Gli Altri Bes allo Zen: quando il riconoscimento dello svantaggio socio-culturale diventa opportunità

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L’intervento didattico ed educativo anche in un contesto di svantaggio metterà al centro il bambino ed il ragazzo come persone, per accoglierle e conoscerle nella loro globalità e non come appartenenti ad una categoria socioculturale che descrive di per sé i suoi bisogni.

L’Associazione Lievito Onlus è partner coinvolto in diverse azioni del Progetto S.C.AT.T.I. Ruolo importante assume nell’azione “percorsi specifici di inclusione e di presa in carico integrata di alunni con bisogni educativi speciali”, con l’obiettivo di favorire l’inclusione e la presa in carico integrata di alunni con Bisogni Educativi Speciali attraverso laboratori che favoriscano l’autonomia personale e nei contesti sociali.

Lievito nasce il 27 gennaio 2003, con l’intento di vivere responsabilmente l’appartenenza al quartiere; la sua storia prende avvio da diverse esperienze di volontariato ed impegno vissute da un piccolo gruppo di persone residenti nel quartiere S. Filippo Neri (ex ZEN). Tali esperienze si sono incontrate e sviluppate nel tempo ponendo le basi per una presa di coscienza e responsabilità condivisa nei confronti del proprio territorio.

Nell’intervento verrà posta attenzione, pertanto, ad una parte della popolazione con bisogni educativi, affettivi, sociali, relazionali, cognitivi “speciali e specifici”, ciò vuol dire favorire l’integrazione più reale e completa, fornendo ai bambini e ragazzi coinvolti spazio e strategie per apprendere abilità necessarie alla loro autonomia, con tempi e modalità adeguate ai loro stili cognitivi. Lo scopo che ci si attende sarà quello di fornire un servizio nuovo ed innovativo per il quartiere, fino ad ora carente, che sia occasione importante di crescita per i ragazzi coinvolti, per la scuola e per il quartiere in senso esteso.

Lo svantaggio socioculturale è una situazione di difficoltà determinata da molteplici fattori economici, culturali, sociali, antropologici e storici, che ricade su bambini e ragazzi i quali, pur non presentando handicaps fisici, abilità intellettive compromesse o alterazioni psicopatologiche, incontrano ostacoli nell’ inserimento sociale e nell’acquisizione degli apprendimenti adeguati al loro livello scolastico.

Bes è acronimo di Bisogni Educativi Speciali, definiti dall’ICF (International Classification of Functioning) come “qualsiasi difficoltà evolutiva di funzionamento permanente o transitoria in ambito educativo o di apprendimento, dovuta all’interazione tra vari fattori di salute e che necessità di educazione speciale individualizzata”. Tale macrocategoria include tre grandi sottogruppi: alunni con disabilità (tutelata dalla legge 104/92), alunni con Disturbi Evolutivi Specifici (tra questi i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, il Disturbo da deficit di Attenzione e iperattività-ADHD, Disturbo Specifico del Linguaggio-DSL, Disturbo dello spettro autistico lieve e il Funzionamento Cognitivo Limite, tutelati dalle leggi 53/2003 e 170/2010) e alunni con svantaggio sociale, culturale e linguistico.

È notoriamente comprovata, ormai, la relazione tra difficoltà di apprendimento con insuccesso scolastico, demotivazione, ansia e diminuzione dell’autostima; l’intervento, pertanto, avrà finalità di prevenzione primaria nella scuola primaria, nella secondaria di primo grado invece di prevenzione secondaria rispetto al rischio di dispersione scolastica. Bambini e ragazzi parteciperanno al progetto prendendo in considerazione il loro profilo funzionale (apprendimenti, caratteristiche emotivo-comportamentali) e l’osservazione effettuata in classe dagli operatori col fine di costruire piani di lavoro per il gruppo calibrati sui bisogni individuali; ogni passo sarà condiviso con gli insegnanti delle classi e si cercherà il coinvolgimento attivo delle famiglie, necessario per un cambiamento concreto.

Il progetto consente una continuità d’azione di circa tre anni, iniziato ad ottobre 2019, terminerà nel mese di marzo 2021. In questo periodo, il lavoro sarà guidato dall’obiettivo di potenziare le abilità sociali e relazionali degli alunni coinvolti, attraverso attività esperienziali e pratiche, giochi di simulazione e di gruppo, laboratori per il gruppo e per la classe di appartenenza; durante il primo anno di attività, nello specifico, sono stati individuati sotto-obiettivi trasversali, il cui raggiungimento cioè determinerebbe l’acquisizione di una condizione di benessere personale dell’alunno con ricadute positive nel clima di classe e scolastico in generale, ovvero: autogestione comportamentale ed emotiva, assunzione di responsabilità (a livello individuale e gruppale), potenziamento del senso di efficacia personale (con ricadute sull’autostima), abbattimento dello “stigma” sociale (analisi dei vissuti correlati), riconoscimento del ruolo degli insegnanti e successiva collaborazione, motivazione allo studio.

Le attività si svolgeranno, in orario curriculare, all’interno dei locali dell’ “I.C. L.Sciascia”, scuola ubicata all’interno del quartiere San Filippo Neri, più comunemente chiamato e conosciuto come Zen-Zona Espansione Nord, periferia divenuta caso europeo di segregazione socio-spaziale e di esclusione sociale.

Esclamazione ricorrente di una grande parte di docenti delle scuole del territorio è: “Allo Zen, allora, dovremmo dichiarare tutti gli alunni Bes!”. Che queste siano realtà scolastiche in cui il numero degli alunni in simili condizioni è elevato, è una verità, ma altrettanto vero è che il protratto fine informativo dell’azione didattica piuttosto che formativo ha consentito una interiorizzazione culturale del disagio, trasformatasi in un’etichetta sociale con risvolti psicologici secondari di frustrazione, autosvalutazione e senso di inferiorità.

Ogni persona vuole progettare

E avere una vita propria

E vuole aiuto al proprio sviluppo individuale,

al proprio progetto di vita. (Amartya Sen)

…anche allo ZEN!

Articolo di Giuseppa Riccardi, dell’Associazione Lievito Onlus

 

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