L’arte del Parkour al Civiform Trieste

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Vivere gli spazi formativi e i luoghi di ogni giorno con vivacità, adattandosi all’ambiente ma rileggendolo in modo creativo: questo l’obiettivo che la cooperativa Prisma si è posta portando tra gli allievi del Civiform di Opicina un corso di Parkour (o Art Du Déplacement), lo “sport” nato nelle periferie urbane di grandi città e rapidamente diffuso in tutto il mondo. Un laboratorio firmato Thanks God it’s Monday di grande successo, che ha fatto misurare ragazzi adolescenti con la bellezza di allenarsi a corpo libero, seguendo un movimento fluido, dinamico e consapevole.

Armati di comode scarpe da running, i formatori di Prisma hanno spiegato ai ragazzi del Centro di Formazione l’idea alla base del parkour: si esegue un percorso (il “tracciato“), superando qualsiasi genere di ostacoli con salti, corse, arrampicate e scalate. Tutto avviene in sicurezza, con velocità crescente, semplicità di movimento e intuito. Qualche dritta e via: movimento e velocità sono diventati così un nuovo modo per interpretare i luoghi in cui si vive e studia ogni giorno.

Più che un semplice allenamento o una disciplina, una vera arte. Un modo divertente e creativo per far sperimentare a 7 ragazzi tra i 16 e 17 anni qualcosa di più: autocontrollo, consapevolezza delle proprie capacità personali, ma anche nuove responsabilità di gruppo, senso di appartenenza, comunicazione interpersonale e cooperazione.

Gli obiettivi principali del corso erano infatti la promozione dell’integrazione, la socializzazione e il sostegno reciproco attraverso l’attività fisica a corpo libero.  Praticando questa attività, infatti,  si mettono in pratica libertà e creatività d’espressione e ci si rende conto delle potenzialità del corpo e di come possano essere superati limiti che, per lo più, sono fissati da pregiudizi.

È facile capire come il parkour rappresenti una metafora della vita, dove ognuno si rende autonomo nelle scelte personali volte ad aggirare gli ostacoli che si presentano, ma ha anche bisogno degli altri. Nei “tracciati” il corpo non trova limiti: a seconda di come la si guardi, oggetti insignificanti possono diventare appigli o ostacoli da superare, proprio come accade nella vita di tutti i giorni.

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