Zeb e il tema della separazione

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La storia di Zeb per affrontare la separazione

Zeb è una zebra molto dolce e sensibile, che si sente pronta ad affrontare la separazione dalla famiglia. Vuole, perciò, partire per un viaggio con i suoi compagni. Al pensiero di dormire fuori casa, però, le prende un po’ di malinconia e di paura…

Ecco che, allora, mamma e papà zebra -sempre attenti e premurosi- si attrezzano per costruire un rimedio contro la paura della separazione. Vogliono trovare uno modo per aiutarlo a trovare il coraggio di vivere le nuove sfide con maggiore serenità. Decidono così di preparare per Zeb una scatola di latta, in cui conservare una scorta di baci da poter usare all’occorrenza. Su dei piccoli foglietti -come fossero dei timbrini- fissano i loro baci e la donano al loro piccolo affinchè possa usare questi baci, quando ne sentirà il bisogno. L’esperimento funziona così bene da diventare contagioso! Zeb riesce a ritrovare nei baci la sicurezza di cui ha bisogno per superare i momenti di incertezza e diventa lui stesso capace di donare l’antidoto contro la tristezza ai suoi amici, nel momento in cui la paura li prende per mano.

Un laboratorio per affrontare il tema della separazione

La storia di Zeb (a cura di Michel Gay, edito da Babalibri) è una metafora significativa e delicata con cui iniziare in quest’autunno così incerto. Zeb offre un utile spunto ai laboratori pedagogico – creativi di Chi rom e…chi no, che affrontano con adulti e bambini proprio il tema della separazione dei bimbi dai propri cari, dalla propria casa e dalle proprie abitudini, dopo tanto tempo trascorso lontani dalla scuola e dalle diverse attività.

La sfida di oggi

La separazione e, in generale, la capacità di ambientarci in questo insolito clima rappresenta una sfida molto delicata sia per i bambini che per gli stessi adulti. Il Coronavirus, infatti, ha determinato non solo un’emergenza sanitaria, ma anche e soprattutto un’emergenza educativa e sociale. Siamo stati tutti catapultati in uno scenario senza argini, caratterizzato dall’assenza di punti di riferimento e dall’incapacità di poter fare programmi e previsioni. Questo determina un grado di fragilità diffuso, che si acuisce in quelle famiglie più vulnerabili, che vivono situazioni di marginalità e povertà educativa.

Ci sentiamo tutti sguarniti e incerti di fronte a quello che stiamo vivendo, sottoposti spesso ad una comunicazione main stream aggressiva e capace di generare angoscia e paura. Il rischio è isolarsi sempre più e vagare disiorentati nel mare delle incertezze, lavorative, sanitarie, ma anche affettive e sociali. Questo è un rischio presente ovunque, non solo nelle sfide educative che portiamo avanti in contesti complessi come quello di Scampia. È necessario sostenere e sostenerci come adulti, famiglie, scuole e territorio in un quadro sinergico di azione, perché più che mai oggi bambini, adolescenti e famiglie fragili hanno bisogno di guide stabili, accoglienti, capaci di leggere il mondo e orientare le giovani generazioni in questa fase così delicata.

Ognuno deve fare la sua parte

Dobbiamo essere consapevoli che “nessuno si salva da solo”. Stiamo provando ad orientare le nostre azioni, rimettendo al centro adulti e piccini, dialogando con scuole e istituzioni perché al centro di ogni azione ci sia “la cura delle relazioni” piuttosto che la mera osservanza del protocollo di sicurezza.

Chi rom e…chi no continua a lavorare per migliorare relazioni e competenze, seguendo i bambini del territorio nel loro percorso di crescita, riconscendo loro capacità, talenti e abilità sin dalla prima infanzia.

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