Camminare con le proprie gambe, ma in buona compagnia

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Sono poche le donne che possono permettersi il lusso di essere pienamente soddisfatte del proprio lavoro, valutandolo come un’occasione per reinventarsi valorizzando aspetti personali che in altri contesti non verrebbero messi in luce. Essere in grado di cogliere con lucidità tali aspetti ha permesso a due donne di inserirsi nel progetto Thub06 come Madri di Quartiere con l’entusiasmo e la convinzione che si trovano solo in coloro che ricercano nel proprio operato qualcosa che vada oltre il qui e ora. La ricerca di senso nelle esperienze lavorative che richiedono un contatto, un’empatia, un’apertura ad accogliere l’altro e ad accompagnarlo per un pezzo di strada accomunano Laura e Sandra.

Laura, madre di quartiere di +Spazio4, frequenta la Casa del quartiere di San Donato da 4 anni.

“Perché hai accettato di essere madre di quartiere?
Inizialmente non sapevo bene di cosa si trattasse e mi ha attirato l’idea di entrare in un progetto che mi permettesse di essere utile agli altri e mi facesse sentire bene con me stessa.”


La risposta di Laura sorprende perché sembra essere in totale contrasto tra la sua riservatezza e la sua necessità di essere utile agli altri creando un ponte, eppure questa donna ha ben chiara la sua motivazione: trovare il modo per sentirsi bene con sé creando una relazione e quindi uno scambio con le persone che incontra.

Cosa ti piace di più di questo impegno?
“Riuscire a portare a termine gli obiettivi presi insieme alle persone che cerco di aiutare. Percepire la loro gratitudine e riconoscenza è impagabile. Ad esempio ho accompagnato una ragazza in difficoltà, senza documenti in anagrafe per cercare di fargli avere la Carta d’identità indispensabile per avviare la procedura per richiedere la residenza e poter cercare un lavoro. Alla fine siamo riusciti ad avere i documenti e a trovare una piccola occupazione”.

Hai imparato cose nuove?
Ho conosciuto realtà che non fanno parte del mio quotidiano. Ho imparato ad interfacciarmi con persone di altre etnie non giudicando. Ho imparato ad ascoltrare senza farmi coinvolgere emotivamente per essere pronta ad affrontre le difficoltà, simili ma sempre diverse che ogni volta si presentano. A parer mio ogni giorno si possono imparare cose nuove e mettere in campo quanto appreso fino ad ora con chiunque.”

Laura insiste molto sull’importanza di trovare un compromesso tra l’emotività che possono scatenare alcuni incontri e l’equilibrio che bisogna mantenere per riuscire a centrare gli obiettivi prefissati. La sua serietà e determinazione sono ammirevoli perché le permettono di fare un’analisi anche sul tema di una possibile evoluzione delle Madri di Quartiere.

Cosa cambieresti?

“Credo che si possano coinvolgere tutti, non solo donne. Ognuno di noi ha delle qualità e risorse sulle quali puntare per cercare di svolgere al meglio questa “professione” ed io sono convinta che solo il lavoro di gruppo, la cooperazione fra tutti, uomini e donne a seconda dei casi, possa far svolgere ancora meglio il nostro compito. Magari arriveranno dei padri di quartiere…. Credo inoltre che si dovrebbe dare maggiore spazio agli incontri di gruppo fra tutte le madri del progetto per avere uno scambio concreto dei casi e di come si sia raggiunto il risultato sperato o del motivo per cui non siè riusciti a raggiungerlo analizzando insieme cosa è andato storto. La condivisione forse ridurrebbe anche i tempi di ricerca che ognuna di noi fa singolarmente nel proprio quartiere.”

Il lavoro in team, lo scambio di competenze ed esperienze, l’inserimento non solo di donne ma anche di uomini che immagina Laura permettono una riflessione preziosa per l’intero staff di Thub06

Quando ti sei sentita madre di quartiere?

“Ogni volta che sono entrata in contatto con qualcuno che avesse bisogno anche solo di una parola di conforto. Essere madre di quartiere non vuol dire solo aiutare famiglie in difficoltà nella ricerca di una casa o di un lavoro. Siamo madri di quartiere ogni volta che ci fermiamo con qualcuno che ha semplicemente bisogno di essere ascoltato e nulla di più.”

Laura ci ricorda che Il fermarsi per dedicare la giusta attenzione alla persona che si ha davanti ascoltandola senza doverla soddisfare in nessun altro modo se non dedicandole il proprio tempo vale molto più di quello che immaginiamo .

Lo proporresti ad altre persone?

“Lo proporrei a tutte le donne che vogliono mettersi in gioco facendo del bene e aiutando concretamente persone in difficoltà, insegnando a queste ultime a camminare con le proprie gambe.”

Sandra è nigeriana ed è la madre di quartiere di Casa Vallette.

 

Ha accettato di lanciarsi in questa avventura per l’opportunità datale dal progetto di reinserirsi nel mondo del lavoro come figura professionale non convenzionale e ibrida per esprimere tutta la sua forza e la sua capacità di entrare in relazione con gli altri.

Cosa ti piace di più di questo lavoro?
Potere lavorare con altre persone.  Parlare alle donne/mamme e alle loro famiglie mi riempie di soddisfazione così come quello che faccio per loro.

 

Quello che traspare ascoltandola è che per lei è molto importante che qualcuno le abbia finalmente dato un compito con obiettivi da raggiungere. Mentre racconta emerge l’orgoglio per il suo lavoro e tutta l’attenzione e il rispetto verso le persone che incontra.

 

Le si illumina il viso quando le domando se ha imparato cose nuove e mi racconta che “Ogni donna ha età diverse e si comporta in modo diverso e io ho imparato che ci vuole tempo e modi diversi a seconda dell’età”.

La sintesi di Sandra mi ricorda, come già raccontava Laura, che il fattore tempo tendiamo sempre a sottovalutarlo ma Sandra fa un altro affondo “in questo lavoro ogni donna è diversa e devi trovare il modo giusto per parlarle, non è solo una questione di lingua ma di fiducia”.

Il modo giusto per parlare va ricercato e si va per tentativi e per esperienze ma Sandra sembra avere un’attitudine naturale nel trovare la chiave d’accesso con le famiglie che ha conosciuto tramite Thub06 mettendoci la sua naturalezza, il suo istinto di madre e la sua capacità di rasserenare con un sorriso capace di riempire una stanza.

L’ultima domanda di rito che faccio a Sandra è se proporrebbe questa esperienza ad altre donne?

Certo perché è una grande occasione per imparare e crescere insieme ad altri conoscendo modi diversi di lavorare e affrontare i problemi e trovare soluzioni.

La nostra chiacchierata termina con Sandra che sente di essere cresciuta insieme ad altri e usa un plurale che  coglie perfettamente come la ricchezza delle Madri di Quartiere stia nella loro diversità e nella loro capacità di trovare soluzioni diverse a problemi comuni.

Una buona estate alle nostre madri di quartiere, sperando di poter proseguire nell’esperienza al più presto!

CONTATTI

Liberitutti scs

thub06@coopliberitutti.it

tel. 011.19741757

www.coopliberitutti.it/thub06

 

Associazione Il Mondo di Joele onlus

tel. 3338104590

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