A Scampia tre giorni con ‘Fuori gioco’, la formazione che ci riporta all’altezza di bambine e bambini
di chiromechino4
“Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco, che in un anno di conversazione”. Lo diceva Platone e ne sono convinti anche il gruppo di educatrici, operatori sociali, insegnanti, genitori, di età diversissime che hanno partecipato a Scampia alla tre giorni di Fuori Gioco, Pratiche ludiche di comunità, dal 7 al 9 novembre. Un percorso di formazione, organizzato da chi rom e…chi no insieme al Cemea Mezzogiorno che ha messo al centro le persone e il gioco come pratica educativa. Giocando si impara anche da grandi. E ci si emoziona al ritmo delle risate e del movimento dei corpi nella piazza colorata e liberata di Pangea e negli spazi di Chikú, partecipati e vibranti di sinergie e intrecci anche improbabili.
Nel gruppo eterogeneo composto di persone dai 20 ai cinquant’anni c’erano abitanti del quartiere, dirigenti associative, mamme, cuoche, writers, teatranti, operatrici e operatori, tirocinanti universitarie, personale scolastico, insegnanti e figli. “E abbiamo giocato in sede e per strada, invitando e facendoci guardare, prestando il fianco a narrazioni altre, di quelle che poi ti tornano con l’aggiunta, di chi ‘ti sa’ che quando poi si riavvicina ti ricorda che ti ha visto giocare e un po’ ti sfida e un po’ ti stima”, ha scritto Claudio Tosi di Cemea nel descrivere la tre giorni.
Ecco il sol spunta già
Fa il suo girotondo
E riempie il mondo di calore e di bontà!
I canti corali aprono e chiudono le giornate del gioco, Claudio ci dimostra che la prima intonazione del primo verso, imprime il ritmo all’intero coro e in fondo all’intera giornata: più energico, più dolce, più caldo, più deciso, ogni momento richiede un carattere e una intensità diversi.
Il gioco ci espone alle incertezze e ai rischi, smuove emozioni e crea legami anche conflittuali. Nel gioco possiamo parlare di vita e morte, amore e rifiuto, memorie vissute e fantasie inaudite, ma tutto all’interno di un cerchio magico che ci aiuta anche a superare, risolvere, perdere o vincere o restare in sospeso con il peso e il desiderio di dover ricominciare tutto daccapo, anche più volte. Costruire e distruggere, colpire e porgere, liberare e incatenare, barare e condurre, essere indomite principesse che affrontano draghi per portare in salvo indifesi principi. Potere e consapevolezza sono due concetti chiave su cui il gioco ci esorta a riflettere: è uno strumento così potente che chi lo pratica deve agire con consapevolezza perché si può oscillare tra il provocare l’estrema bellezza e l’estremo disagio.
Tre giorni di formazione pratica con il Cemea del Mezzogiorno, in un continuo potenziale ribaltamento di ruoli, in cui abbiamo giocato e sfidato noi stesse. Ne siamo uscite ancora di più ad altezza di bambine e bambini, di ragazzine e ragazzini, portandoci dentro nuove consapevolezze e decise a continuare a imperversare e smuovere coscienze sempre di più negli spazi pubblici di una città e di un mondo che hanno completamente perso di vista l’umano, il piacere, la gioia di vivere.
“Giocare svela, emoziona, collega, connette e separa, ci fa avversari e complici, ci permette di esprimere sdegno e rifiuto, ma anche di sostenerci, toccarci, respirare insieme – ha scritto ancora Claudio Tosi raccontando l’evento – Vivere queste situazioni risuona in ognuno con una particolare sonorità, il gioco proposto si moltiplica nei giocatori tanto quanto un libro scritto porta in viaggi diversi ogni lettore. E allora non si può voler far giocare senza interrogarsi sulla potenza del gioco come veicolo di senso, emozione, socialità. Come il carro di Apollo per Fetonte, il gioco può essere troppo evocativo e potente e se non lo si conosce governarlo può risultare difficile, e se sfugge di mano qualcuno può restarci male, sentirsi escluso, o al contrario troppo toccato, svelato, messo in mezzo”. Chi ha partecipato alla formazione è tornato a casa carico di emozioni e voglia di fare. E così il gruppo si è salutato ma ripromettendosi di rincontrarsi, di tornare a giocare insieme.
“E son trecento cavalieri con la testa insanguinata, con la spada arrugginita, indovina che cos’è..?”
…to be continued…