Crescere insieme, magia del teatro

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Il Laboratorio Ri-Belli per esprimersi prosegue la propria attività

Ottimi riscontri e un percorso comune di crescita.

Sono questi i risultati principali del primo ciclo di appuntamenti (non ancora concluso), con il Laboratorio Teatrale “Ri-Belli per esprimersi”, progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, allestito da Abaco – Il Teatro Conta, in collaborazione con l’Associazione I Tetti Colorati Onlus.

Il laboratorio, iniziato lo scorso 13 aprile, vede la partecipazione di ben 23 ragazzi, di età compresa tra i 7 e i 17 anni.

“Eterogenei per nazionalità, carattere, storia, ma accomunati dalla voglia di comunicare, scoprire, conoscere e far emergere le proprie emozioni”, spiega Francesca Castiglione, animatrice e psicologa dell’associazione I Tetti Colorati Onlus, che si occupa di curare gli aspetti emotivo-relazionali dei partecipanti e dei contatti con le famiglie.

Le età, molto variegate, dei partecipanti, non hanno inciso sulla qualità degli incontri.

“Il bilancio – racconta Fabio Guastella, esperto teatrale di Abaco, Il Teatro Conta – è più che positivo. In particolare ho visto il grande entusiasmo che circonda la partecipazione dei ragazzi, e il rispetto dei ruoli e delle regole, fondamentale per la piena riuscita di un’attività teatrale.

Il piccolo ostacolo determinato da età ovviamente molto diverse, è stato superato agevolmente attraverso una serie di esercizi specifici utili ad abbattere i confini, spesso mentali, che impediscono ad un gruppo che si sta costituendo di unirsi e di crescere insieme. E devo dire che il tutto è avvenuto molto naturalmente e semplicemente”.

“Per me l’avvio del Laboratorio Teatrale – conferma Francesca – ha rappresentato l’inizio della vera bellezza. Non solo professionale, ma, soprattutto, umana.

Se penso a loro, in particolare ai ragazzi che stanno partecipando con più costanza, e al percorso svolto finora, mi viene in mente un’immagine, quella dell’edera. Una pianta rampicante che, magari, sembra inizialmente grezza, ma che è al tempo stesso resistente e caparbia.

Ecco, i ragazzi, come piccole edere, si sono arrampicati nelle attività che di volta in volta abbiamo proposto, prima con iniziale titubanza poi con maggiore consapevolezza e motivazione. Le capacità teatrali saranno ancora grezze – conclude Francesca – ma ciò che conta è che continuino ad arrampicarsi, insieme”.

Fabio, da parte sua, parla dell’attività di questi primi due mesi, in relazione alla personalità di ciascuno dei partecipanti.

“Sicuramente, all’interno del gruppo, ci sono delle personalità fragili, molto particolari, perchè soprattutto sui ragazzi un pò più grandi c’è poca fiducia in se stessi, una paura continua di sembrare inappropriati.

Quello che dico sempre è che, durante il laboratorio, è necessario isolarsi da quello che ci circonda. In quell’ora e mezza possiamo essere qualsiasi cosa, la cosa sbagliata è chiudersi in se stessi, invece bisogna aprirsi totalmente sia con il corpo che con la voce.

Quello che stiamo cercando di fare è quindi destrutturare i loro caratteri, i loro paletti, messi perchè spesso la stessa società stessa ce li impone. Lasciarsi andare, dare spazio alla propria fantasia, essere da stimolo per gli altri, -prosegue Fabio – è questo l’obiettivo centrale del laboratorio.

Stiamo cercando quindi di alleggerire tutto quello che facciamo, vorremmo che i ragazzi si sentissero sempre più liberi di lasciarsi andare alla fantasia, al gioco e vivere le emozioni in modo divertente e giocoso.

Sono certo che ciò avverrà con il passare del tempo, soprattutto quando inizieremo ad affrontare una fase successiva del laboratorio, ossia la messa in scena dello spettacolo.

La fase laboratoriale – conclude Fabio – è necessaria perchè ti permette poi di approcciarti a un testo, un personaggio, una battuta, già pronti e preparati.

Ma devo dire che siamo già riusciti a superare alcuni paletti, necessari per poi raggiungere il risultato finale e sono già ampiamente soddisfatto e sicuro che anche le personalità fragili di cui parlavo, diventeranno sempre più forti con il passare del tempo.

Per Francesca è molto importante anche il feed-back che i ragazzi stessi, nel corso dell’attività, sono riusciti a fornire, durante i momenti dedicati all’autovalutazione del percorso sin qui svolto.

“Nei vari incontri abbiamo lavorato molto sulla capacità di riconoscere ed esprimere le loro emozioni, imparando a tipizzare ogni emozione con la giusta sfumatura mimico vocale; abbiamo lavorato anche sull’empatia, chiedendo ad ognuno di mettersi nei panni dell’altro, mettendo in scena il copione di vita dell’altro, cioè il ricordo o il vissuto personale che ognuno di loro ha voluto condividere con il gruppo.

Si è lavorato tanto anche sul prendere coscienza del proprio corpo e dello spazio, attraverso giochi ed esercizi mirati, fino ad arrivare alla recitazione di brevi battute contenute nelle fiabe.

Durante il circle time, pensato per un’analisi dell’attività svolta finora, uno dei ragazzi, a proposito della difficoltà di un suo compagno nel mettersi in gioco gli ha consigliato di pensare meno al giudizio degli altri e di ricominciare dopo uno sbaglio.

Siamo tutti uguali, ha sottolineato, e qui per imparare. Il suo incoraggiamento spontaneo ai compagni, racchiude in buona parte lo spirito della nostra attività. Stimolare nei ragazzi un percorso comune non solo di conoscenza, ma anche di sicurezza.

E soprattutto anche la sicurezza di poter sbagliare, senza essere giudicati. E’ un aspetto fondamentale per far emergere la bellezza di ognuno di noi”.

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