Home visiting: saper costruire una rete intorno alla famiglia

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Thub06 Delivery da settembre ha permesso a molte famiglie con bimbi in fascia 0-6 di essere sostenute nelle fatiche di questo autunno 2020 ma soprattutto di essere coinvolte in azioni di accompagnamento e sostegno della genitorialità dallo staff di progetto. Nei mesi passati dell’isolamento dovuto all’emergenza sanitaria, molti nuclei famigliari hanno sperimentato la mancanza di relazioni extrafamiliari e  la chiusura di servizi educativi che, come è noto, svolgono spesso un compito di prevenzione e cura del disagio infantile.

Una delle azioni di Thub06 Delivery è l’home visiting intesa come presa in carico delle famiglie che si trovano in un momento di fragilità attraverso un intervento che si estenda tra le mura domestiche e la realtà del territorio in cui abitano.

L’èquipe composta da educatrici e assistenti sociali ha iniziato un lavoro di rete, in sinergia con gli spazi gioco degli snodi attivi su Thub06 e gli sportelli sociali dell’azione presa in carico integrata, per conoscere le famiglie e instaurare con i genitori un rapporto costruttivo che possa rendere possibile un intervento di ampio respiro per grandi e piccoli.

Lo scopo dell’home visiting, nell’accezione condivisa dallo staff di progetto, è quello di lavorare a stretto contatto con la famiglia anche nella dimensione più intima ossia quella della casa, e nel caso questo non sia possibile, a trovare luoghi neutri in cui i beneficiari possano comunque sperimentare la dimensione “familiare”. Dall’incontrarsi presso la biblioteca, ai giardinetti, nella Casa di Quartiere oppure ospiti nelle realtà associative presenti sul territorio, l’opportunità di condividere uno spazio e un tempo privato con una figura educativa diversa da quella genitoriale, permette di creare nuovi ponti e rendere possibili nuove letture rimaste ancora celate. L’educatrice a cui viene permesso di entrare nella vita delle famiglie coinvolte lo fa in punta di piedi, con rispetto, dedicando la massima attenzione prima di tutto all’ascolto e all’osservazione di quello che ha davanti per costruire con i genitori alternative che rendano possibili una maggiore serenità.

Operativamente l’educatrice svolge dapprima un’azione di lettura dei bisogni della famiglia svolta nell’ottica di instaurare con questa un dialogo ed una cooperazione nell’educazione dei figli aiutando i genitori a orientarsi nel conoscere la comunità educante che li circonda. Dopo aver costruito questa rete di relazioni con le figure genitoriali, è possibile mettere in campo strumenti specifici quali il sostegno alla relazione genitori-figli, individuando eventuali situazioni di rischio e proponendo attività dedicate ai bambini e ai genitori, non per forza insieme, ma valorizzando anche spazi individuali per migliorare l’autonomia di entrambi.

Alessandra Botta, educatrice di Liberitutti, racconta l’esperienza dell’home visiting all’interno del Polo Educativo del Dialogo nel quartiere di Borgo Dora – Porta Palazzo:

L’Home Visiting proposto dal Polo del Dialogo si sta rivolgendo alle famiglie con bambini già inseriti all’interno della struttura Nido e Materna. Al momento sono stati individuati otto bambini che potrebbero avere bisogno di questo tipo di servizi e sono in una fase di osservazione per valutare come proseguire. L’iter adottato e condiviso con lo staff educativo prevede diverse fasi: dapprima un colloquio con la maestra di sezione mediante il quale si focalizzeranno gli obiettivi e gli elementi di criticità, in un secondo tempo i bimbi saranno “osservati” durante la normale attività scolastica, successivamente le fasi si articoleranno poi nella creazione di un legame e un aggancio alle famiglie.

Ad oggi ho svolto un lavoro di osservazione che sta procedendo da fine settembre 2020 su due bambini, rispettivamente di 4 e 5 anni, di cui uno con evidente disabilità non ancora certificata. Con quest’ultimo ho avuto modo di cominciare a conoscere la famiglia e di essere accolta in casa trovando nei genitori piena ed aperta disponibilità al dialogo. Nell’altro caso la situazione familiare risulta molto più complessa e stiamo cercando una modalità che possa rendere possibile uno scambio sereno e proficuo.

Consapevoli che per poter attivare un intervento domiciliare sia necessario creare relazioni di fiducia che necessitano di tempo e cura e che, al tempo stesso, la situazione sanitaria attuale rende necessario adottare misure di prevenzione per i nostri beneficiari e lo staff coinvolto, la maggior parte delle azioni si sta svolgendo in ambienti ritenuti familiari dalle persone coinvolte e il più possibile in outdoor, immaginando un’estensione delle mura domestiche in luoghi riconosciuti come un “pezzo di casa”: il cortile delle Case del Quartiere, i giardinetti o altri luoghi significativi per i genitori e i bimbi coinvolti.

Auguariamo alle educatrici che stanno incontrando le famiglie un buon lavoro di rete e ai genitori un buon percorso.

CONTATTI
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