Fare comunità contro lo spaesamento, per i bambini e le famiglie del sisma.

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A due anni e mezzo dal sisma del Centro Italia la ricostruzione non è ancora partita. Le macerie sono a terra, e le Sae, le soluzioni abitative in emergenza, le cosiddette “casette”, mostrano già limiti strutturali gravi, fra deperibilità e infiltrazioni.

In questo orizzonte, bambini e minorenni sfollati, o che abitano nell’area e risentono dei problemi, vivono uno stato di difficoltà e stress particolarmente acuto. Il futuro è incerto, anzi appare addirittura bloccato, la comunità è stata messa a durissima prova, tutto è cambiato dopo il terremoto, virando verso abbandono e spopolamento.

L’area interna dei Monti Sibillini era già bassamente popolata e priva di servizi. La devastazione sismica, a cui non sta seguendo ricostruzione, ha fiaccato ancora i già fragili equilibri.

Assistiamo a un crescente spopolamento. Il rapporto nascite – decessi è di uno a tre. Solo nei 34 comuni che fanno parte degli Ambiti Territoriali Social 16-17 e 18, coordinati da chi scrive, il calo demografico è stato di oltre 3mila persone. Moltissime poi hanno mantenuto la residenza, ma sono andate a vivere altrove. È difficile anche monitorare i flussi demografici dell’area, mancano studi e strumenti appropriati per farlo e tutto resta avvolto nell’indeterminatezza.

Nel cuore dell’area terremotata è davvero difficile avviare progetti sociali, non c’è sufficiente massa numerica di utenti per attivare i servizi pubblici. Nelle nuove scuole, realizzate grazie alle donazioni, sono state organizzate pluriclassi, cioè classi che raggruppano più età di alunni. Chi è rimasto sta patendo una pesante dimensione di abbandono.

Via via che ci si allontana dalla zona dell’epicentro, il quadro per fortuna si fa meno cupo. Il numero degli sfollati diminuisce. È intorno al 73% nell’ambito di Camerino che comprende anche Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera, Pieve Torina, scende al 17% presso San Severino e Matelica, e al 15% a San Ginesio e Tolentino. Qui la comunità non è stata lacerata dallo spopolamento, la situazione sociale ha retto di più, le relazioni sono rimaste solide e hanno fatto da rete, ma i minori, in ogni caso, sono ovunque ancora spaventati.

Sia per il trauma del terremoto, sia per la paura verso il futuro. Intorno a loro vedono forti cambiamenti abitativi e sociali, e un diffuso stato di precarietà. “Resiliamoci” porta, in questa area, una offerta educativa rivolta a 1500 minori, alle loro famiglie ed educatori. Il progetto ha come capofila la cooperativa sociale “Opera”, affiancata dai partner “Cooss Marche” e “Csv Marche”.

La rete dei quaranta enti coinvolti sta lavorando a un diffuso circuito di attività di sostegno educativo ai minori, alle famiglie, e alle comunità tutte. Si stanno creando in modo capillare occasioni di aggregazione, per dare maggiore slancio alla vita comunitaria e a tutte le sue energie rivitalizzanti, che producono lo scatto della resilienza, verso una ricostruzione che diventa anche opportunità di rinascita.

Testo a cura di Valerio Valeriani, Psicologo Psicoterapeuta. Coordinatore di tre degli enti coinvolti nel progetto Resiliamoci- Ambiti Territoriali Sociali 16 San Ginesio,17 San Severino M., 18 Camerino

 

Articolo apparso sul Huffpost, l’11/03/2019, con il titolo “A due anni dal sisma del Centro Italia si riparte con Resiliamoci e 1500 bambini”

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