Palloncini bianchi per salutare la mamma uccisa

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Intorno alle 5 del mattino, senza che ancora sia stato compreso il movente, L., 30 anni, strangola la moglie 24 enne. Nella stanza sono presenti i due bambini di 6 e 4 anni. Subito dopo l’uomo si reca dal fratello in stato confusionale; la cognata prova immediatamente a videochiamare la donna, ma alla chiamata risponde il figlio maggiore, mostrando il corpo senza vita della mamma. I parenti, accorsi subito sul luogo dell’omicidio, provvedono ad allontanare i bambini dalla scena del delitto,  sotto indicazioni dei Carabinieri, i piccoli vengono affidati allo zio paterno.

Appresa la notizia, l’équipe del progetto Respiro tenta di mettersi in contatto, non senza difficoltà, con i servizi sociali per avviare la procedura di emergenza. Solo nei giorni successivi, dopo diversi passaggi con le autorità competenti, sarà possibile far visita alla famiglia. Nel colloquio con i familiari le psicologhe spiegano l’importanza di comunicare ai bambini la verità su ciò che è accaduto, ma permane nei familiari la convinzione, peraltro molto diffusa, che nascondere le cose sia la soluzione migliore per proteggere i bambini, “via la salma, via il dolore”. Così viene detto ai bimbi che la mamma è in ospedale e la salma della donna viene rimpatriato senza che possano salutarla per l’ultima volta.

Affrontare la verità

Ma non comunicare la verità può essere un grave errore, come spiega Manuela Raia, tutor di resilienza del progetto Respiro che si è occupata del caso “I bambini avevano assistito alla tragedia, negarla significava esporli a una frammentazione psicologica importante, con il rischio di non potersi più fidare di nessuna delle persone di riferimento. Se si assiste a una cosa terribile e poi non viene riconosciuta, è una disconferma che espone il bambino a un forte disorientamento e al dover elaborare in solitudine i risvolti emotivi della tragedia ”

Intanto le autorità competenti allontanano i minori dalla famiglia dello zio e li collocano in una casa famiglia. L’equipe di Respiro si mette allora in contatto con il Tutore e finalmente ottiene l’incarico ufficiale dal Giudice per poter prendere in carico il caso. L’idea di avvalersi dell’intervento dell’equipe di Respiro viene presa in considerazione con più urgenza nel momento in cui si apprende la notizia che il bambino più grande dovrà affrontare l’incidente probatorio che, per fortuna, non avverrà mai perché la psicologa del tribunale valuterà il bimbo non idoneo a testimoniare.

Al momento della rivelazione della morte della mamma le reazioni dei due bambini sono molto diverse, il più grande si abbandona ad un lungo pianto mentre il piccolo reagisce immobilizzandosi, come congelato. Per entrambi si avvia un percorso psicoterapeutico importante di stabilizzazione emotiva.

Ma un passo fondamentale è ancora necessario fare: permettere ai bambini di salutare per l’ultima volta la madre.

Spiega ancora Manuela Raia: “Il saluto è un passo imprescindibile perché il rituale rappresenta il distacco definitivo dalla persona defunta. In tali situazioni si presenta uno stato di shock, di rifiuto, “non ci posso credere”; il rito funebre aiuta a ripristinare il contatto con la realtà. Grazie al saluto si ha la possibilità di riconoscere la perdita e di esprimere liberamente il proprio dolore”

Il rito in un parco

Il saluto avverrà in un parco, insieme a gran parte dell’equipe, al Tutore, al responsabile di comunità e, naturalmente, ai bambini. Vengono stesi dei teli, loro scelgono quello di Spiderman, e si siedono per poter leggere i cartoncini colorati e un libro sul lutto, scelto appositamente perché adatto alla loro età. I bambini seguono con attenzione, ascoltano, guardano le immagini, il più grande tiene le mani nelle tasche del giubbino, agita la gamba e il suo sguardo e la sua attenzione sembrano quelle di un adulto.  Il piccolo, seduto vicino al fratello, tiene tutto il tempo le mani giunte e ascolta concentrandosi sulle immagini.

Alla fine della lettura vengono lanciati dei palloncini bianchi che rappresentano il loro saluto per la madre. Prima però i bimbi possono disegnare sopra qualcosa per lei.  Il più grande sceglie un pennarello rosso e disegna un cuore, il piccolo sceglie un pennarello azzurro e, sull’esempio de fratello, si fa aiutare per poter disegnare anche lui un cuore e scrivere il suo nome.

Al centro del parco, uno alla volta, vengono tagliati i fili che tengono a terra i palloncini. Tutti alzano lo sguardo verso l’alto per guardarli mentre si allontanano fino a scomparire. Il piccolo appare molto triste e si avvicina alla terapeuta di riferimento che, con molta premura gli dice che se vuole può piangere, ma non ci riesce. Dopo un lungo tempo a guardare il cielo con forte commozione di tutti, adulti e bambini, si apre un momento ludico.

I bambini non sono più silenziosi, fanno domande, richieste e trascinano gli adulti da una parte all’altra del parco fino al bar.

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