Ad Amandola e Montefortino col doposcuola rinasce la comunità

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In una area dove il sisma è significato anche il crollo, o l’inagibilità, di quelli che erano gli spazi dedicati alla aggregazione, le attività del doposcuola diventano un collante fondamentale per ricreare socialità e dare ai più piccoli nuove possibilità di ricostruirsi una vita comunitaria. Succede ad Amandola e a Montefortino, due cittadine alle pendici dei monti Sibillini, in provincia di Fermo, che si trovano nel cuore del cratere sismico  2016.

Qui l’associazione Il Tarassaco ha dato il via a due giornate di doposcuola alla settimana, il martedì e il giovedì,  in entrambe le località. Con orario dalle 15,30 alle 18,30. C’è l’aiuto nei compiti, si fanno laboratori e giochi di ruolo e creativi, si condivide il momento della merenda. È un servizio rivolto ai bambini delle classi elementari e medie, strutturato da educatori di qualità e supportato da Resiliamoci, progetto selezionato grazie al Fondo per il contrasto della povertà educativa, “Area terremotata”.

Il servizio educativo del doposcuola è stabilmente attivo da febbraio. Ed oltre ad avere un valore didattico, diventa appunto un prezioso momento per ricreare socialità e compagnia, in un’area che patisce molto per lo spopolamento post sismico. Ciò avviene soprattutto nel comune di Montefortino. Nella cittadina, abbarbicata sui Sibillini, il centro è inaccessibile, recintato nella zona rossa. C’è una forte dispersione della comunità. Il doposcuola, in questo quadro, si tiene negli spazi dell’ex farmacia comunale, che è l’unico edificio pubblico ancora funzionante.

Un pupazzo realizzato dai bambini del doposcuola per il carnevale di Amandola, in collaborazione con i ragazzi delle superiori. Gli appuntamenti sono organizzati dalla associazione Il Tarassaco

Ad Amandola invece i bambini si recano nei locali della parrocchia Sant’Ilario e Donato. Qui la cooperativa sociale il Tarassaco ha coinvolto nel progetto i ragazzi delle scuole superiori. Affiancati dagli operatori, gli studenti più grandi fanno da educatori per i più piccoli. Includere la partecipazione degli studenti più maturi significa dare un messaggio: la solidarietà è uno dei valori che sostengono la sopravvivenza del territorio dopo il sisma. Ed essa prende vita anche nei rapporti intergenerazionali. Senza comunità non c’è scambio e non c’è vera educazione. Per questo i doposcuola, oltre alla offerta didattica, sono pensati come momento di aggregazione, conoscenza e scambio. E proprio grazie alla partecipazione degli studenti delle superiori che ha preso vita la festa di carnevale nei locali della parrocchia, un altro momento di festa, aggregazione, serenità e resilienza. In questa ottica, il Tarassaco sta aprendo la partecipazione nei centri ai ragazzi del Servizio civile nazionale.

Si va avanti fino al 9 di giugno. Poi, terminate le lezioni, i doposcuola si trasformeranno centri estivi. Per lavorare alla ricostruzione del senso di comunità pure in estate, col coinvolgimento  dei ragazzi della parrocchia con esperienza di formazione peer to peer. Attraverso lo studio, il gioco e la compagnia.

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