Alessandra, terremota ed educatrice per il nuovo spazio comune dei bambini

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Ricostruire una comunità, a partire dai bambini. Creare occasioni di aggregazione, di gioco, di educazione. Farlo in nuovi spazi, che sostituiscono quelli distrutti dalle scosse sismiche. È questa la missione quotidiana di Alessandra Antonini, 40 anni, operatrice che assiste i piccoli residenti di alcune città delle Marche colpite dal terremoto del 2016.

Alessandra Antonucci, l’operatrice che partecipa al progetto Resiliamoci, organizzando il doposcuola nei paesi del cratere sismico.

Anche lei ha subito il sisma: dopo aver perso la sua casa a Camerino con la scossa del 26 ottobre 2016, ha vissuto da sfollata con i genitori in una chiesa di Vallicella, dormendo su una branda. Poi è arrivato il trasferimento in un residence fatto di bungalow sulla costa marchigiana. Dopo varie peripezie, è finita con la famiglia in una casetta Sae (soluzione abitativa in emergenza) di Camerino, attendendo di vedere ricostruita quella che è la sua vera casa: “Il luogo dove ti senti davvero al sicuro, al termine di una lunga giornata”.

In questo contesto è diventata operatrice per la cooperativa Cooss Marche all’interno del progetto “Resiliamoci” nato dall’iniziativa di circa 40 enti di terzo settore e con il supporto del CSV Marche, per creare momenti di incontro, educazione, formazione e sostegno genitoriale alle famiglie che vivono nei territori del cratere sismico.

Il progetto, selezionato dalla Fondazione con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, supporterà fino al 2020 i nuclei familiari di 67 fra gli 87 comuni colpiti, con particolare riferimento alle province di Macerata, Fermo e Ancona.

Nell’ambito dell’iniziativa Cooss ha dato vita a cinque laboratori di doposcuola, a Camerino, Visso, Pieve Torina, Fiastra e Serravalle del Chienti. Comuni fra i più danneggiati dai crolli. “Per i bambini organizziamo giochi, compiti scolastici, attività e iniziative. Con la motivazione di farli divertire, distrarli, individuare quali sono i loro desideri e stimolarne lo sviluppo – spiega Alessandra, che ha alle spalle una qualifica da operatore in attività socio – sanitarie ed esperienza di clown dottore -.

“I bambini danno l’impressione di patire lo spaesamento post sismico meno degli adulti. Dalla loro hanno la spensieratezza, l’incoscienza. Poi però, avvicinandoli, ci si rende conto che fanno i conti con paure e traumi meno metabolizzati, più nascosti. Che magari non comunicano, ma che vengono fuori quando il ricordo del sisma ha modo di riaffacciarsi”, spiega l’operatrice.

La vita del terremoto è complessa: c’è lo stress e la preoccupazione di una quotidianità che è cambiata e non si sa che direzione prenderà. La vecchia casa non c’è più. Ora il presente è la precarietà dei villaggi Sae o degli alloggi in affitto con i contributi emergenziali. Quelle che erano le dinamiche aggregative ed educative di una volta sono saltate. Vanno ricostruite.

Alessandra oggi lavora a progetti di doposcuola che danno slancio a un nuovo senso di comunità. Si tengono due giorni a settimana e sono una risposta alla atmosfera di silenzio e abbandono che grava su quei bellissimi paesi dei Sibillini. “Io stessa dopo il terremoto non ho avuto più i coraggio di tornare in posti come Visso o Pieve Torina. La visione delle case crollate mi ha sempre straziata, immersa come sono nella dimensione post sismica di Camerino” racconta.

“Ora grazie al nuovo lavoro da educatrice con Resiliamoci mi ritroverò in quei luoghi, starò fianco dei bambini che sono rimasti lì a vivere. Insieme, attraverso giochi e attività educative pomeridiane, usciremo dall’isolamento che il terremoto rischia di scavare attorno a noi e ricostruiremo quella che è la nostra comunità”.

(Articolo pubblicato da CSVnet, il 1 aprile 2019)

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