Casa per casa, famiglia per famiglia. L’aiuto educativo di Resiliamoci nel cratere del sisma

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Sostenere le famiglie che vivono nel cratere sismico, casa per casa, quando ci sono dei minori che hanno bisogno di un aiuto per superare difficoltà di apprendimento. Oppure quando c’è da dare supporto ai ragazzi disabili e ai loro genitori. O per venire in supporto a giovanissimi in carico ai servizi sociali, che hanno difficoltà di integrazione o con problemi di relazione familiare. L’assistenza educativa domiciliare raggiunge circa 130 minori nelle zone dell’Ambito territoriale sociale (Ats) XVII di San Severino e Matelica e Ats XVIII di Camerino, dove a gestirla e la cooperativa Cooss Marche. E nell’Ats XVI di San Ginesio, dove invece è organizzata dall’associazione Glatad. Siamo in pieno cratere sismico e il servizio, su tutto il territorio, è stato potenziato grazie anche al supporto di Resiliamoci, che contribuisce a circa un terzo delle ore messe in campo per assistere, casa per casa, i minori.

Carla che non si sente sola

Chiesa di Santa Maria in via a Camerino, nel centro storico ancora deserto

Racconta Sara Mascioni, una delle trentasette educatrici che lavorano al progetto nei tre Ambiti territoriali sociali: «Ogni settimana vado a casa di una ragazza madre, Carla (nome di fantasia, ndr). Vive in una casetta Sae (Soluzione abitativa emergenziale) in una cittadina del cratere. Io aiuto i due figli  della giovane donna a superare problemi di disgrafia e dislessia. Stanno già facendo progressi, facciamo i compiti, oppure li accompagno in delle passeggiate che diventano anche occasioni educative». Per Carla la preoccupazione verso il futuro è tanta. La donna è rimasta senza lavoro, era assistente cuoca in una mensa che ha smesso di funzionare dopo le norme anti coronavirus. «Ma lei non si perde d’animo, è coraggiosa  – aggiunge l’educatrice –  Mi confida i suoi problemi, le sue speranze. Si sente accompagnata e protetta, grazie alla nostra presenza».

In un territorio dove la pandemia ha amplificato i problemi

Valerio Valeriani, coordinatore degli Ats XVII e XVIII, spiega: «L’apporto di Resiliamoci ha rafforzato il servizio del trenta per cento, ed è quindi fondamentale per renderlo possibile. Il supporto domiciliare è sempre più strategico secondo gli indirizzi governative ed europei e Resiliamoci è intervenuto prontamente per sostenerlo nelle nostre aree post terremotate». Un altro contributo arriva dalle risorse dei Comuni degli Ats interessati e poi dal Por 9.4 triennale, il Programma operativo regionale per il rafforzamento degli ambiti sociali. Il paesaggio dove gli operatori agiscono è quello già vulnerabile del cratere sismico, ancora costellato di case sventrate dalle scosse. Qui allo spaesamento seguito al sisma di 4 anni fa ora si somma l’emergenza epidemiologica, con tutte le sue minacce e limitazioni, sociali e lavorative. A Tolentino, Ats XVI, oltre al servizio educativo a domicilio, un gruppo di ragazzi domiciliati nel Villaggio container, frequentano settimanalmente il centro polifunzionale La sorgente, dove le operatrici dell’associazione Glatad prestano loro supporto.  Nell’Ats XVI il servizio si rivolge a giovanissimi affidati ai servizi sociali, al tribunale dei minori, che vivono situazioni familiari più spiccatamente problematiche. «La povertà educativa ne esce amplificata, per una serie di problemi legati all’isolamento, alla mancanza di servizi e trasporti», spiega Valeriani. In questo contesto, l’opera degli educatori assume un valore sociale in più, poiché capillare, diretta, capace di rafforzare relazioni e cementare una comunità già messa a durissima prova.

Norme anticovid

L’inizio della zona rossa a Camerino

Nei comuni dell’aria di San Severino il servizio  è tornato in presenza da luglio, dopo lo stop del lockdown. In quelli di Camerino è sul punto di riprendere. I Comuni si attivano su segnalazione delle Unità multidisciplinari, viene stabilito il numero di ore di intervento e a quel punto entrano in campo degli educatori che prestano il loro servizio a domicilio. Sono una cinquantina per ogni Ambito territoriale i minori beneficiari. Prima di ogni incontro, l’educatrice fa il triage al telefono con la famiglia, per appurare che non ci siano problemi sanitari legati al Covid. Se si dovessero riscontrare situazioni di rischio per la salute, è prevista l’attivazione dell’assistenza online.  Conclude l’educatrice, Federica: «Carla me lo racconta spesso, quando parliamo e vado ad aiutare i suoi figli. La sua vita è fra le casette Sae. Qui ha fatto amicizia con altre donne, come lei. La sua comunità si sta formando fra le vie dei nuovi moduli abitativi dove i suoi figli giocano con altri figli. Il  più piccolo è nato dopo il terremoto, ora sta crescendo durante la pandemia. Ma la mamma mi confida di avere sempre salda la speranza».

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