagli snodi attivi in tutta la città direttamente alle case dei genitori che accompagnamo in questo progetto. Il sostegno alla genitorialità in questi anni è stato sviluppato anche attarverso gli incontri con le famiglie a cura degli staff educativi in sinergia con psicologi, psicoterapeuti, pedagosti, logopedisti e psicomotricisti.  Il lavoro in équipe di diverse figure professionali ha permesso di condividere i temi legati alla prima infanzia quali la gestione dei conflitti e delle regole con i piccoli, le dinamiche legate all’alimentazione dall’aspetto relazionale a quello fisiologico, i dubbi sulle difficoltà nel linguaggio, il gioco come elemento di apprendimento e conoscenza, il rapporto con la tecnologia e i molteplici devices che i piccoli intercettano.

A partire da novembre alcuni degli incontri del calendario con gli esperti si sono svolti sulla piattaforma Zoom incontrando ogni volta un massimo di 15 genitori per garantire un tempo di qualità dove tutti potessero avere spazio di parola e per alimentare uno scambio costruttivo evitando una modalità frontale. I piccoli gruppi hanno permesso ai genitori di trovare spazi virtuali sicuri e accoglienti dove poter portare la loro esperienza, le difficoltà e le domande ai professionisti che si sono messi a disposizione in una modalità nuova anche per alcuni di loro.

Sandro De Gennaro è lo psicologo coivolto sugli incontri legati al tema del digitale in rapporto alla fascia zero- sei anni e alle famiglie sia nella modalità in presenza che a distanza. Abbiamo chiesto di aiutarci a tirare le fila di questi incontri su un tema molto caldo in questo periodo attarverso un’intervista per mettere in evidenza quanto emerso con i genitori.

De Gennaro è uno psicologo psicoterapeuta con orientamento psicodinamico ed è solito lavorare in équipe con psicomotricisti, logopedisti, servizi sociali e scuole, lavorando con l’età evolutiva confessa

“Si è chiamati giustamente ad essere poliglotti e quindi oltre a un orientamento psicodinamico, mi sono specializzato in ambiti più cognitivi e meta cognitivi, in aspetti e interventi dove l’aspetto corporeo è centrale. In particolare mi interessa molto la psicomotricità e gli altri approcci più legati al comportamento in quanto tutto questo mi serve perché mi occupo anche di psicodiagnosi oltre che di consulenza con i genitori. Per chi volesse specificare che cosa si intende per età evolutiva sostanzialmente lavoro con bambini adolescenti e giovani adulti.”

Il tema del digitale in rapporto all’infanzia è chiaramente un macro argomento, cosa ha voluto portare all’interno degli incontri proposti in Thub06?

“Mi sta a cuore condividere con i genitori dei pensieri che possano orientarli rispetto alla pedagogia degli schermi. Cerco di promuovere un pensiero che porti alla consapevolezza per dare degli strumenti che permettano agli adulti di intervenire per aiutare e affiancare i bambini e ragazzi nel compito di crescere in mezzo a questi schermi che sono la nostra realtà quotidiana.

Ho voluto portare, sostanzialmente una consapevolezza che parta dal vissuto adulto, di generazioni di adulti che si sono trovati a dover imparare a usare questi strumenti e che tuttora imparano e si aggiornano. E’ questa consapevolezza adulta che deve essere poi utilizzata per un ragionamento con bambini e ragazzi. Noi ci troviamo ad essere anche la prima generazione che si occupa di educazione digitale dovendoci arrendere al fatto che si deve parlare di educazione tout court. Gli aspetti non possono essere distinti perché occuparsi di educazione digitale significa interrogarsi anche sull’aspetto civico di tale educazione. Nella misura in cui vengono toccati anche gli aspetti di come l’accesso di adulti e bambini lasci traccia nel web, lasciando informazioni in rete che possono retroagire nelle vite di ciascuno influenzando anche gli altri,  è chiaro che l’aspetto digitale non può essere considerato a compartimenti stagni.”

Quali temi sono stati toccati maggiormente?

Tra i genitori sono state ricorrenti domande sul sonno dei bambini ma soprattuto sulla gestione dei tempi degli schermi, ho sempre richiesto ai genitori di ragionare sull’oggi dei loro figli ma di guardare in avanti perché quello che si dice per le prime fasi della vita è importantissimo per le successive fasi evolutive. Ha senso iniziare a ragionare fin dai primi anni in un’ottica di preparazione e accompagnamento verso l’autoregolazione che poi avverrà nella fine della fase adolescenziale.”

Quali fatiche hanno portato i genitori?

“Ritorna sempre il problema della gestione delle frustrazioni nei bambini e nelle bambine, che poi è  il problema della gestione degli aspetti conflittuali nell’adolescenza. Emerge spesso anche la fatica dei genitori nel definire i tempi da dedicare all’utilizzo degli schermi e nel trovare delle regole che siano efficaci ma che non generino malessere e stress per i piccoli che devono rispettarle e per i grandi che devono garantirle . Un punto su cui tutti si trovano bloccati è l’alternativa da dare agli schermi quando decidono che il bambino ne ha usufruito a sufficienza e il pianto è dietro l’angolo. La paura del giudizio se il piccolo protesta a gran voce attirando sguardi e mettendo il genitore di fronte a una scelta importante. Cedere o restare fermi sulle proprie decisioni e come gestire la protesta spesso rumorosa è uno dei temi più caldi.  

Altro nodo è quello dell’assenza degli schermi nei primi anni di vita del bambino che però deve essere guidato progressivamente a una scoperta di questi strumenti. Non può persisitere questo vuoto perché se inizialemente è un vantaggio dopo diventa uno svantaggio nella misura in cui i genitori hanno l’obbligo di accompagnare ed educare i bambini piano piano a conoscere le qualità e i rischi e le potenzialità delle attività mediate dagli schermi.”

Nella modalità in presenza ha incontrato i genitori nelle Case del Quartiere che aderiscono a Thub06. Il contesto informale ha inciso negli incontri? E’ stata complessa questa modalità?

“Non è stata complessa o per quanto mi riguarda incontrare genitori in contesti informali non è qualcosa di alieno al mio modo di muovermi. E’ stato per me molto piacevole, stimolante e arricchente dal punto di vista professionale e sono molto grato per questa occasione e per gli operatori che mi hanno affiancato  in questo lavoro. Dal mio punto di vista lo psicologo, lo psicoterapeuta si deve a adattare ai codici dei luoghi o delle famiglie che incontra ed è mia intenzione adattarmi ai codici che le situazioni mi offrono come ad esempio quelle che ho trovato negli spazi di Thub06. Rispetto a questo sono molto grato a tutti gli operatori che mi stanno aiutando a capire meglio quali sono i codici e le modalità di fruizione di questi spazi.”

Cosa si aspettava da questi incontri e cosa ha trovato?

“Non mi aspettavo genitori sostanzialmente diversi da quelli che normalmente incontro nella mia pratica privata o nelle scuole perché rispetto a questi temi i dubbi e le perplessità sono normalmente le stesse. Ho incontrato dei genitori assolutamente pertinenti nei loro interventi e mi hanno regalato momenti di confronto assolutamente preziosi e stimolanti.

Per quanto riguarda l’online è stato complesso spostarsi dalla presenza alla piattaforma di Zoom, tutte le esperienze che prevedono questo passaggio sono infatti tendenzialmente  faticose. Il piccolo gruppo ha aiutato anche se quello che mette maggiormente in difficoltà è la mancanza di un feedback del comportamento non verbale delle persone. Per quanto mi riguarda sono abituato ad essere in contatto e ad osservare le persone interrogandomi su quello che vedo tanto sulla comunicazione verbale quanto su quella non verbale. Gli esseri umani sono abilissimi ad adattarsi e mi sembra che comunque ci stiamo adoperando il più possibile per convivere con questi mezzi e qualcosa di buono  lo stiamo portando a casa.”

Quale consiglio daresti alle famiglie alla luce di questi incontri?

“Chiaramente non esiste un consiglio generale che risolva tutti gli aspetti delle peculiarità di ogni famiglia  e di ogni bambino o bambina. Rispetto al tema degli schermi e di come incidano nell’equilibrio famigliare consiglio di occuparsi di variare le attività dei loro bambini in quanto gli schermi non possono essere l’unica fonte di piacere o di tranquillità. Suggerisco alle famiglie di accompagnare e affiancare i loro bambini mentre si avventurano in qualsiasi tipo di attività sugli schermi per intercettarne difficoltà e accompagnare i vissuti emotivi che vivranno perché possono essere estremamente reali nel mondo virtuale e non vanno sottovalutati.

In più consiglio ai genitori una cosa che ormai si è persa un po’ e che diventa sempre più problematica ovvero l’educazione all’immagine aiutando i bambini a rendersi conto che la loro immagine ha un valore e che è necessaria una riflessione prima della condivisione delle immagini di sé.

Ringraziando Sandro De Gennaro per aver condiviso queste riflessioni, non possiamo che essere d’accordo sul consiglio di passare tempo di qualità con i più piccoli attraverso un accompagnamento a tutte le attività che compiono ogni giorno. Dalla mediazione con gli schermi al momento del gioco come forma di scoperta e relazione. Accompagnare bimbi e bimbe restando sempre in ascolto è il primo passo per costruire il benessere di grandi e piccoli.

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